L’Onu riconosce ciò che l’Italia sa da sempre:
il vino non è il nemico
La Dichiarazione Onu sull’alcol 2025 introduce per la prima volta una distinzione tra consumo moderato e abuso, segnando una svolta nel dibattito sul vino. Voci autorevoli come Calabrese, Cotarella e Frescobaldi rilanciano il valore del bere consapevole, legato alla dieta mediterranea e alla cultura italiana, tra salute, responsabilità e sfide normative future
Redattore
In un’epoca in cui il consumo di alcol è spesso messo sotto accusa, la Dichiarazione Onu sull’alcol segna un punto di svolta. Per la prima volta si riconosce una distinzione fondamentale tra consumo moderato e abuso, offrendo una prospettiva nuova per la cultura del vino. Esperti come Giorgio Calabrese, Riccardo Cotarella e Lamberto Frescobaldi rilanciano il valore del vino come elemento culturale, nutrizionale e identitario della tradizione italiana, sottolineando l’importanza di bere in modo consapevole, all’interno della dieta mediterranea. Un dibattito che non riguarda solo la salute, ma anche l’immagine e il futuro del vino italiano nel mondo.
Il riconoscimento dell’Onu e il consumo consapevole
La recente dichiarazione Onu sull’alcol nell'ambito della discussione sulle malattie malattie non trasmissibili (NCDs) e sulla salute mentale, ha rappresentato una svolta, distinguendo chiaramente tra consumo moderato e abuso. Questo cambiamento è stato accolto con entusiasmo dal mondo del vino, soprattutto in Italia. Come sottolinea Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini: «C’è fiducia per una decisione che porterebbe a un risultato positivo per il nostro settore. Dopo anni di attacchi frontali al vino a livello internazionale ed europeo, finalmente si torna a distinguere tra consumo e abuso di alcol.

La moderazione è un tratto distintivo e irrinunciabile tipico del vino». Per Frescobaldi, la distinzione non è solo una questione tecnica, ma una questione di identità culturale e tutela del vino italiano. Tuttavia, rimane un intendimento quello delle Nazioni Unite: nel corso del Quarto Incontro di Alto Livello dell’Onu sulle si è verificato un imprevisto diplomatico che ha frenato l’iter della Dichiarazione Politica. Contrariamente alle attese, gli Stati Uniti hanno infatti interrotto il consenso unanime, impedendo l’approvazione “per acclamazione” e rinviando così il voto formale all’Assemblea Generale di ottobre 2025.
Consumo moderato, educazione e responsabilità
Il professor Giorgio Calabrese (medico nutrizionista e presidente del Cnsa, il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, del Ministero della Salute) mette in primo piano l’idea di un consumo equilibrato, integrato nella dieta mediterranea: «Il consumo deve essere moderato, mai a digiuno, mai prima dei 16, 17 anni, quando il fegato è maturo, con una giusta alimentazione. Partendo dal mio concetto, da 50 anni dico una frase iconografica: si beve l’acqua, si gusta il vino». Per Calabrese, il vino non è solo un piacere ma un alimento liquido, assimilabile a latte o olio, da utilizzare con moderazione: «Così come utilizzo moderatamente l’olio, come utilizzo moderatamente il latte, utilizzo moderatamente l’alcol, e lo metto in una condizione che praticamente ci dà l’idea di impastarsi col cibo e non di dissetarci».

Il dibattito non riguarda solo la quantità di vino, ma anche la consapevolezza di come si beve. Calabrese lo paragona a una guida: «Il consumatore, io dico sempre, è come fosse in autostrada: ci sono due guard rail e la carreggiata in mezzo dove bisognerebbe guidare. Poi, se uno è pazzo si mette a fare zig-zag oppure si butta tutto a sinistra o tutto a destra. Se uno è equilibrato riesce a fare la guida giusta». E aggiunge: «Bisogna essere equilibrati nella misura». Questo approccio porta non solo a vivere più a lungo, ma anche a vivere meglio, come sottolinea Calabrese: «Così non solo vivo più a lungo, ma vivo più a lungo in qualità, quindi anche a 90 anni posso ancora divertirmi, muovermi, fare la doccia da solo, fare le mie cose senza nessun problema».
Cotarella e Frescobaldi: cultura, moderazione e rispetto del vino
Il presidente di Assoenologi rafforza il concetto di consumo consapevole e moderato: «Troviamo l’acqua calda, nel senso che da anni diciamo che il consumo del vino deve essere consapevole, poi moderato. Consapevole, perché comunque stiamo parlando di centimetri cubi o millilitri di vino da bere. Dipende dal momento, da cosa si mangia, dalla giornata».Cotarella sottolinea che non esiste una regola universale: «Ci sono momenti in cui bisogna contenere al massimo, altri in cui possiamo allontanarci leggermente oltre il contenimento massimo. Dipende un po’ dalle occasioni. Quindi consapevoli, comunque moderati». Il concetto è che il vino è parte della cultura italiana, e che gli attacchi contro di esso rischiano di far perdere questa dimensione: «Quando parliamo del vino sembra quasi che ci sia una corsa a chi parla più male del vino, specialmente da parte di persone che non conoscono il vino, non conoscono la bellezza di questo prodotto, la sua sovracciabilità, la sua bontà». Per Cotarella, bere vino moderatamente e consapevolmente può persino essere un contributo alla salute.

Frescobaldi ricorda che la battaglia per il riconoscimento del consumo moderato è parte di una sfida più ampia: «Dopo anni di attacchi frontali al vino a livello internazionale ed europeo, finalmente si torna a distinguere tra consumo e abuso di alcol». L’Unione Italiana Vini accoglie con favore la dichiarazione Onu, definendola un passo avanti per il settore: «C’è fiducia per una decisione che porterebbe a un risultato positivo per il nostro settore». Questa distinzione è fondamentale per tutelare non solo la salute dei consumatori, ma anche il futuro e l’immagine di un prodotto simbolo della cultura italiana.
La battaglia delle etichette
La Dichiarazione Onu lascia ai singoli Stati membri ampia discrezionalità in materia di etichettatura e regolamentazione. Alcuni Paesi, come l’Irlanda, hanno già introdotto etichette che equiparano il vino al tabacco. La raccomandazione di considerare l’aumento delle tasse sull’alcol apre la strada a possibili interventi fiscali significativi. Il 28 marzo scorso, il Commissario europeo per l’Agricoltura e l’Alimentazione, Christophe Hansen, ha illustrato una proposta normativa che rappresenta un passo avanti verso una maggiore trasparenza per i consumatori. Il fulcro dell’iniziativa è l’uso della digitalizzazione, attraverso l’introduzione del QR code, per fornire informazioni dettagliate su ingredienti e valori nutrizionali dei prodotti.
Tuttavia, l’ottimismo resta parziale: come precisato nel corso del Consiglio, contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa, non esiste ancora un atto giuridico formale in grado di garantire l’esclusione delle etichette sanitarie. Al momento, l’unica strada percorribile resta l’autoregulation del settore. Secondo Unione Italiana Vini (Uiv), le aziende possono adottare strumenti come pittogrammi specifici - relativi a gravidanza, minorenni e guida - oppure sfruttare il QR code per veicolare messaggi orientati alla moderazione, coerenti con la filosofia promossa da tempo dal programma “Wine in Moderation”, già adottato da molte realtà vitivinicole italiane ed europee. Questa iniziativa si colloca in un contesto normativo più ampio, segnato dall’imminente introduzione degli health warning in Irlanda, prevista per marzo 2026, un passo che potrebbe aprire la strada a simili regolamentazioni in altri Paesi europei.
Un nuovo paradigma per il consumo consapevole di vino
La Dichiarazione Onu sull’alcol 2025 rappresenta una svolta storica per il mondo del vino, aprendo la strada a un nuovo paradigma di consumo responsabile e moderato. Secondo esperti come Calabrese, Cotarella e Frescobaldi, questa distinzione non è solo una questione di salute, ma un passo fondamentale per tutelare la cultura del vino italiano, patrimonio unico nel mondo. Il futuro del settore vinicolo passa quindi attraverso educazione al consumo, rispetto delle tradizioni e un impegno comune per valorizzare il vino come simbolo di benessere, cultura e sostenibilità.


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