A Nizza taroccano
il prosciutto
Un "Parma"
di origine francese...
Al supermercato E.Leclerc un prosciutto di Parme a 29,9 euro il chilo. In Italia la Dop originale può arrivare a costare fino al doppio. Occorre dunque tutelare la nostra eccellenza. I francesi non perdono il vizio di mettere il loro marchio su tutto, anche a rischio di imbrogliare. Servirebbero controlli ad hoc nei supermercati oltre confine.
Il prosciutto di Parma è uno dei simboli dei prodotti alimentari italiani più famosi al mondo (col Parmigiano Reggiano, il grana padano e le mozzarelle). E non a caso è tutelato dalla Dop che è il sigillo di garanzia dell’Unione europea. Ed è ovviamente uno dei più taroccati al mondo. Ma finché lo si imita in Brasile o in Cina, si può capire. Che lo facciano in Francia, in una grande catena di supermercati come E.Leclerc, è però una cosa che lascia sbigottiti.
Eppure è proprio quello che avviene da E.Leclerc a Nizza (quello di pont Michel per la precisione) dove non curanti della presenza di tanti italiani (e dell’alleanza commerciale mantenuta in Italia fino al 2014 con Conad) si vende del farlocco “posciutto di Parme” (Parma in francese). Un prodotto a cui non è affiancato il marchio Dop, ma che ugualmente puzza di falso lontano un miglio. È vero che con uguali caratteri (vedi etichetta riprodotta nella foto) viene indicato “Origine France” (e questo escluderebbe che possa trattarsi del nostro Parma), ma va detto che in Francia non esiste una località che si chiama Parme o una qualità di prosciutto così appellata. Ne si può giustificare una parola 'posciutto' in cui mancherebbe una r, ma il contenuto é chiaro....
Quello che portiamo, e a cui si riferisce l'etichetta nella foto, è soltanto un esempio, cui non escludiamo se ne possano aggiungere tanti altri di falsi prosciutti di Parma Dop, dato che la catena E. Leclerc, molto nota in Francia, conta ben 721 supermercati sparsi in tutto il Paese, tra cui due proprio a Nizza.
È solo una furbata che passa magari attraverso qualche cavillo delle norme europee, e su questo ci piacerebbe sapere cosa hanno dire le istituzioni italiani. Anche perchè la cosa peggiore, e che fa capire quale possa essere il danno anche solo di immagine di queste operazioni da italian sound, è poi il prezzo di vendita che è di 29,9 € al chilo contro i prezzi praticati in Italia che, ad esempio da Esselunga, vanno da 44 a 60 euro al chilo in media. In Internet si possono anche trovare partite a meno ( dipende dalla stagionatura), ma qui appare come una vendita quasi sottocosto che poi sputtana l’eventuale prosciutto italiano autentico, ammesso che da E.Leclerc lo si possa trovare.
La conclusione, a questo punto, è che, bravi a tutelare le loro denominazioni alimentari (per tutte lo Champagne), i francesi non perdono il vizio di mettere il loro marchio su tutto, anche a rischio di imbrogliare. E questo non va bene. Bisognerebbe che il Ministero delle Politiche agricole mandasse ispettori nei supermercati francesi a fare un po’ di controlli.
Per chiudere ci limitiamo a fare una sintetica presentazione della produzione dei prosciutti francesi che, anche se non ricercati come quelli italiani o spagnoli, sono in molti casi dei buoni prodotti. Come si noterà, non c’è un solo prosciutto d’oltralpe che nel nome o nella località possa evocare Parma…
3 Tipi di prosciutti crudi francesi
In Francia, i prosciutti sono classificati in tre gruppi principali: Jambon Sec Supérieur, Jambon sec e Jambon Cru. Nel primo gruppo ci sono quei prosciutti che pesano almeno 8,5 kg e la cui cura è superiore a 210 giorni. Il più noto di questo gruppo è Bigorra molto prezioso nel paese gallico e viene da una vecchia razza di maiale, guascone, cugino spagnola del maiale iberico data la sua somiglianza, anche se un po' più pelosi. Questo prosciutto è quello che più assomiglia a quelli che consumano le ghiande iberiche, anche se il suo sapore è un po 'più salato.
Nel gruppo Jambon Sec troviamo quei prosciutti il cui peso supera i 7,5 kg e il loro periodo di stagionatura è di 130 giorni. In questo gruppo spiccano quelli di Bayonne (zona die Pirenei baschi) e delle Ardenne, gli unici che godono di IGP. Il primo è il più consumato. Ha un storia che risale al 1400 ed è realizzato con maiale che hanno diete con almeno il 60% di cereali. Da ricordare anche quelli di Savoia, Auvergne, Laucaune e Najac.
Infine, il prosciutto Jambon Cru che può avere un peso inferiore e non ha una stagionatura obbligatoria. È il caso di quello della Vandea e di quello d'Alsazia, quest'ultimo affumicato e molto popolare.
Eppure è proprio quello che avviene da E.Leclerc a Nizza (quello di pont Michel per la precisione) dove non curanti della presenza di tanti italiani (e dell’alleanza commerciale mantenuta in Italia fino al 2014 con Conad) si vende del farlocco “posciutto di Parme” (Parma in francese). Un prodotto a cui non è affiancato il marchio Dop, ma che ugualmente puzza di falso lontano un miglio. È vero che con uguali caratteri (vedi etichetta riprodotta nella foto) viene indicato “Origine France” (e questo escluderebbe che possa trattarsi del nostro Parma), ma va detto che in Francia non esiste una località che si chiama Parme o una qualità di prosciutto così appellata. Ne si può giustificare una parola 'posciutto' in cui mancherebbe una r, ma il contenuto é chiaro....
Quello che portiamo, e a cui si riferisce l'etichetta nella foto, è soltanto un esempio, cui non escludiamo se ne possano aggiungere tanti altri di falsi prosciutti di Parma Dop, dato che la catena E. Leclerc, molto nota in Francia, conta ben 721 supermercati sparsi in tutto il Paese, tra cui due proprio a Nizza.
È solo una furbata che passa magari attraverso qualche cavillo delle norme europee, e su questo ci piacerebbe sapere cosa hanno dire le istituzioni italiani. Anche perchè la cosa peggiore, e che fa capire quale possa essere il danno anche solo di immagine di queste operazioni da italian sound, è poi il prezzo di vendita che è di 29,9 € al chilo contro i prezzi praticati in Italia che, ad esempio da Esselunga, vanno da 44 a 60 euro al chilo in media. In Internet si possono anche trovare partite a meno ( dipende dalla stagionatura), ma qui appare come una vendita quasi sottocosto che poi sputtana l’eventuale prosciutto italiano autentico, ammesso che da E.Leclerc lo si possa trovare.
La conclusione, a questo punto, è che, bravi a tutelare le loro denominazioni alimentari (per tutte lo Champagne), i francesi non perdono il vizio di mettere il loro marchio su tutto, anche a rischio di imbrogliare. E questo non va bene. Bisognerebbe che il Ministero delle Politiche agricole mandasse ispettori nei supermercati francesi a fare un po’ di controlli.
Per chiudere ci limitiamo a fare una sintetica presentazione della produzione dei prosciutti francesi che, anche se non ricercati come quelli italiani o spagnoli, sono in molti casi dei buoni prodotti. Come si noterà, non c’è un solo prosciutto d’oltralpe che nel nome o nella località possa evocare Parma…
E.Leclerc a Pont Michel di Nizza
3 Tipi di prosciutti crudi francesi
In Francia, i prosciutti sono classificati in tre gruppi principali: Jambon Sec Supérieur, Jambon sec e Jambon Cru. Nel primo gruppo ci sono quei prosciutti che pesano almeno 8,5 kg e la cui cura è superiore a 210 giorni. Il più noto di questo gruppo è Bigorra molto prezioso nel paese gallico e viene da una vecchia razza di maiale, guascone, cugino spagnola del maiale iberico data la sua somiglianza, anche se un po' più pelosi. Questo prosciutto è quello che più assomiglia a quelli che consumano le ghiande iberiche, anche se il suo sapore è un po 'più salato.
Nel gruppo Jambon Sec troviamo quei prosciutti il cui peso supera i 7,5 kg e il loro periodo di stagionatura è di 130 giorni. In questo gruppo spiccano quelli di Bayonne (zona die Pirenei baschi) e delle Ardenne, gli unici che godono di IGP. Il primo è il più consumato. Ha un storia che risale al 1400 ed è realizzato con maiale che hanno diete con almeno il 60% di cereali. Da ricordare anche quelli di Savoia, Auvergne, Laucaune e Najac.
Infine, il prosciutto Jambon Cru che può avere un peso inferiore e non ha una stagionatura obbligatoria. È il caso di quello della Vandea e di quello d'Alsazia, quest'ultimo affumicato e molto popolare.
di Alberto Lupini
direttore
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