martedì 17 giugno 2014

FALSI BRUNELLO E CHIANTI IN TOSCANA

Falsi Brunello e Chianti in Toscana 
I Nas sequestrano 30mila bottiglie

Le province di Siena, Arezzo, Grosseto e Viterbo sono state coinvolte in un'operazione dei carabinieri del Nas,
che hanno sequestrato 30mila bottiglie di falsi vini Brunello e Chianti. Il vino sequestrato sarà analizzato. Dall’inizio della crisi, nel 2007, sono più che raddoppiate le frodi ne
l settore del vino e degli alcolici
I carabinieri del Nas hanno sequestrato 30mila bottiglie di vino, etichettato come Brunello e Chianti, nell'ambito di una presunta frode. Il vino, infatti, sarebbe stato prodotto senza il rispetto del disciplinare dei Consorzi di tutela dei due vini e con uve meno “nobili”.
L'operazione si è sviluppata nelle province di Siena, Arezzo, Grosseto e Viterbo. Al momento non ci sono arrestati né indagati, ma i carabinieri del Nas stanno effettuando verifiche per stabilire eventuali profili di responsabilità. In ogni caso non vi è alcun coinvolgimento da parte dei produttori di Brunello e delle aziende di Montalcino che, anzi, potrebbero essere parte lesa. Al momento, secondo quanto si apprende da fonti investigative, non sono emersi rischi per la salute, ma il vino sequestrato sarà analizzato.
L’operazione, ancora in corso in Toscana e in altre regioni del centro-nord riguarda una vasta frode agroalimentare nella vendita all’ingrosso e al dettaglio. Sequestrati anche ettolitri di vino sfuso pronto per essere piazzato sui mercati internazionali a prezzi 10 volte superiore e falsi documenti di certificazione di qualità. Decine le perquisizioni condotte con l’ausilio del Nas di Firenze, dei comandi territoriali dell’Arma e dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi nel settore agroalimentare per la Toscana e l’Umbria.
Fabrizio Bindocci
Le verifiche dei carabinieri hanno riguardato cantine, centri d’imbottigliamento, supermercati ed enoteche in Toscana, Umbria, Liguria e Lazio. Il vino sequestrato, di scarsa qualità, dopo essere stato imbottigliato veniva etichettato con false fascette con i sigilli di Stato e quindi commercializzato in Italia ed all’estero ad un prezzo dieci volte superiore al suo reale valore, con un danno al settore vitivinicolo italiano calcolato in centinaia di migliaia di euro.
«Anche se le indagini sono ancora in corso - dichiara il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci (nella foto a sinistra) - mi sento di affermare senza alcun dubbio che  i produttori e tutto il territorio montalcinese sono vittima di una frode gravissima, frode che non deve tuttavia lasciare alcuna ombra sulla nostra Docg. Da anni attraverso la tracciabilità di ogni singola bottiglia e di periodici ed intensi controlli su tutta la filiera abbiamo fatto in modo che il consumatore e gli appassionati venissero sempre più tutelati. Il sequestro delle bottiglie non deve assolutamente far passare in secondo piano ciò».
Maurizio Martina
«Il gioco di squadra nella lotta alla contraffazione - commenta il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina (nella foto a destra) - si rivela ancora una volta la strategia vincente per tutelare le eccellenze del nostro patrimonio agroalimentare, di cui il vino è uno dei principali simboli. L’Italia è prima in Europa per i controlli nel settore, solo nel 2013 ne sono stati effettuati quasi 130mila. Dobbiamo continuare a lavorare su questa strada con la massima attenzione per difendere le nostre produzioni da tutti gli illeciti che danneggiano il Made in Italy».
Dall’inizio della crisi sono più che raddoppiate le frodi nel settore del vino e degli alcolici con un incremento record del 102% del valore delle bottiglie sequestrate perché adulterate, contraffate o falsificate. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2007 al 2013 in riferimento alla positiva operazione dei Carabinieri del reparto operativo di Siena che ha portato al sequestro di oltre 30mila bottiglie di vino etichettato come Brunello di Montalcino, Chianti e altri Docg, ma falso e di scarsa qualità. Nel solo 2013 sono stati sequestrati dai Nas nel 2013 vini ed alcolici per un valore di 31 milioni con 15 persone arrestate, 51 segnalate all’autorità giudiziaria e 267 all’autorità amministrativa.
Roberto Moncalvo«Gli ottimi risultati dell'attività delle forze dell’ordine - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo (nella foto accanto) - confermano l'efficacia del sistema di controlli in Italia contro un crimine particolarmente odioso perché si fonda sull'inganno». Con un aumento record del 7%le esportazioni di vino Made in italy hanno raggiunto nel 2013 il massimo storico di 5 miliardi di euro. La produzione di Brunello nel 2013 è stata di 8,1 milioni di bottiglie per un fatturato di 165 milioni di euro con la quota destinata alle esportazioni che è salita al 67%, oltre 2 bottiglie su 3. Per l'export di Brunello la destinazione più importante è rappresentata dagli Usa (28%), seguiti dai mercati asiatici  (15%) e dal centro America (Brasile, Messico, Panama, Venezuela e altri), che rappresenta circa il 10%. In crescita è stato anche il giro d'affari del settore enoturistico a Montalcino (ristoranti, alberghi, enoteche e altro): che registra un aumento del 5% e supera i 30 milioni.
Cia: Tolleranza zero
Frodi e contraffazioni sottraggono oltre un miliardo di euro l’anno all’agroalimentare nazionale, di cui il 20% “scippato” al mondo del vino. Un settore in costante crescita, in grado di fatturare quasi 10 miliardi di cui la metà realizzati all’estero, dove una bottiglia su cinque è “made in Italy”. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, nel sottolineare come a finire nel mirino di falsi e tarocchi siano sempre più spesso i prodotti di qualità regolamentata, come le denominazioni di origine, che dovrebbero offrire un’assoluta garanzia di sicurezza alimentare, criterio al primo posto nelle scelte di consumo per otto italiani su dieci. Per difendere le nostre produzioni d’eccellenza è necessario assoluto rigore, controlli puntuali e “tolleranza zero” nei confronti degli autori delle truffe e degli inganni a tavola che non solo danneggiano i consumatori, ma minano la credibilità dell’intero sistema agroalimentare italiano. Tanto più che il nostro Paese conta 521 vini a denominazione d'origine. Una realtà costituita da 330 Doc, 118 Igt e 73 Docg.
Luca Brunelli
«C’è bisogno di tolleranza zero - ha dichiarato il presidente della Cia Toscana, Luca Brunelli (nella foto a destra) - di leggi ancora più severe in linea con il resto d’Europa contro tutti coloro che compiono truffe al nostro patrimonio agroalimentare di eccellenza.
Così come è necessario continuare a contrastare frodi come quelle venute alla luce oggi, che vedono contraffazioni di Brunello di Montalcino, di Chianti e di altre Docg, e rappresentano un danno di immagine assoluto ed economico per la nostra agricoltura, un danno che le nostre aziende agricole corrette e professionali non si possono permettere di subire; un danno nei confronti dei consumatori di tutto il mondo che amano i nostri vini e le nostre produzioni. Anche questa volta il nome di Montalcino e delle sue aziende agricole viene infangato da chi con Montalcino non ha niente a che vedere. È l’ora di finirla con tutte le iniziative, che anche in maniera fraudolenta, si vogliono appropriare dell’immagine e del valore del made in Italy e del made in Tuscany».
«A finire nel mirino di falsi e tarocchi - ha aggiunto Brunelli - sono sempre più spesso i prodotti di qualità regolamentata, come le denominazioni di origine, che dovrebbero offrire un’assoluta garanzia di sicurezza alimentare, criterio al primo posto nelle scelte di consumo per otto italiani su dieci. Noi come Cia Toscana siamo e saremo sempre a fianco degli agricoltori onesti e corretti che ogni giorno con grande passione e sacrificio riescono a portare il nome della Toscana sui mercati mondiali; saremo a fianco di tutte le forze dell’ordine e i soggetti preposti che operano quotidianamente nei controlli e a difesa della legalità, e per questo mi sento di ringraziare il reparto dei Carabinieri di Siena per l’operazione di oggi».
Copagri: Danno per il Made in Italy
La Copagri plaude all'operazione, ancora in corso, condotta dai Carabinieri del reparto operativo di Siena, in collaborazione con Nas e Ispettorato Repressione Frodi (Icqrf). La contraffazione non comporta rischi igienico sanitari, ma è commerciale con i conseguenti danni che comporta e che avrebbe potuto comportare e va dunque valutata e repressa in modo esemplare, tanto più che va a toccare emblemi dell'eccellenza made in Italy. Bene quindi l'intervento delle autorità competenti a tutela dei consumatori, ma anche dei produttori onesti che continueranno a garantire qualità assoluta in Italia ed all'estero.
 Fabrizio Bindocci Roberto Moncalvo Maurizio Martina
Siamo sicuri che va tutto bene
Varrebbe la pena di ricordare che: -Senza importare grano duro non saremmo in grado di produrre la quantità da pasta necessaria per soddisfare la domanda esterna e interna -senza l’importazione di grano duro e di latte non si potrebbero produrre le quantità di pasta italiana e di latte Uht richieste dai mercati internazionali; -senza gli zebù brasiliani la bresaola della V
altellina sarebbe scomparsa da anni; -senza il caffè dei paesi tropicali il nostro espresso non sarebbe mai esistito; -fino a quando in Italia non si coltiverà il luppolo sarà impossibile realizzare una birra 100% made in italy. Bisogna dire in modo chiaro che senza l’importazione di olio extra vergine da Spagna, Grecia e dal altre nazioni del bacino del Mediterraneo compreso la Tunisia, non riusciremmo ad esportare le nostre bottiglie in tutto il mondo. Per onor di cronaca va detto che l’indicazione in etichetta dell’origine è da tempo obbligatoria per le carni bovine e di pollame (seguiranno le specie suina, ovina e caprina). Oltre a questi prodotti l’origine si trova nelle etichette di: pesce fresco, ortofrutta, oli vergine ed extravergine d’oliva, miele e uova. Presto arriveranno anche normative per estendere tali prescrizioni ad altre categorie di prodotti. Del resto, basta girare tra gli scaffali di un supermercato per rendersi conto che le diciture su molte confezioni evidenziano – su base volontaria – l’origine italiana dei prodotti e delle materie prime, talora pure con apposite certificazioni. Stiamo parlando di: latte fresco, conserve di pomodoro, olio extravergine, pasta, conserve di frutta e decine di altri prodotti. L’obbligo di indicare l’origine sull’etichetta delle materie prime per tutti i prodotti alimentari è contrario alle normative europee L’ultima nota riguarda la vicenda ,della legge approvata nel 2011 da un parlamento di onorevoli distratti e poco informati. La norma prevedeva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle materie prime dei prodotti alimentari venduti in Italia. Il provvedimento è stato salutato con soddisfazione da Coldiretti e altre associazioni con una salsiccia lunga 100 metri portata a Montecitorio per festeggiare il “trionfo”. Qualsiasi studente di giurisprudenza in regola con gli esami del primo anno, sa che una legge contraria alla normativa europea – come quella approvata – è destinata ad essere bocciata dopo qualche mese. Il “trionfo” è infatti durato poco, visto che il provvedimento non è mai entrato in vigore. Il motivo è semplice: l’entrata in vigore avrebbe significato il blocco alle frontiere di tutti i prodotti alimentari che in regola con la legge UE, ma senza l’indicazione in etichetta dell’origine delle materie prime decisa in modo unilaterale dagli italiani – sarebbero stati rispediti al mittente. Va pero' detto che il fenomeno esiste e dietro a queste truffe ci sono gli Italiani e anche lo Stato vedere i fondi della SIMEST...un commento un po lungo.
Emanuele ESPOSITO

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