Guerra russo-ucraina: dopo il Covid,
per enogastronomia
e turismo
è di nuovo crisi?
I prezzi di grano e gas, già alle stelle dopo settimane di tensione, sono definitivamente esplosi nelle ultime ventiquattro ore, in seguito all'invasione ordinata da Vladimir Putin. Le conseguenze, nel caso il conflitto dovesse protrarsi nel tempo, potrebbero essere pesanti per l'intera economia del Vecchio Continente, Italia compresa, già duramente colpita da due anni di pandemia
Dopo settimane di minacce e tensione, la guerra è diventata realtà: la Russia ha invaso l'Ucraina. Un conflitto alle porte dell'Europa che non rischia soltanto di essere sanguinoso a livello di vite umane ma che potrebbe anche sconvolgere gli equilibri economici di tutto il Vecchio Continente, resi già fragili da due anni di pandemia, con conseguenze inimmaginabili anche per l'Italia. I risultati di questa situazione si sono infatti già visti negli ultimi giorni e si sono ulteriormente acuiti nel giro di ventiquattro ore. Due i temi principali, dai quali si diramano poi criticità che vanno a colpire numerosi settori: il gas e il grano.
Guerra tra Russia e Ucraina: il gas è alle stelle
Le tensioni tra Russia e Ucraina, già prima dell'esplosione del conflitto bellico, stavano giocando un ruolo importante nella questione legata al caro energia. L'Europa acquista infatti dalla Russia circa il 40% del suo gas e di questo il 22% transita proprio per l'Ucraina. Così, i già alti prezzi del gas, sono volati alle stelle nel giro di ventiquattro ore (+30%). Ad Amsterdam si è arrivati a 116 euro al megawattora quando due giorni fa se ne pagavano 83,5. L'Unione europea è al lavoro da settimane per cercare una soluzione alternativa che al momento non sembra però esserci.
Ucraina granaio d'Europa: la crisi colpisce l'Italia
C'è il gas tra i temi caldi, ma ci sono anche grano e mais. L'Ucraina ha infatti un ruolo importante anche sul fronte agricolo, con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l'alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo), mentre la Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale. Sempre l’Ucraina, dopo l’Ungheria, è il secondo Paese fornitore di mais (con una quota pari al 20%), utilizzato in prevalenza dalle aziende agricole italiane per l’alimentazione degli animali. Complessivamente il nostro Paese al momento si trova al decimo posto in Europa per scambi alimentari con l’Ucraina, per un fatturato complessivo di 496 milioni di euro, pari al 3% dell’export agroalimentare ucraino. Fra i prodotti alimentari che l’Italia acquista dall’Ucraina, oltre al mais, ci sono gli oli grezzi di girasole e frumento tenero.
Complessivamente le esportazioni agroalimentari dell’Ucraina verso la Ue-27 sono state pari a 5,4 miliardi di euro nel 2020, facendo del mercato comunitario, con una quota del 28%, una delle principali destinazioni delle derrate provenienti da Kiev.
Il conflitto cambierà quindi le carte in tavola e gli effetti si sono già visti, almeno per quanto riguarda i prezzi: stamattina alla borsa delle derrate agricole di Parigi (Matif) il grano tenero ha fatto segnare un aumento del 16%. Stesso discorso per il mais, che è salito invece del 12%.
Tutti i possibili effetti sul mercato
L'aumento del prezzo di grano e mais avrà nel breve periodo un impatto notevole su molti altri prodotti sugli scaffali italiani. Aumenteranno i prezzi della carne e del latte, ma non solo. I consumatori devono prepararsi a una nuova ondata di aumenti di prodotti come pasta, farine, pane e dolci. Un quadro preoccupante se si pensa che tutti gli alimenti citati rappresentano alimenti base e i rincari andranno a pesare anche sulle famiglie con i redditi più bassi.
Il boom dei fertilizzanti
Forti rincari potrebbero prodursi anche sui fertilizzanti prodotti dal gas naturale, dei quali la Russia è oligopolista e che quest’anno sono già aumentati fino a un più 160%. Anche questi fattori incideranno sugli alimenti di base, a partire dal grano duro con il quale si fa la pasta.
A rischio l'export: il caso dell'Asti
Il conflitto bellico si sta allungando come una scure anche sull'export italiano, che potrebbe subire un duro colpo nel caso in cui la guerra dovesse protrarsi nel tempo. Un caso emblematico è quello dell'Asti Docg. Per il vino piemontese, la Russia rappresenta il 25% dell'export, con 12 milioni di bottiglie l'anno. Nel 2020 l'Italia ha esportato in Russia vino per un valore complessivo di 297 milioni di euro, di cui 116 milioni di spumante.
L'impatto sul turismo
Il turismo russo rappresenta una fetta importante delle presenze in Italia, soprattutto in regioni come Toscana e Sardegna. La guerra potrebbe avere effetti pesanti anche in questo settore: si parla di 1,7 milioni di arrivi dalla Russia (5,8 milioni di presenze) a rischio. L'evento più vicino in linea temporale è la Pasqua Ortodossa, che cade il 24 aprile. Solitamente genera in Italia 175mila pernottamenti e quasi 20 milioni di ricavi.
La preoccupazione di Confcommercio
«In queste ore drammatiche, vanno anzitutto riaffermate le ragioni della libertà, della democrazia e del diritto internazionale, rinnovando piena solidarietà nei confronti dell’Ucraina - ha sottolineato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli - È il momento della compattezza europea ed atlantica e di un lavoro senza sosta, come ha dichiarato il Presidente Draghi, per la risoluzione di una crisi gravissima e con impatti profondi per cittadini ed imprese in uno scenario già segnato dalla persistenza delle conseguenze della pandemia e dall’impennata dell’inflazione e dei costi energetici».
«A rischio la tenuta del mercato dei cereali»
Sul conflitto e sugli effetti che potrebbe avere sull'economia italiana si è espresso anche il sottosegretario all'Agricoltura Gian Marco Centinaio. «Non è il momento di polemiche strumentali che in queste ore appaiono francamente fuori luogo. Davanti a un quadro grave serve responsabilità e occorre la coesione della maggioranza e del paese. Ferma condanna di ogni aggressione militare. L’auspicio è l’immediato stop alle violenze - ha spiegato - L'Ucraina ha un ruolo molto importante sul fronte agricolo, mentre la Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale. È a rischio la tenuta del mercato dei cereali a livello internazionale. L’invasione russa ha fatto lievitare le quotazioni di grano tenero, mais e soia. E le sanzioni dell’Ue nei confronti di Mosca possono spingere ancora più in alto i prezzi di gas e petrolio, con tutte le conseguenze che derivano dall’aumento del costo dell’energia. Queste sono le cose serie di cui dobbiamo preoccuparci».
Gian Marco CentinaioIAT
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