martedì 15 giugno 2021

Alpitour scommette su Ca' di Dio. A Venezia l'hotel firmato Urquiola

 

Alpitour scommette 

su Ca' di Dio. 

A Venezia l'hotel 

firmato Urquiola

La designer e architetta spagnola Patricia Urquiola ha curato la ristrutturazione e la conversione ad albergo


di uno storico palazzo veneziano. Offerta iper-personalizzata con 57 junior suite su 66 camere totali

L'essenza di Venezia in un hotel: il progetto del Ca' di Dio
Unuovo hotel a cinque stelle affacciato sulla Laguna di Venezia come simbolo della ripartenza del turismo, nella città forse più famosa al mondo. Alpitour, nonostante i mesi difficili della pandemia, ha continuato a investire sul progetto del Ca’ di Dio, albergo che farà parte della collezione “V Retreats” di VOIhotels, il brand di lusso del gruppo. A curare il progetto di ristrutturazione di una dimora storica di prim’ordine, l’architetto e designer Patricia Urquiola.

Rigore strutturale e raffinatezza veneziana, i due poli del progetto

«Il punto iniziale della progettazione - ha detto Urquiola ad Askanews - è stato quello di unire e fare convergere le due anime di Ca’ di Dio: da una parte il rigore della struttura iniziale, che è richiesto esplicitamente a Jacopo Sansovino nella progettazione dell’intervento cinquecentesco. E dall’altro la raffinatezza di una casa veneziana, con l’attenzione al dettaglio che richiede un hotel a cinque stelle».

Stop al "lusso", ora i clienti cercano l'iper-personalizzazione

Proprio l’idea di ricostruire una dimora veneziana è uno dei cardini dell’intero progetto. E farlo sulla Riva degli Schiavoni assume un senso particolare, anche alla luce dell’idea di lusso che si vuole veicolare: «Non vorrei più usare la parola luxury che vuol dire tutto e niente. Invece l’iper-personalizzazione è secondo me quello che vogliono oggi i nostri ospiti. Se riusciamo a portare l’iper-personalizzazione all’interno di Venezia e l’idea di "Venessentia" diventa il motore del rilancio del turismo in città, posso dire solo grazie», ha affermato Christophe Mercier, direttore del Ca’ di Dio.

Un hotel da 66 camere, di cui 57 junior suite

L’hotel prevede 66 camere, di cui ben 57 sono junior suite, due ristoranti, una spa, due altane e due giardini privati, anche questi ultimi profondamente legati alle case veneziane tradizionali. Le cui atmosfere vengono ricreate pure ricorrendo ai materiali e agli artigiani locali. «Una squadra di artigiani incredibili - ha detto Mercier - ha saputo creare una visione molto particolare. Dal terrazzo veneziano alla scelta molto particolare di tutti i marmi, dal lavoro sull’intonaco, con il rifacimento di tutta la facciata, fino all’altana: questo è stato veramente cruciale. Dopodiché, naturalmente, si deve riportare questa sensazione di una casa veneziana: Ca’ di Dio è una casa veneziana».

Non poteva mancare il vetro di Murano

E tra i materiali non poteva mancare il vetro di Murano, prodotto dai maestri vetrai nella storica LP Glass Factory di Giancarlo Signoretto, per il vasellame, ma anche per i complementi d’arredo e per uno dei pezzi forti dell’hotel. «Al centro della stanza - ha spiegato Urquiola - abbiamo voluto un lampadario contemporaneo che nasce un po’ da un incrocio tra tre tipologie di vetro di Murano che galleggiano nello spazio. Abbiamo bisogno di captare con la nostra sensibilità cose delle quali magari non ci rendiamo neanche conto». IaT

(Askanews)

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