venerdì 10 ottobre 2025

Dehors, si va verso il rinvio al 2027

 

Dehors, si va verso 

il rinvio al 2027. 

La Fipe: «Male minore, ma servono certezze»

L’emendamento al ddl sulle attività economiche, ora all’esame del Senato, propone di rinviare a giugno 2027 la scadenza delle regole semplificate per i dehors. Una proroga che permetterebbe a bar e ristoranti di lavorare, ma che continua a rimandare (ormai dal 2020) la costruzione di un quadro nazionale chiaro e condiviso

di Nicholas Reitano
Redattore

Dehors, si va verso il rinvio al 2027. La Fipe: «Male minore, ma servono certezze»

Lpatata bollente dei dehors continua a restare sul tavolo della politica. Il governo Meloni, dopo Draghi e prima ancora Conte, ha scelto infatti di rinviare ancora una volta la questioneprorogando (è attesa solo l’ufficialità) il regolamento che consente a bar e ristoranti di occupare il suolo pubblico con tavolini e sedie all’aperto. Una scelta che da un lato incontra il favore della Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, perché consente ai locali di lavorare (sopravvivere, aggiungiamo noi), ma che dall’altro conferma la mancanza di un quadro nazionale chiaro e condiviso.

L’ultima proroga e l’occasione mancata

L’ultima proroga, ricordiamo, approvata a fine 2024 con il ddl Concorrenzasembrava aver fissato un punto fermoregole semplificate valide fino al dicembre 2025con dodici mesi di tempo al governo per scrivere una riforma organica dei dehors. Un passaggio che avrebbe dovuto chiudere la stagione dei rinnovi annuali e portare a un riordino definitivo. La scadenza era sì posticipatama vincolata all’entrata in vigore della nuova disciplina entro fine anno.

Dehors, si va verso il rinvio al 2027. La Fipe: «Male minore, ma servono certezze»

Dehors, si va verso un’altra proroga (al 2027)

Martedì 16 settembre, invece, un emendamento del relatore Costanzo Della Porta (di Fratelli d'Italia) al ddl sulla semplificazione delle attività economiche in discussione al Senato ha ribaltato la situazionela proposta è di spostare il termine al 30 giugno 2027 (praticamente agli sgoccioli del mandato Meloni). Di fatto, se l’emendamento resterà nel testo e il ddl verrà approvatol’esecutivo guadagna un anno e mezzo di temporinviando ancora l’approdo a una legge quadro. Ufficialmente, la proroga serve a dare margini di manovranei fattitoglie la pressione immediata di un provvedimento che divide (e non poco).

Ipotesi accantonate, la proroga congela tutto

Rischiano così di essere smentite le indiscrezioni che parlavano di una bozza già pronta per il Consiglio dei ministri, e che nei giorni scorsi avevano agitato il comparto. Quelle stesse bozze, rimaste allo stadio di ipotesi, delineavano uno schema a doppio binarionei centri storici o accanto a monumenti il via libera sarebbe passato dalle soprintendenze, chiamate a valutare decoro, materiali e tutela della visuale, mentre per tutti gli altri locali sarebbe bastata la concessione comunale con il pagamento del canone.

La lista dei locali vincolati al parere delle soprintendenze sarebbe stata poi limitata agli esercizi «strettamente prospicienti» a monumenti nazionalichiesefontanecolonne commemorative o statue «di valore identitario eccezionale e rappresentativo dei luoghi». Una definizione che in Italia rischiava comunque di riguardare moltissime situazioni. Nelle ipotesi circolate era previsto anche un periodo transitorioin caso di diniegogli esercenti avrebbero avuto 180 giorni di tempo per smontare tavolini e pedane, che sarebbero a quel punto diventati abusivi.

Il punto di vista dei ristoratori

Soddisfatta della possibile proroga, come detto, la Fipe, che la accoglierebbe come una boccata d’ossigeno: «Una proroga consentirebbe a impreseamministrazioni e politica di comprendere che i dehors non sono corpi estraneima parte integrante dell’arredo urbano - commenta a Italia a Tavola il vicepresidente vicario, Aldo Cursano. Sono spazi che illuminano, che si identificano facilmente, che diventano presidio sociale e contribuiscono alla sicurezza. Negarli metterebbe in difficoltà le aziendeBasta ricordare che negli ultimi dieci anni abbiamo perso più di 25mila barSe non troviamo strumenti per mantenere vive queste attivitàrischiamo di avere città buiecon serrande abbassate e spazio alla criminalità. Noi invece abbiamo bisogno di lucedi vissuto e di sostegno, non di ostacoli».

Dehors, si va verso il rinvio al 2027. La Fipe: «Male minore, ma servono certezze»

Aldo Cursano, vicepresidente vicario della Fipe

Cursano non nasconde, però, che la soluzione migliore sarebbe stata una legge quadro nazionalecapace di dare uniformità e certezze: «Poi è verouna legge quadro nazionale sarebbe stata la soluzione migliore. Avrebbe dato regole uniformi e un riferimento chiaro per le amministrazioni locali. Invece, oggi ci sono ancora opinioni contrastanti tra governo e comuni. A mio avviso, prorogare è il male minorenon risolve il problemama ci concederebbe un anno di respiro ed eviterebbe danni peggiori. Certo, io avrei preferito che già dal 2023 ci fosse stato un quadro normativo chiaroin modo da dare certezze agli imprenditoripermettere pianificazione e sostenibilità. Ma senza una linea condivisameglio prendere tempo che rischiare scelte penalizzanti».

.Un tema che la politica rinvia da anni

Come evidenziato in apertura, dal 2020, con Conte prima, Draghi poi e ora Meloni, la questione dei dehors è sempre stata rinviatainizialmente per l’emergenza sanitariaquindi per mancanza di una sintesi politica: «Ripeto: è un tema che divideun po’ come quello dei balneari - osserva Cursano. I governi tendono a rinviare, lasciando ai comuni la gestione. Va chiarito però che non siamo in un “far west”: i comuni hanno regolamenti e hanno già tolto le deroghe straordinarie della pandemia. A Firenze, ad esempio, gli spazi concessi in deroga sono stati eliminati già dal 2023. Il punto è un altromanca una norma quadro nazionale che uniformi i principiOggi ogni città va per conto suo: Roma decide in un modo, Firenze in un altro, Venezia in un altro ancora. Serve invece una legge nazionale che stabilisca criteri chiari, lasciando ai comuni la gestione operativa»...

Dehors, si va verso il rinvio al 2027. La Fipe: «Male minore, ma servono certezze»

La questione dei dehors va avanti dal 2020

Il nodo, dunque, resta quello di un quadro nazionale che tolga discrezionalità e incertezze: «Una legge quadro permetterebbe di togliere discrezionalità e incertezzeSe ci sono le condizioni di sicurezzal’autorizzazione deve essere concessa in automaticoOggi, invece, molti comuni applicano criteri restrittivi pre-pandemianonostante il governo abbia dato via libera a un approccio più flessibile. Penso che laddove ci siano le condizioni - sicurezza stradale, spazi adeguati, rispetto delle norme - i dehors vadano incoraggiati perché portano investimentilavoro e presidio sociale. Non è solo nell’interesse dei baristi, ma delle città: più luce, più socialità, più sicurezza».

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