mercoledì 11 giugno 2014

FERMIAMO LE MERENDINE ALLE CASSE

Merendine alle casse dei supermercati? 
Una strategia di marketing da fermare

L'Italia si unisce a Francia e Gran Bretagna nel dire basta all'esposizione di snack alle casse dei supermercati
. È partita dal web una petizione che promuove l'iniziativa e che ha registrato oltre 10mila sostenitori. Dona (Unc) la giudica una strategia di vendita scorretta, perché volta le spalle alla salute dei consumatori
Il quotidiano online Il Fatto Alimentare ha lanciato una petizione online rivolta alle catene di supermercati per dire basta alla vendita di dolci, caramelle e snack in prossimità delle casse e soprattutto a portata dei bambini, che sono sempre più abituatati a consumare cibi preconfezionati e poco adatti a mantenere uno regime alimentare sano. Visti i numeri sembra che la petizione stia riscuotendo parecchi consensi, tant’è che in pochi giorni si sono aggiunti 10mila sostenitori.
Il tema non è nuovo. Più volte nei dibattiti e nei convegni è stata fatta questa richiesta ai responsabili delle catene di supermercati, ma le risposte non sono mai arrivate. Spostare dolci, caramelle e snack situati in prossimità delle casse in altri scaffali probabilmente rallenta le vendite, ma si tratta di un gesto doveroso da parte delle catene di supermercati che ogni giorno si dichiarano vicine ai problemi e alle esigenze dei consumatori.
Perciò Il Fatto Alimentare ha inviato questa richiesta alle più importanti catene di supermercati.
«Un gesto doveroso da parte delle catene di supermercati - sostiene Massimiliano Dona (nella foto), segretario generale dell'Unione nazionale consumatori - che ogni giorno si dichiarano vicine ai problemi e alle esigenze dei consumatori». Con queste parole, anche l’Unc esprime il suo appoggio alla petizione lanciata da Il Fatto Alimentare, che denuncia la strategia di vendita che sta dietro la scelta di collocare i prodotti in quella posizione per attirare l’attenzione dei bambini e incentivare l’acquisto impulsivo.
«Se pensavate che gli acquisti di impulso erano cosa da anni Ottanta - incalza Dona - dovrete ricredervi: non hanno infatti perso di attualità tutte quelle trappole del marketing volte a farci comprare qualcosa, spesso di voluttuario e superfluo, semplicemente mettendola in bella mostra sotto il nostro naso al momento giusto!»
Massimiliano Dona«Ecco allora che, oggi come ieri - prosegue il Segretario generale dell’Unc - la tentazione si annida nei pressi delle casse del supermercato. È proprio lì infatti mentre si sta facendo la fila per pagare, che gli espositori ci provocano con snack, dolcetti, caramelle, cioccolatini, ovetti e tutta una serie di prodotti collocati strategicamente ad altezza bambino per attirare l’attenzione e spingere gli adulti ad acquisti poco responsabili».
Non è il primo caso di protesta contro questa "strategia di marketing" dei supermercati; prima dell'Italia ci hanno già pensato Francia, con la catena Leclerc, e Gran Bretagna, con Tesco e Lidl, ad eliminare merendine e dolci dagli espositori vicino alle casse. Addirittura Tesco ricorda di essere stato il primo ad operare a favore di questa iniziativa, sin dal 1994, quando 740 supermercati tra i più grandi ne sono stati coinvolti.
Oggi Tesco ha annunciato che entro la fine dell’anno eliminerà snack e dolci dagli espositori posizionati vicino alle casse in tutti i negozi. L’azienda ha preso la decisione dopo avere valutato l’esito di un’indagine secondo cui il 65% delle persone voleva l’eliminazione di questi prodotti dalle casse. La motivazione addotta è stata la volontà di acquistare alimenti più sani per i propri figli (67%).
«La petizione lanciata da Il Fatto Alimentare - conclude Dona - prende le mosse da una iniziativa presa in Francia prima, dalla catena di ipermercati Leclerc, e in Gran Bretagna poi, dalle due catene Tesco e Lidl, che hanno deciso di eliminare questo tipo di prodotti dagli espositori vicino alle casse. Finora in Italia la nostra richiesta di un simile provvedimento, più volte indirizzata ai supermercati, non ha invece ottenuto alcuna risposta. Non è forse giunta l'ora di cambiare rotta anche nel nostro Paese?».
Italiaatavola

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