L'Onu dichiara guerra all'obesità
A rischio anche la Dieta mediterranea?
Decisa a combattere il problema dell'obesità, l'Onu ha riunito alcuni esponenti della società civile per trovare delle soluzioni.
Un'eccessiva regolamentazione in campo alimentare può però portare ad effetti indesiderati. Il nutrizionista Calabrese ha difeso tutti quegli alimenti considerati dannosi ma senza alcuna prova scientifica
Le malattie cosiddette “non trasmissibili” sono state oggetto del dibattito svoltosi al Palazzo di Vetro, l'ufficio dell'Onu a New York, che ha riunito esponenti della società civile e del mondo accademico per discutere dei metodi migliori per prevenire patologie come cancro, diabete, disturbi cardiovascolari e obesità.
Giorgio Calabrese (nella foto), nutrizionista e professore all'Università di Napoli Federico II, è intervenuto (unico rappresentante europeo) in difesa di tutti quegli alimenti che vengono considerati dannosi, senza però alcuna prova scientifica; «Negli ultimi anni - dichiara Calabrese, come riporta La Stampa - c’è stata una tendenza crescente a utilizzare indicatori che non hanno basi scientifiche, e demonizzare specifici ingredienti, come il grasso, il sale o lo zucchero, senza considerare che ci sono tecniche per cucinare che possono ridurre la qualità nutritiva di ogni cibo».
Giorgio Calabrese (nella foto)
In conclusione, eliminare alcuni ingredienti dando per scontati che siano dannosi per la salute, senza considerare tecniche di cottura alternative o dosaggi specifici, sconsacra la validità della Dieta mediterranea e della maggior parte dei prodotti alimentari della tradizione italiana.
Come è possibile dire stop a prodotti come il parmigiano o la Mozzarella di Bufala e dare il via libera a bevande gassate, solo perché contengono la dicitura “light”? I consumatori devono essere educati a mantenere uno stile di vita equilibrato, praticando sport e mangiando le giuste quantità dei cibi più vari, purché sani.
La soglia di ciò che è considerato “salutare” si è erroneamente abbassata: da 90-140 a 80-120 la soglia della pressione; da 150 a 126 quella del glucosio nel sangue; da 250 a 220 il colesterolo; da 27,8 e 27,3 a 25 la soglia del body mass index. Di conseguenza i consumatori si sono allarmati, ma inutilmente, senza dati scientifici soldi e affidabili. «Il sospetto - continua Calabrese, come riporta La Stampa - è che dietro queste scelte ci sia la pressione delle aziende farmaceutiche che producono le medicine per curare queste malattie».
Italiaatavola
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