La Chiarli, la più antica azienda vinicola dell'Emilia Romagna, festeggia i suoi 165 anni inaugurando la Galleria Chiarli, un museo che racconta la lunga storia di famiglia e di Lambrusco. La nuova sede espositiva si trova nella Tenuta Cialdini di Castelvetro di Modena, tra villa, vigneti, cantina e parco, ed è pensata per offrire una testimonianza concreta di oltre un secolo e mezzo di impegno vitivinicolo, tra radici modenesi, successi internazionali e l'evoluzione di un vino simbolo del territorio.
La Galleria si sviluppa in un percorso che segue passo dopo passo le tappe dell'attività della famiglia Chiarli, raccontando l'amore per la viticoltura e il forte legame con Modena, documentato da materiali che vanno ben oltre la nascita ufficiale dell'azienda nel 1860. Le tracce più antiche della famiglia risalgono al Cinquecento, ma è con i documenti della seconda metà dell'Ottocento che si ritrovano le prime prove delle qualità imprenditoriali che hanno permesso ai Chiarli di costruire, generazione dopo generazione, una delle realtà vinicole più solide e conosciute al mondo.
Documenti, antiche bottiglie e immagini:
ecco cosa si trova nella Galleria Chiarli
Attraverso oggetti, diplomi, riconoscimenti e antiche bottiglie, la Galleria raccoglie testimonianze di vita vissuta e restituisce la memoria delle tappe fondamentali dell'impresa familiare. Nell'archivio storico Chiarli, riconosciuto nel “Registro delle imprese storiche” e considerato patrimonio di particolare rilievo dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Emilia-Romagna, sono conservati documenti che vanno dal 1883 al 1980, utili per comprendere il contesto economico e amministrativo di quegli anni. Accanto ai materiali d'archivio, trovano spazio bottiglie con etichette d'epoca, premi, oggettistica e rare pubblicazioni del XVI e XIX secolo dedicate alla viticoltura e alla storia del vino.
Una sezione è dedicata alla Trattoria dell'Artigliere, che nel 1860 segnò il punto di svolta nella vita di Cleto Chiarli, fondatore della dinastia, deciso a trasformare la sua attività di oste in quella di vignaiolo. Attraverso un raro documento della prima metà dell'Ottocento e alcuni esemplari di antichi giochi d'azzardo, si ricostruisce l'atmosfera delle osterie modenesi di quel tempo, regolamentate da ordinanze severe per evitare che i clienti abituali si lasciassero troppo andare tra una bevuta e una partita clandestina. Non manca poi uno spazio dedicato all'arte del vetro, con una preziosa collezione di oggetti soffiati realizzati a Modena tra il XVII e il XIX secolo da maestranze provenienti da Altare di Monferrato. Pezzi affascinanti, caratterizzati dalle tipiche tonalità azzurro-verdi e da una fragilità estrema che raccontano la quotidianità di un passato remoto. Tra i pezzi forti, la rarissima “English Bottle” in vetro scuro del 1652, capace per la prima volta di garantire il trasporto del vino in bottiglia invece che in botti, rendendo possibile, nei secoli successivi, la produzione dei primi vini frizzanti.
Il vetro, come ricorda Anselmo Chiarli, ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dell
'azienda: «Al destino del vino Lambrusco e della Cleto Chiarli, attiva da più di un secolo e mezzo, ha contribuito in maniera determinante il potere trasformativo del vetro. Il museo mette in luce il ruolo cruciale che le robuste bottiglie di vetro hanno svolto nell'elevare il Lambrusco da vino fermo a vino frizzante, famoso in tutto il mondo. La rara collezione di vetri modenesi soffiati a mano, oggi in mostra, racconta l'arte e l'innovazione antecedenti alla creazione di bottiglie capaci di resistere alle bollicine del Lambrusco frizzante, così come oggetti d'uso quotidiano che oggi sarebbero impensabili in vetro».
Nel museo si ripercorre la storia della famiglia Chiarli
Nel museo si ripercorre anche l'avventura internazionale dell'azienda, cominciata già a fine Ottocento. Come racconta Tommaso Chiarli, «l'archivio della famiglia Chiarli, inoltre ripercorre la storia dell'azienda e quella moderna del Lambrusco, fin dagli albori dell'Osteria dell'Artigliere, dell'antenato oste, con documenti, etichette d'epoca, macchinari, foto che raccontano l'evoluzione e i successi del Lambrusco, fatte personalmente da Anselmo, figlio di Cleto Chiarli, all'Expo di Parigi del 1900, dove il Lambrusco frizzante fece il suo debutto sul palcoscenico mondiale, ottenendo la Mention Honorable». Il successo ottenuto a Parigi fu solo l'inizio. Cleto Chiarli intuì immediatamente il potenziale commerciale del Lambrusco frizzante in bottiglia, tanto che già alla fine del XIX secolo la produzione raggiunse le 100mila bottiglie all'anno, permettendo l'avvio delle prime esportazioni. La crescita della domanda portò la famiglia a espandere più volte le strutture produttive, spostandosi prima da Via della Cerca a Via Poletti, e poi, nel 1925, a Via Manin alla Sacca, dove ancora oggi si trova la sede principale.
Un altro momento cruciale della storia recente è la nascita, nel 2001, della Cantina di Villa Cialdini, sede anche della Galleria, parte integrante dell'“Archivio Chiarli” riconosciuto tra le imprese storiche. Da allora, il gruppo ha continuato a investire nello studio dei cloni storici e nella qualità, contribuendo alla nascita delle Doc Sorbara, Salamino di Santa Croce e Grasparossa di Castelvetro, oltre alla creazione del Consorzio dei Lambruschi Doc Modenesi. Oggi l'attività si divide tra Chiarli 1860, dedicata ai vini di più ampio consumo, Cleto Chiarli Tenute Agricole, che guida il lavoro delle sette tenute di famiglia - oltre 350 ettari, di cui più di 100 vitati - e il progetto Quintopasso, focalizzato sul Metodo Classico. Un percorso che ha riportato alla ribalta i cloni storici del Lambrusco, come Sorbara e Grasparossa, e rilanciato il Pignoletto, oggi prodotto a pieno titolo nella Doc Modena, con etichette diventate simbolo dell'identità modenese come Vecchia Modena Premium, Lambrusco del Fondatore e il prestigioso Vigneto Cialdini.
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