Putin ci condiziona
col gas e i cereali,
ma grazie
ai politici italiani...
La benzina è la stelle per una speculazione che va bloccata |
direttore
Icosti dell’energia erano già schizzati da prima della guerra, ma la sola ipotesi che la Russia possa ridurre o interrompere le forniture di gas ha fatto scattare la speculazione delle compagnie petrolifere (che non si riforniscono certo da Mosca) sulla benzina e il diesel. Chiedere che in queste condizioni il Governo intervenga al più presto per risolvere un problema che rischia di fare saltare l’intera economia nazionale (dagli approvvigionamenti di ogni bene al turismo…) è talmente scontato che stupisce come ci possano essere politici che a fronte di questo disastro pretendano attenzione per dire banalità: dal ministro Cingolani che parla di truffa, ma non interviene e non fa nomi, a Salvini che chiede il blocco di Iva e accise, come se questo non lo pensassero tutti.
E che dire degli enormi rischi della nostra agricoltura che - sempre col disinteresse dei politici ha finito solo per legarci a filo doppio con l’ex Unione Sovietica - ha progressivamente ridotto la sua produzione di cereali, tanto che oggi siamo autosufficienti più o meno solo per la metà del fabbisogno italiano. E ora la Russia, per reazione alle sanzioni, prima di tagliarci il gas mette l'emabrgo all'esportazione di cereali, dopo che già l'Ucraina aveva sospeso le consegne.
L'Italia produce la metà dei cereali che le servono....La paura di restare al freddo o senza cibo
Al di là della tragedia della guerra in Ucraina e del possibile coinvolgimento di tutta l’Europa, il timore di restare al freddo o a piedi, con magari le fabbriche chiuse, poca carne, latte o pane, sono certamente le preoccupazioni più grandi degli italiani. Si supera di gran lunga l’ansia per il covid che, anche se in ripresa nei contagi in tutta Europa, sembra declassato a malattia “gestibile”. Al punto che ai più non sembra nemmeno più interessare la pressochè certezza che il virus sia “scappato” (si spera involontariamente) da qualche laboratorio cinese... La paura del Coronavirus ha ceduto il posto a quella dei razionamenti di energia e cibo o, peggio, a quella dei bombardamenti.
Dipendiamo dalla Russia per il 40% del gasNon è solo colpa della pazzia di Putin: ci sono anche i politici incoerenti
Il punto è che ci sentiamo come impotenti di fronte ad eventi che in troppi imputano solo alla pazzia dello Zar, dimenticando magari che i nostri politici tentano di fare dimenticare le passate amicizie o i finanziamenti (illeciti?) ricevuti proprio da Putin. Per non parlare delle mazzette milionarie ricevute per decidere di prendere il gas dai russi invece che dagli algerini... Forse perché troppo angosciati dalla sorte degli ucraini, nessuno affronta il problema di come l’Italia possa essere arrivata a dipendere per il 40% del gas da un Paese che non da oggi è abituato a bombardare civili o a reprimere il dissenso. Né è certo un sollievo pensare che la Germania si sia impiccata ancor peggio di noi a questa corda con una dipendenza dal gas di Mosca per il 55%. Altro che pensare alla Merkel come a uno dei “padri” dell’Europa unita, al massimo poteva essere la madrina di Putin visto che ha fatto ben poco, quando era Cancelliera, per evitare che diventasse il dittatore di oggi legandoci al suo carro (che oggi scopriamo armato).
In Italia follie sul nucleare e i cereali
Certo a questa situazione siamo arrivati anche per anni di follie e demagogie tutte italiane. Si parte dal referendum che, sull’onda di Chernobyl (si siamo sempre lì…), cancellò il nucleare in Italia col consenso dei maggiori partiti popolari (Dc e Pci) e si arriva al rifiuto di sfruttamento dei giacimenti di gas in Italia su spinta dei populisti dei 5 stelle. E allo stesso tempo non dimentichiamo le politiche europee, sempre a guida tedesca, per spingere la produzione di soia o i soldi dati agli agricoltori per non aumentare le produzioni del latte o dei cereali. Se fosse stato solo una strategia riequilibrio delle produzioni agricole interne all’Europa, pazienza. Il guaio è che così siamo finiti per fare dipendere i nostri allevamenti o la produzione di pane e pasta dai cereali di Russi e Ucraina. Non dimentichiamo infatti che per il grano tenero la produzione italiana copre solo il 36% del necessario, livelli che salgono al 56% per il grano duro e al 53% per il mais.
Ora tocca a Draghi intervenire
Ora queste ennesime grane (vera e proprie bombe già innescate) sono nelle mani di Draghi che però poco potrà fare nel breve periodo per l’energia. Per ora si potrà solo ricorrere a nuovo indebitamento per calmierare i prezzi di elettricità e benzina, fermando le truffe dei petrolieri. Anche perchè non ci sono motivi reali per questi rincari: nel 2018 con il petrolio a 148 dollari al barile la benzina costava 1,35 € al litro. Oggi il petrolio costa 108 dollari al barile, ma la benzina supera i 2,2 € al litro! E poi bisognerà superare i pregiudizi per il gas dell’Adriatico o per il nucleare pulito. Per i cereali basterebbe più semplicemente incentivare nuove coltivazioni, ma per farlo, oltre a superare i limiti comunitari, serve manodopera che per lo più è extra comunitaria, giusto quella che non piace alla demagogia dei sovranisti nostrani. In ogni caso in Campania si sono già mobilitati per produrre 2 milioni di quintali di cerali in più, ma lo stesso lo si dovrà fare in altre regioni e serve un piano nazionale del Governo. E in tutto questo avremo anche una regressione di qualità perchè le politiche di sostenibilità e il recupero di antiche qualità agricole con poca resa saranno inevitabilmente abbandonate, o resteranno solo per i ricchi.
Occorre pensare all’interesse nazionale
Più che mai oggi è necessario farla finita con troppi luoghi comuni e pensare all’interesse nazionale che va olytre le scadenze elettorali. Bisogna programmare per il futuro dei nostri figli e non per guadagnare dei voti. E bisogna farlo subito cercando di non farci condizionare dalla paura di una terza guerra mondiale che potrebbe essere scatenata da un incidente qualsiasi. In quel caso il legame con Mosca non sarebbe più solo per gas e cereali che mancano, ma per le testate nucleari russe e già sovietiche che, alla faccia dei troppi putiniani di casa nostra, da sempre sono puntate sul nord Italia.
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