Contratti pirata,
mina vagante
per turismo
e ristorazione:
anche Mattarella
scende in campo
Il presidente Mattarella ha denunciato le crescenti disuguaglianze salariali e la diffusione dei contratti pirata nel comparto turistico, evidenziando come il dumping contrattuale riduca i diritti dei lavoratori, generi concorrenza sleale e penalizzi imprese virtuose. La Fipe propone strumenti pratici per contrastare queste pratiche e tutelare salari, dignità e professionalità
Nel cuore della stagione turistica italiana si combatte una guerra silenziosa, ma devastante: quella dei contratti pirata. Accordi collettivi firmati da sigle sindacali e aziendali poco rappresentative, che consentono di pagare salari più bassi, ridurre tutele e creare concorrenza sleale. Per anni il tema è rimasto confinato a tavoli tecnici e note sindacali. Ora, però, dopo le denunce più volte segnalate dalla Fipe e da Italia a Tavola la bomba è esplosa in pubblico: a denunciarlo è stato direttamente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Durante la cerimonia di consegna delle Stelle al Merito del Lavoro 2025, Mattarella ha lanciato un monito pesante come un macigno: «Difendere l’unità del lavoro significa difendere salari, diritti e coesione sociale». Una frase che segna un cambio di passo e che ha trovato eco immediata tra le principali organizzazioni imprenditoriali e sindacali, da Carlo Sangalli (Confcommercio) alla Fipe-Confcommercio, da tempo in prima linea su questo fronte.
Dumping contrattuale: la concorrenza sleale che corrode il sistema
La fotografia tracciata dal Capo dello Stato è impietosa. Secondo i dati citati, al CNEL risultano oltre mille contratti collettivi nazionali, di cui circa 250 nei settori del turismo e del terziario. Una giungla normativa che apre la porta a pratiche distorsive: molte di queste intese sono siglate da soggetti scarsamente rappresentativi e applicano condizioni economiche e normative inferiori rispetto al contratto di riferimento.
Dietro formule apparentemente legittime si nasconde un meccanismo che erode i salari, indebolisce la forza contrattuale dei lavoratori e crea squilibri competitivi tra imprese. Chi risparmia sul costo del lavoro grazie a un contratto pirata non fa efficienza: bara, e così scarica il costo sulla pelle di chi rispetta le regole.
La denuncia del Quirinale: non è un tema tecnico, è una questione di giustizia
Nel suo intervento, Mattarella ha messo a fuoco un nodo cruciale: dal 2014 al 2024 la quota di reddito da lavoro sul Pil mondiale è diminuita, mentre sono aumentati i guadagni di azionisti e top manager. In Italia, la ripresa post-pandemia non si è tradotta in salari reali più alti, mentre la forbice tra chi produce ricchezza e chi la incassa si è allargata.
«Sono le entrate fiscali di lavoratori e pensionati a sostenere lo Stato - ha ricordato - e per questo serve una politica di lungo periodo che valorizzi il lavoro come strumento di giustizia sociale». Non un discorso astratto, ma un messaggio diretto a chi oggi usa i contratti pirata come leva per comprimere il costo del personale e restare competitivo sul mercato.
Fipe e il fronte delle imprese che non vogliono giocare sporco
Il richiamo del Quirinale ha acceso la miccia e ha trovato immediata sponda nella voce di Carlo Sangalli: «Bene il richiamo del Presidente sulle conseguenze del dumping contrattuale. È un fenomeno che danneggia imprese e lavoratori, soprattutto nel Mezzogiorno. Senza salari dignitosi e contratti rappresentativi non c’è crescita né coesione sociale».
Una posizione condivisa dalla Fipe-Confcommercio, che da tempo denuncia la proliferazione dei contratti pirata e le loro conseguenze sulla filiera della ristorazione e dell’ospitalità. Secondo un’indagine della Federazione, il 92% delle imprese del settore applica il Ccnl Fipe, ma cresce la pressione di chi sceglie scorciatoie contrattuali.
Per contrastare il fenomeno, la Federazione - insieme ad Adapt e all’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo - ha pubblicato la seconda edizione del Manuale sul dumping contrattuale, un vademecum operativo per riconoscere e prevenire l’uso di contratti illegittimi. Uno strumento concreto che offre alle imprese virtuose armi per difendersi.
«Una teoria della sottrazione»: l’allarme della Fipe
Il presidente Fipe Lino Stoppani ha denunciato con parole dure l’espansione di queste pratiche, parlando di «una vera e propria teoria della sottrazione», che riduce tutele, abbatte i salari e destabilizza il mercato del lavoro.
Sulla stessa linea il vicepresidente Riccardo Orlandi, che ha invocato più vigilanza, ispezioni e informazione, ricordando che le recenti pronunce della Corte di Cassazione e gli interventi dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro consentono di sanzionare chi adotta contratti illegittimi e recuperare retribuzioni e contributi non versati.
La Fipe punta a riaffermare un principio chiaro: un contratto collettivo non vale solo per essere firmato, ma per chi lo firma. La rappresentatività è la barriera minima per evitare che il dumping diventi il modello dominante.
Una sfida che riguarda il futuro del turismo
Il dumping contrattuale non è un “problema tecnico”: è un attacco diretto alla sostenibilità economica e sociale dell’intero comparto turistico e della ristorazione. Non si tratta solo di tutele dei lavoratori - che pure sono centrali - ma della qualità e competitività del sistema Paese.
Se a vincere saranno i contratti pirata, a perdere non saranno solo i camerieri e i cuochi, ma anche gli imprenditori onesti e il valore stesso dell’accoglienza italiana. L’intervento di Mattarella rappresenta un segnale politico forte: la legalità contrattuale non è negoziabile.
La sfida ora passa alla politica, agli organi di vigilanza e alle associazioni di categoria: garantire un mercato del lavoro pulito, trasparente e competitivo. Perché senza lavoro dignitoso non c’è turismo di qualità.
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