Ivini laziali sono sempre più sinonimo di qualità, innovazione e radicamento nel territorio, e la Regione Lazio e l'Arsial (Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio) sono impegnati a costruire un modello di sviluppo sostenibile che valorizzi i vitigni locali, generi nuove opportunità per le imprese laziali e guardi con attenzione ai cambiamenti climatici.
Il convegno “Il Lazio del vino che verrà”
La nuova viticoltura sostenibile del Lazio, tra ricerca, territorio e innovazione, è stato il tema del convegno “Il Lazio del vino che verrà” svoltosi ad Ariccia (Rm) nell’Azienda dimostrativa sperimentale di Velletri, dove negli ultimi due anni sono stati avviati 19 progetti sperimentali, con oltre 50 varietà di vite in studio fra autoctone e resistenti. Sul progetto, che ha visto la collaborazione attiva del Crea, del Cnr, dell'Università della Tuscia e di Tor Vergata, sono intervenuti il presidente Arsial Massimiliano Raffa, Giancarlo Righini, assessore Agricoltura della Regione Lazio, e il presidente del Crea Andrea Rocchi.
A precedere l'incontro, che ha riunito esperti, enologi, produttori e rappresentanti dei consorzi, è stata una masterclass che ha portato in degustazione vini sperimentali ottenuti dai progetti Arsial da vitigni autoctoni (Reale Bianca, Pampanaro, Maturano Nero, Uva Giulia) e da vitigni resistenti (Soreli, Merlot Kanthus). Frutto di microvinificazioni e sperimentazioni in campo, i vini degustati hanno raccontato la nuova frontiera della viticoltura laziale: unire innovazione e identità per ottenere vini di alta qualità e a basso impatto ambientale.
Identità, biodiversità e mercato
Dopo una visita ai vigneti, una tavola rotonda moderata dal giornalista Rocco Tolfa ha affrontato il tema di un ulteriore posizionamento dei vini laziali sul mercato, al pari di altre affermate etichette regionali, sulle opportunità offerte dall'eccezionale biodiversità dei vitigni autoctoni e dalle loro potenzialità espressive, favorite dalle generali buone condizioni pedoclimatiche. Sulle caratteristiche varietali come risorsa per una produzione vinicola d'eccellenza si sono espressi tre affermati enologi: Pier Paolo Chiasso, direttore di Chiasso Cotarella Consulenze, Vincenzo Mercurio e Angelo Giovannini, tutti con consolidate esperienze in ambito regionale.
«L’agricoltura del Lazio sta vivendo una fase di profondo rinnovamento - ha sottolineato Righini - soprattutto nella viticoltura, che è uno dei comparti più rappresentativi della nostra identità territoriale e culturale, e investire in ricerca e innovazione significa proteggerne il futuro. Questa azienda di Velletri è un esempio virtuoso di come la sperimentazione possa tradursi in opportunità concrete per la filiera: qui si sviluppano soluzioni che rendono la nostra viticoltura più resiliente, competitiva e attenta all’ambiente. Ma per rafforzare la consapevolezza del valore è necessario creare nuove connessioni tra il mondo scientifico, i produttori e le istituzioni».
«Questo appuntamento rappresenta la sintesi del lavoro che Arsial sta portando avanti per sostenere la filiera vitivinicola del Lazio - ha aggiunto il presidente Raffa - accompagnando le imprese verso modelli produttivi sostenibili. La viticoltura laziale è un comparto in salute, con 18mila ettari vitati, circa 450 cantine attive e un valore economico del vino a denominazione che supera i 60 milioni di euro. Numeri che testimoniano la forza del sistema orientato alla qualità e alle produzioni di eccellenza».
L’Azienda sperimentale di Velletri, laboratorio a cielo aperto
L’Azienda sperimentale di Velletri vuole essere un laboratorio a cielo aperto, sempre più un luogo di incontro per studenti, tecnici ed enologi, capace di generare competenze e trasferire valore alle imprese. Ma si punta anche ai mercati globali e alla formazione delle nuove generazioni di produttori. La struttura, polo di eccellenza per la sperimentazione vitivinicola, si estende per circa 4,5 ettari su una proprietà del Crea ed è aperta anche al pubblico. Sono state impiantate 130 varietà di vitigni, fra varietà autoctone e resistenti sia da vino che da tavola, e sono continue le sperimentazioni con tecniche avanzate sulle risposte delle viti alle malattie fungine come oidio e peronospora, alla siccità e alle criticità ambientali.
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