Tassa di soggiorno,
la Puglia ne discute
La Regione lascia
autonomia ai Comuni
Anche la Puglia, regione che ha vissuto il maggior boom turistico negli ultimi anni, discute sulla tassa di soggiorno. Qualcuno la vuole, altri no. La Regione lascia la discrezione ai Comuni. La decisione dopo l'incontro svoltosi a Cisternino (Br) dove c'era l’assessore regionale al Turismo Loredana Capone.
Come accaduto in molte altre regioni italiane, anche in Puglia - zona Valle d’Itria soprattutto - la discussione sulla tassa di soggiorno ha generato discordia. Da un lato ci sono gli albergatori che la temono, perché ritengono che non incentivi il turismo e sostengono di non vedere profitti; dall’altra le amministrazioni comunali che, al contrario, sperano di fare cassa.All’incontro di Cisternino hanno preso parte i primi cittadini di Ostuni, Cisternino, Martina Franca, Locorotondo e Ceglie Messapica. Oltre all’assessore Capone, anche il dirigente del dipartimento Turismo Puglia, Patrizio Giannone e il delegato nazionale Federalberghi, Michele Longo.
Nel sostenere le loro idee poco favorevoli alla tassa, gli albergatori hanno anche evidenziato un’altra volta quanto urgente sia il tema dell’abusivismo nel settore dell’accoglienza. Poi, le proteste per la destinazione dei fondi derivanti dalla riscossione della tassa, che dovrebbero essere destinati sempre al turismo, ma che spesso invece finiscono altrove.
«La tassa di soggiorno - ha spiegato l’assessore - è in capo ai comuni e quindi rispettiamo l’autonomia comunale. Di certo sarebbe importante che questa tassa, se si decide di applicarla, la si possa utilizzare a vantaggio degli operatori».
Stando ai dati più recenti della Banca d’Italia (risalenti al 2016) solo 950 i Comuni italiani che hanno introdotto la tassa e 27 sono pugliesi. Il dato è sicuramente in difetto rispetto ad oggi perché negli ultimi anni in molti hanno scelto di applicarla.
Giannone dal canto suo auspica la stesura di un protocollo d’intesa, come già accaduto in altre regioni italiane, che coinvolga anche realtà non ancora soggette a normative chiare come Airbnb.
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