Divieto Ue per termini di carne nei prodotti vegetali: stop
al veggie-burger
Il Parlamento Europeo vieta l’uso di termini come hamburger, bistecca e salsiccia per prodotti vegetali, rafforzando la trasparenza e la tutela dei consumatori. L’emendamento, sostenuto da Coldiretti, governo e produttori italiani, tutela le denominazioni storiche e le tradizioni culinarie, mentre produttori vegetali e ambientalisti temono effetti su innovazione e mercato
Il Parlamento europeo ha approvato un emendamento alla revisione del regolamento Ocm (Organizzazione comune dei mercati) che vieta l’uso di termini come salsiccia, bistecca, burger o escalope per i prodotti di origine vegetale. La decisione modifica l’impostazione precedente della Commissione, che riservava alcune denominazioni specifiche di carne, ma non includeva termini generici o descrittivi. L’obiettivo è garantire trasparenza, proteggere i valori commerciali e informare correttamente i consumatori sulle caratteristiche dei prodotti.
Impatto sul settore agricolo e filiera alimentare
L’emendamento è stato sostenuto da diverse associazioni agricole e organizzazioni di settore, come Farm Europe e Eat Europe, che hanno evidenziato come la misura difenda l’identità dei prodotti carnei e rafforzi la posizione dei produttori agricoli nella filiera alimentare europea. Il provvedimento rappresenta una tutela del mercato, garantendo chiarezza nella distinzione tra alimenti di origine animale e alternative vegetali, e valorizza la reputazione del settore zootecnico europeo.
.Controversie e sfide legali
Il voto ha suscitato critiche da parte delle associazioni vegetariane e vegane e dei network plant-based, tra cui European Vegetarian Union e Plant-based Foods Europe, che temono costi elevati per il rilabeling e un possibile rallentamento dell’innovazione nel settore. La questione legale resta complessa: la Corte di Giustizia dell’Ue aveva stabilito nel 2024 che, senza definizioni legali europee, termini consuetudinari come “steak” o “salsiccia” possono essere utilizzati per prodotti vegetali purché l’etichettatura non sia ingannevole.
Etichetta d’origine e stop al “meat sounding”: accolte le richieste Coldiretti
Il Parlamento Europeo, oltre che contro il fenomeno del meat sounding, ha dato via libera anche a nuove regole sull’etichetta d’origine e sui contratti scritti accogliendo le richieste di Coldiretti. Il voto della plenaria sull’Ocm introduce l’obbligo di considerare i costi di produzione nella fissazione dei prezzi, la preferenza per i prodotti comunitari nelle mense pubbliche e lo stop all’uso di denominazioni come “hamburger” o “bistecca” per prodotti vegetali o sintetici.
«Un passo avanti importante per rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare per il quale ringraziamo tutti gli europarlamentari che hanno sostenuto le proposte che abbiamo avanzato assieme alle altre organizzazioni agricole di Francia, Spagna e Portogallo, a partire dalla relatrice Celine Imart» sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini.
Per l'associazione, la stretta sul meat sounding rappresenta una tutela per i consumatori contro pratiche ingannevoli e un sostegno al settore zootecnico europeo. L’estensione dell’etichetta d’origine a tutti i cibi risponde inoltre alla proposta di legge popolare sostenuta da Coldiretti.
Centinaio: «una vittoria per consumatori e produttori»
«Il voto del Parlamento europeo contro il meat sounding - afferma il vicepresidente del Senato e senatore della Lega, Gian Marco Centinaio - è una vittoria per chi ha sempre chiesto chiarezza sulle etichette dei prodotti alimentari, evitando termini che possono generare confusione nei consumatori. Ora possiamo essere ancora più orgogliosi di aver voluto introdurre già due anni fa questa norma in Italia, con un emendamento a mia prima firma, anticipando la modifica al Regolamento sull’Organizzazione Comune dei Mercati approvata oggi a Strasburgo.
Mi sembra più che giusto che i prodotti che non contengono carne debbano avere nomi diversi da quelli provenienti dalla zootecnia. È una tutela in più per i consumatori e per i produttori. Dispiace che la gran parte della sinistra italiana si rifiuti di comprenderlo e, dopo essersi opposta alla nostra legge, oggi abbia votato contro anche in sede europea, con alcune apprezzabili eccezioni. Aiutare le persone a capire cosa mangiano dovrebbe essere interesse di tutti, senza distinzioni politiche”. Lo afferma il vicepresidente del Senato e senatore della Lega, Gian Marco Centinaio».
Donazzan (FDI-ECR): stop agli hamburger vegetali,
vittoria per gli agricoltori italiani
«Il voto di oggi è una vittoria per il buonsenso e per i nostri agricoltori», commenta Elena Donazzan, europarlamentare di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Commissione Industria del Parlamento europeo, sul divieto di usare termini come hamburger o bistecca per prodotti vegetali.
«Difendiamo le denominazioni DOP e IGP, la trasparenza verso i consumatori e il Made in Italy agroalimentare», aggiunge Donazzan, sottolineando che «il gruppo ECR ha sostenuto un testo equilibrato, che rafforza il potere contrattuale degli agricoltori e lascia margini agli Stati membri per adattare le misure nazionali».
«Particolarmente importanti – conclude – sono le regole sui contratti lungo la filiera e la priorità nei bandi pubblici a prodotti europei, locali e stagionali. Difendere la nostra identità agroalimentare significa rispettare chi lavora e produce qualità vera».
Impatto del divieto “meat sounding”
su carne e prodotti vegetali
La decisione del Parlamento Europeo di vietare l’uso di termini come “hamburger” o “bistecca” per prodotti vegetali ha dunque ricevuto pareri contrastanti. Allevatori, produttori di carne e rivenditori al dettaglio hanno accolto positivamente la misura, così come il governo italiano e Coldiretti, ritenendo che essa contribuisca a proteggere le tradizioni culinarie e le denominazioni storiche, sancendo una distinzione chiara tra alimenti di origine animale e prodotti vegetali.
Dall’altra parte, i produttori di alimenti vegetali e le organizzazioni ambientaliste hanno espresso preoccupazione, temendo possibili limitazioni alla sperimentazione alimentare e alla varietà di scelte per i consumatori. L’approvazione dell’emendamento segna un precedente importante nella regolamentazione alimentare europea, ma resta da vedere come sarà implementato a livello nazionale e quale impatto avrà sul mercato dei prodotti vegetali.
Il dossier passerà ora ai triloghi tra Parlamento, Consiglio e Commissione per definire la versione finale del testo e le modalità di applicazione.
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