Al bando post
su prodotti
dimagranti
Instagram e Facebook oscurano le pubblicità di diete miracolose e chirurgia estetica per gli under 18. Ma solo dopo segnalazioni degli utenti...
Dite addio alle diete che promettono risultati miracolosi in tempi brevi: il social network Instagram
ha annunciato che oscurerà i post e le pubblicità che mostrano prodotti per la perdita di peso o
interventi di chirurgia estetica dai profili degli utenti al di sotto dei 18 anni. In alcuni casi questi
contenuti saranno direttamente rimossi dalla piattaforma, “se le soluzioni vengono promosse come
prodigiose o sono collegate a offerte commerciali, ad esempio con un codice sconto”. La modifica,
che riguarda anche gli influencer impegnati in collaborazioni commerciali, sarà valida anche per
Facebook, proprietario del social network basato sulla fotografia. Instagram ha ricordato che le
linee guida sulla pubblicità non hanno mai incluso questo genere di prodotti e che la decisione, che
riguarda anche la chirurgia estetica, è stata necessaria per rispondere al crescente peso degli
influencer e delle celebrità nella promozione commerciale e per l’impatto che il bombardamento
continuo di post promozionali di pasti sostitutivi, tè detox e regimi dietetici può avere sulla salute
degli utenti, soprattutto dei più giovani.
POLITICHE RESPONSABILI
La responsabile delle policy verso il pubblico di Instagram, Emma Collins, ha dichiarato:
“Vogliamo che Instagram sia un posto positivo per tutti e questa linea dura contro i prodotti
dimagranti fa parte del nostro continuo lavoro per ridurre la pressione che le persone a volte sentono
usando i social media, esercitata in parte dall’industria cosmetica e dietetica”. Una richiesta di
rimozione per questo tipo di annunci era arrivato a febbraio da parte di Stephen Powis, direttore
medico del National Health Service England. In quell’occasione, Powis affermava che le pubblicità
di prodotti per la perdita di peso avevano un effetto dannoso sulla salute fisica e mentale dei
giovani. Secondo le nuove regole, i post – stories comprese – che pubblicizzano prodotti
dimagranti, se includono codici sconto e incentivi all’acquisto, o ne indicano il prezzo, non saranno
più mostrati agli utenti di età inferiore ai 18 anni. Inoltre, tutti i post che fanno affermazioni
miracolose o esagerate sulle proprietà dei prodotti dietetici sponsorizzati saranno rimossi da
Instagram e Facebook, ma solo quando contengono link o codici sconto per l’acquisto. La decisione
di Facebook e Instagram è sicuramente un passo avanti, ma l’applicazione delle nuove regole
sembra avere dei limiti importanti. Come riporta il sito Mashable, i due social rimuoveranno i post
che infrangono le nuove regole solo dopo aver ricevuto segnalazioni da parte degli utenti. Quindi
dopo che potenzialmente migliaia o, nel caso di certi influencer, centinaia di migliaia di persone
saranno già state esposte a questi contenuti sponsorizzati. Adolescenti inclusi.
Contenuti diffamanti e illeciti? L’Ue impone alla rete l’obbligo della rimozione
La Corte di Giustizia europea ha stabilito che i singoli Paesi possono costringere i social network a
eliminare anche commenti e post identici o equivalenti a un contenuto già giudicato illegale Dura
la reazione di Facebook
Un qualsiasi Stato membro dell’Ue potrà imporre a Facebook o piattaforme analoghe di eliminare
contenuti identici o equivalenti a quelli già dichiarati illegali e limitarne l’accesso a livello
mondiale: è quanto stabilito lo scorso 3 ottobre dalla Corte di Giustizia europea. Questo vuol dire
che il tribunale di un qualsiasi Paese non solo potrà chiedere ai social network di intervenire su
singoli post, foto o video ma potrà farlo anche per quelli identici o che giudica simili, chiedendo che
la rimozione coinvolga tutto il mondo e non solo l’Europa, dove la sentenza è stata emessa. Il caso è
arrivato in Lussemburgo dopo che i giudici austriaci avevano chiesto a Facebook di bloccare
l’accesso ad un contenuto corredato da un commento ritenuto diffamatorio ai danni dell’allora
deputata alla Camera dei rappresentati del Parlamento austriaco e presidente dei Verdi Eva
Glawischnig-Piesczek. Dura la reazione di Facebook, secondo cui “questa sentenza solleva
interrogativi importanti sulla libertà di espressione e sul ruolo che le aziende del web dovrebbero
svolgere nel monitorare, interpretare e rimuovere contenuti che potrebbero essere illegali in un
determinato Paese”. Per il social network i suoi standard sono sufficienti per stabilire quello che le
persone “possono e non possono condividere sulla nostra piattaforma e un processo in atto per
limitare i contenuti che violano le leggi locali. Questa sentenza si spinge ben oltre, mina il
consolidato principio secondo cui un Paese non ha il diritto di imporre le proprie leggi sulla libertà
di parola ad un altro Paese. Inoltre, apre la porta ad obblighi imposti alle aziende del web di
monitorare proattivamente i contenuti per poi interpretare se sono ‘equivalenti’ a contenuti ritenuti
illegali”. Facebook centra poi uno dei punti più delicati: “Per ottenere questo diritto i tribunali
nazionali dovranno prevedere definizioni molto chiare su cosa significhino ‘identico’ ed
‘equivalente’ concretamente. Speriamo che i tribunali adottino un approccio proporzionato e
misurato, per evitare di limitare la libertà di espressione”. Se la decisione da un lato è stata
interpretata come un importante passo avanti contro la diffusione dell’odio online, dall’altro è stata
vista come una limitazione alla libertà di espressione, oltre al fatto che impone a Facebook un
controllo ancora più stringente sui contenuti pubblicati sulla piattaforma attraverso algoritmi sempre
più severi. Il rischio è che molti contenuti non offensivi o illeciti, come nel caso di commenti di
satira o ironici, vengano comunque rimossi.
Panorama Edit
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