sabato 28 giugno 2014

BIBITE:ALZATO IL CONTENUTO DI FRUTTA

Aranciate, +20% di frutta nelle bibite 
Sì della Camera all'emendamento

La Camera ha approvato l'emendamento del Pd alla legge comunitaria che alza il contenuto minimo di succo di frutta
nelle bibite gassate dal 12 al 20%. L'aumento potrebbe salvare oltre 10mila ettari di agrumeti italiani. Si è messo un punto alla battaglia tra multinazionali e agricoltori, soprattutto di Sicilia e Calabria
La "battaglia" contro le famose quanto temute “aranciate senza arance” è sempre più vicina ad un epilogo positivo. L'aula della Camera ha infatti approvato un emendamento del Partito Democratico, con primo firmatario Nicodemo Oliverio, alla legge comunitaria che alza il contenuto minimo di succo di frutta nelle bibite gassate dal 12 al 20%.
Ora ci sono le condizioni per cambiare una norma che permette di vendere l’acqua come fosse succo, ma quando la legge sarà approvata 200 milioni di chili di arance all'anno in più saranno “bevute” dai 23 milioni di italiani che consumano bibite gassate, il che significa 50mila chili di vitamina C in più. Un percorso ancora lontano dall’essere pienamente operativo, dato che si attende il voto del Senato, ma già conforta aver intrapreso la strada giusta.
Italia Tavola per prima si era espressa con forza contro l'iniziativa che, cinque anni fa, aveva previsto l'arrivo in Italia delle aranciate senza arancia, a seguito di "un'aggiunta" tutta italiana al provvedimento con cui ogni anno i parlamenti nazionali di fatto ratificano le direttive comunitarie.
Ricordiamo infatti che già nel 2009 Italia a Tavola si è schierata in prima linea per bloccare un provvedimento che avrebbe penalizzato consumatori e produttori agrumicoli. Chiunque sia impegnato da anni a favore di una trasparenza nel settore e della salvaguardia della qualità agroalimentare made in Italy, può quindi tirare un sospiro di sollievo.
Fino a poche settimane fa il problema era riscontrabile nell'abuso di potere di alcune lobby industriali, incentrate al profitto, che andava di pari passo con la mancanza di una visione chiara delle istituzioni italiane in tema di tracciabilità e sicurezza alimentare. Ora la decisione presa da Governo concorre a migliorare concretamente la qualità dell'alimentazione e a ridurre le spese sanitarie dovute alle malattie connesse all'obesità in forte aumento.Non va peraltro dimenticato l'impatto economico sulle imprese agricole poiché l'aumento della percentuale di frutta nelle bibite potrebbe salvare oltre 10mila ettari di agrumeti italiani con una estensione equivalente a circa 20mila campi da calcio, situati soprattutto in regioni come la Sicilia e la Calabria.
«L'approvazione dell'emendamento - sostiene Nicodemo Oliverio - mette la parola fine alla battaglia tra multinazionali e piccoli agricoltori meridionali. Non si impedisce la produzione di bibite a basso contenuto di frutta, ma a patto di non vendere acqua per succo di arancia».
Dalla parte di chi si dichiara contrario a questa normativa troviamo il Nuovo Centrodestra: «Parliamo di bibite - spiega Raffaello Vignali capogruppo dei Ncd - e non di succhi di frutta. Questo limite penalizza chi produce bibite in Italia, visto che in Europa la quantità media di succhi di frutta richiesta è del 5%. E premia le multinazionali che possono produrre all'estero ed importare in Italia a costi minori dei produttori italiani».
Italiaatavola

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