Sciopero nei McDonald's d'Italia:
i sindacati chiedono stipendi più alti
In Italia, sciopero nei McDonald's contro l'assenza di un contratto integrativo aziendale. I sindacati denunciano salari bassi, contratti precari e scarsa apertura al dialogo. L'azienda respinge le richieste citando la struttura decentralizzata. Intanto, gli utili del gruppo nel Belpaese crescono, ma gli investimenti sul personale restano limitati
In Italia è sciopero nei McDonald's. La mobilitazione, lanciata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs, coinvolge gli oltre 700 ristoranti della catena in tutto il Paese e punta a denunciare le condizioni salariali dei lavoratori. Al centro della protesta c'è l'assenza di un contratto integrativo aziendale, una realtà che, secondo i sindacati, rende McDonald's un'eccezione negativa rispetto agli altri colossi della ristorazione commerciale. Ma la replica dell'azienda non si è fatta attendere.
Sciopero nei McDonald's: la struttura a franchising un ostacolo alla contrattazione collettiva?McDonald's, infatti, raggiunta da Italia a Tavola, ha ribadito la propria indisponibilità a negoziare un accordo di secondo livello, sostenendo che la struttura decentralizzata della rete, composta per il 90% da franchisee gestiti da 160 imprenditori indipendenti, non permetterebbe di applicare un'unica soluzione contrattuale.
Sciopero nei McDonald's italiani: le richieste dei sindacati
La protesta è nata dall'esigenza di colmare un vuoto contrattuale. Mentre altre aziende come Autogrill, Roadhouse e Chef Express hanno introdotto contratti integrativi, McDonald's si limita a riconoscere ai lavoratori il minimo previsto dal contratto collettivo nazionale. Dal 2023, i sindacati hanno presentato una proposta per migliorare le condizioni economiche e organizzative dei dipendenti, che in Italia superano le 33mila unità (di cui 3.300 diretti e il resto impiegati nei franchising). Le richieste includono premi di risultato, maggiorazioni più alte per i turni festivi, agevolazioni per chi ha carichi familiari e il passaggio da contratti part-time a full-time. Ma l'azienda ha respinto ogni apertura al dialogo.
McDonald's, i numeri che fanno discutere
Dietro la protesta c'è anche l'analisi dei risultati finanziari del gruppo. Nel 2022, McDonald's Development Italy ha registrato un fatturato di 579 milioni di euro, in aumento rispetto ai 432 milioni del 2021. L'utile netto, invece, ha raggiunto i 101 milioni, raddoppiando rispetto all'anno precedente. La spesa per il personale, però, è rimasta contenuta: 81,4 milioni di euro, corrispondenti a una media di 24.666 euro annui per ciascuno dei dipendenti diretti. In compenso, gli investimenti in pubblicità e marketing sono cresciuti significativamente, passando da 16 a oltre 20 milioni (+26%). Per i sindacati, questi numeri dimostrano che l'azienda avrebbe le risorse per migliorare le condizioni economiche dei lavoratori senza compromettere la propria solidità.
McDonald's nel mirino dei sindacati: contratto integrativo al centro della protestaLa denuncia sindacale si concentra anche sulla precarietà dei contratti. «Oltre il 70% dei lavoratori di McDonald's è part-time - ha spiegato Sonia Paoloni della Filcams Cgil a Il Fatto Quotidiano. Si lavora spesso con contratti di sole 18 ore settimanali, e ottenere un aumento del monte ore è difficile. Chi lavora 32 ore guadagna circa 1.000 euro al mese, ma molti, con contratti più ridotti, arrivano a stento a 700 euro». Un ulteriore nodo è poi l'inquadramento contrattuale. I sindacati sostengono che McDonald's applichi in modo errato il contratto nazionale, collocando tutti gli operatori della ristorazione al sesto livello invece che al quinto, con una perdita di circa 50 euro al mese per i full-time.Salari bassi, McDonald's ribadisce: niente dialoghi con i sindacati
McDonald's, negli ultimi anni, ricordiamo, ha sì investito molto per migliorare la propria reputazione, promuovendo l'uso di ingredienti italiani di qualità e lanciando iniziative sociali come la distribuzione di pasti gratuiti ai bisognosi o i progetti contro la violenza sulle donne, ma per i sindacati, queste attività non compensano l'assenza di un dialogo strutturato con i rappresentanti dei lavoratori. Interpellata sulla questione, l'azienda ha dichiarato che i propri licenziatari offrono già in autonomia programmi aggiuntivi per i dipendenti. Tuttavia, ha ribadito che «l'ampia frammentazione sul territorio non consente di individuare un contratto di secondo livello per tutte le realtà locali».
Nessun commento:
Posta un commento