La pandemia ha svuotato i musei. Un termine forte, ma ben calza coi dati pubblicati dall’Istat. Infatti il Covid 19 ha fatto la comparsa in Italia e in tutto il mondo, i musei hanno provato a dare un segnale di speranza e di possibile ripartenza, ma che in quell’anno non c’è stata. La stragrande maggioranza delle strutture (pari al 92%) sono rimaste aperte, anche solo parzialmente, in tutta Italia. Purtroppo, come era del resto preventivabile, c’è stato un brusco arresto, pari al -72% delle presenze rispetto all’anno precedente. Una vera e propria frenata che ha stoppato una tendenza di progressiva crescita che si stava registrando negli ultimi anni. C’è un aspetto comunque positivo che ha generato questa crisi. Le strutture museali hanno, infatti, provato a reinventarsi proponendo nuove modalità di accesso e sfruttando l’online e le tecnologie digitali. Sette musei su 10 hanno promosso modalità di visita online, incrementando le iniziative e i servizi già disponibili durante il periodo pandemico. Per fortuna il 2021 sta già registrando un'inversione di tendenza.
Gli Uffizi di FirenzeMusei: un decimo della cultura si trova nelle grandi città
Secondo l’Istat in Italia risultavano aperti o parzialmente aperti 4.265 musei, pubblici e privati suddivisi in 3.337 musei, 295 aree archeologiche e 633 monumenti o complessi monumentali. La maggior parte di esse si trova nel Nord’Italia (46,2%), seguita dal Centro (28,9%) e dal Sud e Isole (24,9%). Poco più di un decimo della ricchezza storico-culturale del paese (11,5%) è concentrata in 10 Comuni, Roma, Firenze, Milano, Genova, Torino, Bologna, Napoli, Trieste, Siena e Venezia. E nel 42,3% di musei e altre istituzioni si concentra nelle città di Roma e Firenze.
Durante la pandemia servizi al pubblico garantiti da quasi tutti i musei
Nel 2020, in seguito ai provvedimenti di legge che hanno disposto la chiusura obbligatoria delle strutture museali per il contenimento della diffusione del Covid-19 (tra fine febbraio e maggio e tra novembre e dicembre) quasi tutti i musei (il 92%) sono riusciti a garantire servizi e attività, riaprendo gli spazi espositivi al pubblico di visitatori quando consentito. Di questi, oltre la metà (56,7%) è rimasta aperta al pubblico per più di cinque mesi nell’anno, il 28,1% da tre a cinque mesi mentre il 15,2% ha assicurato l’accesso fisico ai visitatori soltanto per due mesi. I musei delle regioni del Centro (61,1%) e i musei dei grandi centri urbani (63,2%) e delle città metropolitane (59%) sono riusciti più di altri a garantire un’apertura prolungata delle strutture (più di cinque mesi). Mediamente, nel corso del 2020, le strutture sono state aperte al pubblico per circa 116 giorni.
Visite online per sette musei su dieci
A fronte dei provvedimenti che hanno limitato la possibilità di frequentare luoghi pubblici al chiuso per l’emergenza sanitaria, sette musei su 10 (73%) hanno utilizzato strumenti e modalità alternative per rimanere in contatto con il pubblico. Di questi, la maggioranza (63,6%) ha realizzato attività a distanza di comunicazione e informazione attraverso i principali social media (Facebook, Instagram, Twitter), il 46,1% ha incrementato o avviato iniziative di informazioni tramite piattaforme web dedicate, il 39,1% ha realizzato presentazioni in streaming delle proprie collezioni o proposto video interviste con esperti del settore (Figura 2). Tre musei su 10 (il 30%) hanno scelto di mettere a disposizione degli utenti tour virtuali della struttura museale, per consentire la visita guidata a distanza degli ambienti espositivi. Le attività digitali d’informazione e comunicazione online con il pubblico hanno coinvolto un numero più ampio di strutture rispetto agli anni precedenti: nel 2019 infatti il 63,4% degli istituti era presente sul web con un proprio sito dedicato, il 57,4% aveva aperto un account sui più importanti social media e il 27% dei musei offriva tour e visite virtuali sul proprio sito web.
Il 2021 ha registrato un'inversione di tendenza
Per fortuna il 2021, il secondo di pandemia è stato differente per il settore. Non ci sono ancora i dati definitivi, ma sicuramente i musei hanno registrato più accessi, maggiori iniziative e mostre e più interazioni col pubblico. Il vaccino ha certamente contribuito a migliorare la situazione, ma i numeri precovid sembrano lontani anni luce. In attesa dei numeri definitivi di ogni sito culturale, i maggiori iniziano a divulgare qualche cifra. Chi ha visto quasi raddoppiare gli accessi è il Parco archeologico di Pompei, che sfiora il milione: 999.742, per la precisione, con punte di 6 mila sbigliettamenti al giorno nel periodo di Natale. iat
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