È sparito il turismo congressuale.
Per marzo senza prenotazione l'80% delle camere in hotel
Nel 2021 chuse 4.116 imprese,il dato peggiore in 5 anni. Assoturismo Confesercenti : servono sostegni, regole chiare e investimenti. Per il presidente Vittorio Messina va promossa meglio la destinazione Italia. Anche la primavera parte in salita: saltano viaggi di lavoro e convegni, e il turismo congressuale si azzera
La primavera non porta ottimismo per il turismo italiano: troppe chiusure, niente aiuti e scomparsa di convegni. Di fatto è sparito il turismo business. E intanto per marzo l’80% delle camere (salvo le località sciistiche) sono senza prenotazione. Dopo due anni di crisi, le imprese del turismo non ce la fanno più. E le chiusure aumentano: nel solo 2021 hanno cessato l’attività 4.116 imprese della ricettività e dei servizi turistici, il dato peggiore degli ultimi cinque anni. Un’accelerazione delle chiusure che non è stata compensata da nuove aperture: in dodici mesi sono nate solo 1.916 nuove imprese turistiche, per un saldo negativo di 2.200 imprese., peggiorando il dato del 2020 (-1.814 imprese).
Per la pandemia chiusure sei volte più del biennio precedente
A lanciare l’allarme è Assoturismo Confesercenti, analizzando i dati di natimortalità della ricettività (alberghi, ostelli, rifugi alpini, affittacamere e case vacanze non occasionali, campeggi) e dei servizi turistici (agenzie di viaggio, tour operator, servizi di biglietteria, guide e accompagnatori turistici). L’analisi fotografa l’impatto della crisi sul turismo, immediatamente riscontrabile nel netto peggioramento dei saldi tra aperture e chiusure di imprese nel biennio del Covid: tra 2020 e 2021 si è registrata una perdita di oltre 4mila attività, oltre sei volte il biennio precedente.
In rosso soprattutto gli alberghi
In termini assoluti, l’emorragia più consistente è quella della ricettività: nel 2021 il saldo tra aperture e chiusure per alberghi e simili è negativo per -1.356 imprese. Ma peggiora anche il bilancio dei servizi turistici, che nel 2021 segna un saldo di -844 imprese: nel 2019, l’anno prima della crisi, il bilancio tra aperture e chiusure era stato di -366. Un crollo dovuto anche all’assenza totale di sostegni per questi comparti nell’anno appena concluso, dopo un primo - e unico - intervento nel 2020.
Alberghi chiusi soprattutto in centro Italia
A soffrire nel 2021 sono soprattutto le regioni del centro, con un saldo negativo di -1.290 imprese. Pesa la crisi di Roma e del Lazio, che tra il crollo del turismo estero e l’azzeramento pressoché totale di quello legato al lavoro e agli eventi, perde oltre mille imprese. Ma segnali di forte sofferenza arrivano anche dal Nord Est (-447 imprese) e dal Nord Ovest (-285). In quest’ultima area, pesa il risultato della Lombardia (-158 imprese), che, come il Lazio, soffre lo stop dell’economia turistica legata a eventi e lavoro. Più resilienti, invece, Sud e Isole, che perdono solo -114 e -64 attività, grazie anche al bilancio stabile tra aperture e chiusure della Sardegna. Ma tra le regioni, l’unica crescita si registra in Valle d’Aosta (+5).
Vittorio Messina lancia l'allarme sul mondo del turismo gravato da troppe chiusureL’assenza di viaggi di lavoro e convegni svuota gli alberghi
«Le analisi confermano una crisi che non dà segni di rallentamento. Le chiusure hanno accelerato anche nel 2021, battendo il già pessimo risultato del 2020 -commenta Vittorio Messina, Presidente nazionale di Assoturismo - anche il 2022 non si è aperto sotto i migliori auspici: la quarta ondata ha cancellato gennaio e febbraio, e la primavera è partita piano: l’80% delle camere disponibili per marzo è ancora senza prenotazione. A pesare, in un mese senza Pasqua, è senz’altro il blocco degli eventi e dei viaggi di lavoro: l’effetto ‘Zoom’ sulla convegnistica è particolarmente evidente nelle grandi città; ma anche la domanda estera è sotto le attese. Servono sostegni più incisivi, o le chiusure accelereranno ancora. Salvate le imprese, dobbiamo lavorare sul riavvio. Chi arriva ultimo alla riapertura ha perso: per questo servono già ora regole chiare sulle modalità della ripartenza della mobilità turistica, a partire da eventuali obblighi, che dovranno essere in linea nei tempi e nei modi con il resto d’Europa. In questo quadro, serve un investimento straordinario nel marketing: dobbiamo promuovere meglio e di più all’estero la destinazione Italia, tra le più desiderate e, in questo momento, sicure del mondo. I nostri competitor lo stanno già facendo». italiaatavola
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