Ristorazione collettiva:
11 milioni di italianiconsumano pasti pubblici
Ogni giorno in Italia 11 milioni di persone mangiano grazie ad un servizio pubblico essenziale nelle scuole, nelle mense aziendali e sociali, negli ospedali e nelle comunità. La ristorazione collettiva non è solo un servizio essenziale ma un vettore di senso civico, sviluppo e coesione sociale che unisce impresa, qualità e responsabilità. Il cibo pubblico vuole rivendicare la sua centralità nella costruzione di un welfare moderno, sostenibile e inclusivo.
Convegno Immense 2025: dialogo tra istituzioni e imprese
E' il tema del convegno “Immense 2025” promosso da ANIR Confindustria nel contesto dell’80° anniversario della FAO, svoltosi a Roma a Palazzo Wedekind con l'obiettivo di consolidare il dialogo tra il sistema istituzionale e quello imprenditoriale per la Giornata nazionale del cibo pubblico.
Sono intervenuti Massimo Piacenti (Presidente ANIR Confindustria), Raffaele Nevi (Vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera e Portavoce nazionale del partito), Davide Bergamini (Capogruppo Lega in Commissione Agricoltura alla Camera), Massimo Milani (Segretario della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici), Marco Simiani (Deputato, membro della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici) e Pierangelo Albini (Direttore Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria).
Il cibo pubblico come infrastruttura sociale
«Il cibo pubblico è una infrastruttura della vita civile del Paese e la ristorazione collettiva è il suo strumento più concreto - ha detto Massimo Piacenti illustrando l'impegno dei 5 anni dell'associazione - un nuovo modo di intendere la ristorazione collettiva, come infrastruttura sociale capace di unire impresa, qualità e responsabilità». Il segretario generale Paolo Valente ha invece sottolineato come il cibo pubblico sia il modo di intendere la ristorazione collettiva come servizio essenziale, che unisce capacità produttiva e missione sociale.
Welfare e sviluppo sostenibile
L’evento ha riunito istituzioni, imprese, studiosi e rappresentanti del mondo dei servizi, sviluppando un confronto operativo sui principali temi di attualità, sugli strumenti di valorizzazione del comparto e sulle prospettive di sviluppo.
Due panel tematici hanno dato voce a esperienze e prospettive diverse affrontando il tema come leva di welfare e di sviluppo sostenibile:
Cibo pubblico per un pasto sostenibile e di qualità
Ristorazione collettiva, mercato, regole e opportunità
Al dibattito hanno partecipato anche i rappresentanti del mondo dei servizi confindustriali e l'associazione Donna Donna Onlus.
Dati economici della ristorazione collettiva
Il comparto della ristorazione collettiva fornisce ogni anno circa un miliardo di pasti ed occupa 100.000 addetti, di cui l'81 % donne e con contratti stabili. Il valore economico supera i 5 miliardi di euro, di cui la metà derivante da appalti pubblici.
Vengono rispettati i capitolati pubblici e i criteri ambientali minimi (CAM) sui prodotti bio e locali, il 93% delle mense ha eliminato la plastica monouso e cresce l'attenzione per menu etici, religiosi e salutari. Il prezzo medio di un pasto è di 5,7 euro e non è mancato il confronto sui temi del riequilibrio economico dei contratti pubblici, della revisione prezzi e dell’innovazione industriale.
Collaborazione istituzionale e mercato sostenibile
Esempi concreti di collaborazione istituzionale e dialogo tra imprese, politica e amministrazione sono stati il Tavolo dei Servizi presso il MIT e il contributo dell’Intergruppo Parlamentare dedicato al cibo pubblico e ai servizi collettivi.
«La mensa pubblica di qualità non è una spesa - ha aggiunto Piacenti - ma un investimento nella salute e nella coesione. Serve un mercato regolato, trasparente e sostenibile: la revisione ordinaria e obbligatoria dei prezzi deve diventare un principio strutturale dei contratti pubblici. È indispensabile che sia riconosciuta la specificità della ristorazione collettiva, che i contratti permettano margini equi e che venga istituito un CCNL dedicato, capace di valorizzare le professionalità che operano quotidianamente in questo settore».
Salute, equità e coesione sociale
Affrontato anche il tema della salute a tavola e sul recente ddl sull’obesità, riconosciuta come malattia sociale che grava per oltre 97 miliardi di euro sulle casse sociali, riconoscendo la funzione educativa, sociale e culturale della ristorazione collettiva. Dibattuto anche il tema dell’equità alimentare, della qualità dei servizi e del contrasto alle disuguaglianze territoriali. Attraverso i contributi di istituzioni, esperti e rappresentanti del terzo settore, il panel ha ribadito come il cibo pubblico possa essere uno strumento concreto di coesione e di crescita collettiva.
«Ha una missione sociale che assicura uguaglianza di accesso ai servizi basilari per tutti i cittadini - ha detto Valente - e il suo valore sta proprio in questa natura: è un settore produttivo, complesso, innovativo e sostenibile, che ogni giorno contribuisce alla coesione del Paese, alla salute delle persone e alla dignità del lavoro. È la forma più concreta di solidarietà quotidiana che il sistema pubblico può offrire».
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