Furti e abusivismo costano 39 miliardi
di euro a bar, ristoranti e negozi
Taccheggi, rapine, contraffazione, cyber attacchi e violenze legate alla mala movida stanno mettendo a dura prova tutte le imprese del terziario. Una fotografia impietosa arriva dal report Confcommercio-Format Research: a farne le spese sono la tenuta economica, la sicurezza sul lavoro e oltre 276mila posti regolari
Nel 2024, l'illegalità ha presentato un conto salatissimo alle imprese del commercio e della ristorazione, con un danno complessivo che sfiora i 40 miliardi di euro. Lo certifica un'indagine realizzata da Confcommercio-Format Research in occasione della Giornata della legalità: una fotografia dettagliata di un fenomeno che non solo mina la competitività e la redditività delle imprese del terziario, ma mette anche a rischio oltre 276mila posti di lavoro regolari. A pagare il prezzo più alto sono stati i pubblici esercizi e il retail, sempre più spesso bersagli di reati che spaziano dal taccheggio alla contraffazione, dalle baby gang alla criminalità informatica.
Il lato oscuro del commercio: 39 miliardi persi
tra furti e abusivismo
Nel dettaglio, l'abusivismo commerciale pesa per 10,3 miliardi di euro, seguito da quello nella ristorazione con 7,4 miliardi. La contraffazione incide per 5,1 miliardi, mentre il taccheggio costa alle casse delle imprese circa 5,4 miliardi. A questi si sommano altri 7,1 miliardi riconducibili a voci come ferimenti, assicurazioni e spese legali, oltre ai 3,9 miliardi legati alla cyber criminalità, una minaccia sempre più concreta anche per i piccoli esercenti. Un danno economico pesante, che spesso significa rinviare investimenti, lavorare con meno risorse e con una crescente perdita di fiducia da parte di chi cerca solo di portare avanti il proprio lavoro ogni giorno, spesso a contatto diretto con il pubblico.

Il dato che più allarma è la percezione crescente di insicurezza. Il 30% delle imprese del terziario di mercato ha registrato un peggioramento dei livelli di sicurezza rispetto all'anno precedente. Secondo il 28% degli imprenditori, i furti sono il fenomeno criminale in maggiore crescita (+4,5 punti sul 2023), seguiti da vandalismi e spaccate (25,4%, +4,3 punti) e da rapine (25,3%, +6,4 punti). Un segnale d'allarme che fotografa bene il clima in cui si trovano a operare tante attività. L'usura, pur restando una realtà presente, sembra in leggera flessione rispetto agli anni precedenti (20,6%, -3,8 punti).
Preoccupazioni che toccano da vicino la gestione quotidiana delle attività. Il 33,2% degli imprenditori teme i furti per l'impatto sulla sicurezza personale propria, dei collaboratori e dei clienti. Il 21,3% ha riscontrato episodi collegati alla presenza di baby gang nella zona, e quasi la metà di questi (48%) si dice seriamente preoccupata. Il fenomeno della “malamovida” è un'altra minaccia concreta: tre imprenditori su dieci segnalano problemi legati al degrado urbano (49,5%) e a danni alle strutture (45,8%).
Pubblici esercizi, Cursano (Fipe):
«Siamo sotto assedio»
Una voce che sintetizza bene il malessere di chi lavora ogni giorno a stretto contatto con il pubblico è quella di Aldo Maria Cursano, presidente Confcommercio Toscana e vicario nazionale Fipe: «Il tema sicurezza, soprattutto in un settore come il nostro, dove siamo sui marciapiedi e a diretto contatto con il pubblico, è delicato. L'esposizione è uno dei nostri punti più vulnerabili. E mi tocca anche da vicino, come imprenditore: in trent'anni ho subito 22 spaccate. Ho dovuto investire in cancelli, telecamere, guardie giurate. Parliamo di migliaia di euro. Ma accade lo stesso» racconta a Italia a Tavola.

«In molte città - prosegue Cursano - si avverte un cambiamento nella percezione dell'illegalità: baby gang sempre più aggressive, difficili da fermare. Le leggi attuali non permettono l'arresto per certi reati, che ormai sembrano quasi legittimati. E i numeri aumentano. Il costo ricade tutto sulle imprese. Il modello di prevenzione non è più adeguato: non risponde ai bisogni di sicurezza dei cittadini e delle attività che ci lavorano. Il sistema va ripensato. Siamo sotto assedio. Molti preferiscono rubare che lavorare, forse perché conviene» conclude Cursano. Una situazione che spinge molti imprenditori a prendere contromisure da soli: oltre l'82% ha investito in misure di sicurezza, dai sistemi di videosorveglianza (64,3%) agli allarmi antifurto (53,4%). Una spesa che spesso si affronta per necessità, più che per scelta.
Sangalli (Confcommercio): «Più consapevolezza per il cambiamento»
«I reati sono un costo irragionevole per la nostra economia e una zavorra alla sua potenzialità di crescita - avvisa il presidente della Confederazione, Carlo Sangalli. La consapevolezza è il primo passo per il cambiamento, in tema di legalità e di sicurezza. Riteniamo poi di grande importanza anche il sostegno alle imprese nei maggiori investimenti che stanno affrontando per prevenire i rischi, dotandosi, ad esempio, di sistemi di video sorveglianza».
Non si tratta solo di difendersi, ma anche di fare rete. «L'82,9% delle imprese del terziario - incalza - che abbiamo intervistato ha investito negli ultimi anni in misure per la sicurezza che danno buoni risultati, e rappresentano un aiuto anche alle forze dell'ordine, perché non dimentichiamo che una delle parole chiave di questa giornata - e in generale del nostro impegno sulla legalità - è proprio ‘collaborazione' con le istituzioni e le forze dell'ordine».

A questo si aggiunge un elemento positivo, che lascia intravedere un cambio di passo: la maggiore propensione a denunciare. Secondo Sangalli, «rispetto al passato, c'è una propensione maggiore a denunciare. Questo aumento delle denunce, dunque, è un ottimo segnale che deriva anche da un clima generale a cui ha contribuito certo lo stesso governo Meloni», sottolineando che «denunciare è infatti un sintomo di fiducia nello Stato e nelle sue possibilità di intervento. E su questo tema vorrei ringraziare la magistratura e tutte le forze dell'ordine».
Infine, un pensiero che va oltre l'emergenza e tocca le fondamenta stesse della convivenza civile: «La cultura della legalità è il terreno su cui germoglia il senso di comunità: senza il rispetto delle regole condivise, nessuna libertà è possibile, nessuna sicurezza è reale. Senza il rispetto delle regole condivise, nessun futuro è quello che speriamo, quello che vogliamo, quello che, appunto, ‘ci piace', come la legalità».


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