Tradizionale o digitale,
il menu si adatta
alla nuova
ristorazione
Il classico menu si adatta alle nuove esigenze con proposte che facilitino l'igienizzazione dopo ogni utilizzo. Nel contempo i ristoratori provano anche nuove strade, come la digitalizzazione. Servizi aggiuntivi: dall'aggiornamento in tempo reale fino all’indicazione degli allergeni contenuti in ogni singolo piatto.
Èoramai da qualche anno che sempre più frequentemente riceviamo mail contenenti una sorta di postilla in cui siamo invitati a non stampare il contenuto onde tutelare il pianeta green. Invito commendevole ed al quale volentieri ci si attiene. La ristorazione a questo trend orientato al paperless non ha mai voluto e/o saputo adeguarsi, snobbandolo talvolta in nome della pretenziosa eleganza del menu e della sua insostituibilità, salvo poi arrancare per tenerlo in decoroso stato d’uso e coerente alle proposte quotidiane della cucina e ai movimenti di cambusa.
Ci è voluta la pandemia e ci è voluto qualcosa che andasse ben oltre il garbo della moral suasion affinché la ristorazione iniziasse a valutare, ope legis, l’utilizzo di strumenti differenti dal supporto cartaceo per illustrare, rendere noto e comunicare l’offering di cucina e le disponibilità dei vini. Da un lato, un paperless quasi imposto e in linea con l’attenzione alla green economy; dall'altro, nell'ambito dei menu tradizionali, la ricerca di materiali più resistenti e performanti, in grado di garantire l'igiene dopo ogni utilizzo mediante appositi prodotti detergenti.
A fronte di questo scenario, ovvero della compresenza di offerte differenti, da quelle più tradizionali fino a quelle più tecnologiche, il ristoratore ha sufficiente scelta di adeguati ed affidabili fornitori? Scopriamo che c’è un’offerta variegata, atta a soddisfare le esigenze scalabili della nuova ristorazione. Dalla permanenza dell’attenzione massima al porta menu fino alle proposte di menu digitali mediante scansione di QRcode, mediante app, mediante landing page di sito web.
Permane nel business consolidato dei porta menu, oggetti esteticamente pregevoli e di non banale funzionalità, un’azienda leader del settore, Artmenu Factory di Correggio (Re). Vision aziendale ben chiaramente espressa dalla titolare Enrica Tirabassi: «Crediamo che in questo periodo la vera forza risiederà in chi avrà il coraggio di riaprire cercando la normalità, creando magari un disagio in più per se stesso ma uno in meno per il cliente, senza mai rinunciare alla sicurezza. Un ristorante può fare a meno di tante cose se lo volesse, non solo di noi; la partita si gioca sempre sulla cucina e sul servizio che il ristoratore è disposto a erogare».
«Da subito - precisa l'azienda - ci siamo resi conto che la pulizia e l’igiene sarebbero state fondamentali, ma ancora più importante è il tempo che il ristoratore può dedicare a queste operazioni. Da questi presupposti abbiamo studiato e creato due linee di prodotti che abbiamo chiamato #iorestoatavola, la cui principale caratteristica è una sanificazione completa del prodotto in tempi molto brevi per il ristoratore tramite l’utilizzo di prodotti a base alcolica, il tutto senza il rischio di rovinare il prodotto, naturalmente. Questo grazie all’introduzione di una serie di nuove ecopelli, nuove soluzioni a base di PP (polipropilene) e l’introduzione di un cartoncino in plastificatura antibatterica certificata già disponibile su alcuni prodotti in pronta consegna ma che, presto, verrà completamente integrata nei nostri prodotti».
A soddisfare le sopravvenute esigenze di un’igiene ancora più importante adesso di quanto già non lo fosse prima del Covid-19, la proposta della start-up PerPranzo, il primo servizio di pranzo prepagato in Italia e soluzione smart per la pausa pranzo aziendale. PerPranzo è il servizio erogato da una vivace start-up varesina, una soluzione digitale alternativa ai classici buoni pasto. Essa si rivela flessibile e conveniente per le aziende che devono garantire il pasto ai dipendenti, per i ristoratori che il pasto erogano, e per i dipendenti che del pasto fruiscono nel loro momento di pausa. Caratteristiche salienti la digitalizzazione e il pagamento veloce e contactless.
Enfasi sulla sicurezza del cliente in sala è quanto pone come connotazione del servizio la giovane realtà ClickMenu con sede a Rende (Cs). Chiediamo al responsabile commerciale Francesco Migliori come nasce l’idea del menu digitale. Esauriente e significativa la sua risposta: «Tutto nasce, come sovente accade in questo settore, da una richiesta specifica di un nostro cliente ristoratore. Costui voleva un menu semplice da modificare ma nello stesso tempo accattivante. Insomma, voleva evitare il classico folder con i singoli fogli incamiciati che fa tanto raccoglitore di ufficio e tanto poco... ristorante! Abbiamo colto l’esigenza del nostro cliente e abbiamo sviluppato una soluzione paperless customizzabile per ogni tipo di esigenza. Il nostro servizio è curato nei minimi particolari onde conseguire la ragionevole certezza che un ristoratore nostro cliente, dopo aver scelto ClickMenu, non abbia a pentirsene, non torni indietro e ci resti fedele. È compito arduo e sappiamo di dover lavorare con grande impegno giorno dopo giorno per mantenere la clientela acquisita e conquistarne di nuova. L’offerta sta diventando ampia e ciò non solo non ci spaventa. Tutt’altro. La concorrenza ci onora e ci stimola a fare sempre meglio».
Da Castegnato (Bs) arrivano le proposte di menu digitale dell’azienda Qodeup, che si giova di un’egida ragguardevole come Fic, Federazione italiana cuochi. Si basa sul QRcode, evidenzia alert per eventuali allergeni presenti nei piatti e presta attenzione alle proposte vegane. Multilingua, abilita l’ordine da tavola. Ascoltiamo Fabio Marniga, co-founder di Qodeup di cui è attualmente ceo e sales manager: «Qodeup è stato giudicato dalla Federazione italiana cuochi come il miglior menu digitale per la semplicità di utilizzo e la completezza delle funzionalità, tra cui spiccano la traduzione con intelligenza artificiale in oltre 100 lingue, la grafica personalizzabile, i filtri allergeni. Questo ci ha portato ad essere la prima scelta per i ristoratori italiani. Da sempre attenti all’ambiente, aderiamo al progetto Tree Nation e per ogni nuovo cliente piantiamo un albero». Piantare un albero per ogni nuovo cliente è azione buona ed in coerenza con la paperless society e la green economy.
Da Arzignano (Vi) l’innovativa proposta di MyCIA, anch’essa basata sul QRcode, con possibilità di rendere noti al cliente i valori nutrizionali del piatto scelto. Spiccata quanto valevole l’attenzione agli aspetti salutistici e nutrizionali, così come bene spiega Pietro Ruffoni, ceo di HealthyFood, ideatore dell’app food-tech MyCIA e del menu digitale innovativo My Contactless Menu: «Siamo felici di dare il nostro contributo al rilancio della ristorazione: in questi ultimi mesi stiamo registrando tantissime adesioni al servizio My Contacless Menu che abbiamo proposto in pieno lockdown proprio come strumento concreto per favorire la ripartenza. I feedback dei ristoratori dimostrano che la nostra intuizione di anticipare il lancio sul mercato di questa innovazione unica nel panorama italiano, prevista in origine per luglio, è stata vincente visto che ora si moltiplicano i tentativi di replicarla. Ma My Contactless Menu è davvero una rivoluzione digitale unica nel campo della ristorazione 4.0 perché traduce automaticamente e in maniera istantanea in 60 lingue anche gli allergeni e gli ingredienti di ogni singolo piatto. Inoltre i ristoratori che acquistano il nostro servizio entrano a far parte del grande network di MyCIA, unica app con la Carta d’Identità Alimentare, documento digitale che consente all’utente che vuole mangiare fuori casa di visualizzare in tempo reale sul suo smartphone solo i piatti dei ristoranti compatibili con il suo stile o regime alimentare». Valore non da poco, davvero.
Da Gricignano di Aversa (Ce) l’azienda Genesis Mobile, soluzione di menu digitale che si innerva nella gestione dell’impresa, come fa notare il ceo Enzo De Simone: «Genesis Mobile aiuta migliaia di piccole imprese da anni, in tutta Italia, anche nel settore della ristorazione, fornendo servizi di digital & mobile marketing. Durante l’emergenza Covid-19, gli imprenditori della filiera del food sentirono l’impellenza di rimuovere i supporti cartacei dal proprio locale, con contestuale scomparsa del tradizionale menu cartaceo. Quindi unitamente ad uno strumento di marketing per rimanere connessi al proprio pubblico, è emersa l’esigenza di dematerializzare il menu. Come Genesis Mobile abbiamo avvertito il dovere di attivarci tempestivamente ed efficientemente per rispondere a questa composita necessità della ristorazione, badando ad individuare soluzioni non solo per il servizio di sala ma anche per take-out e delivery. È stato per noi importante rassicurare i clienti con una soluzione di menu digitale, non limitandoci a vivere il tutto come mera trasposizione di supporto, da cartaceo a digitale, bensì creando ulteriore valore per il ristoratore. Abbiamo progettato e realizzato un gestionale che dà al cliente la possibilità di prenotare il tavolo, lasciare i propri dati, scegliere le portate in remoto o al tavolo; ne consegue naturalmente la dotazione al ristoratore di un CRM ready & easy to use (“customer relationship management”, gestione delle relazioni con i clienti), che potesse fargli conoscere meglio le abitudini del consumatore, risparmiare tempo nella raccolta delle prenotazioni, approfondire in modo veloce le necessità del proprio magazzino, tenendo tutto sotto controllo in pochi click. Il secondo aspetto è Digimenù, basato su una logica “Sala first”, un menu per il tavolo, per chi prenota, ma con la possibilità però di implementare anche l’asporto e la delivery sulle attività che ne hanno esigenza. Prioritario per noi l’aggiornamento continuo in tempo reale come, ad esempio, modificare il menu in ragione della disponibilità o meno di un piatto, informando i clienti sul decremento e quindi sulla disponibilità residuale di uno specifico piatto. Interveniamo ovviamente anche sul sistema di pagamento. Sovente mi capita di affermare che la tradizione non consiste nel conservare le ceneri, ma nel mantenere viva la fiamma».
Facciamo caso a due fattori che idealmente uniscono lo scenario che si ricava dall’analisi di queste realtà aziendali, tutte giovani. La prima è la loro ubicazione. Ci facciamo caso: nessuna di costoro ha sede in quelle città che ci saremmo immaginati, Milano e Roma prima di tutto. Siamo invece nella laboriosa e quieta provincia, là dove all’ombra dei campanili si producono servizi utili di cui la ristorazione necessita e di cui necessita il sistema Paese per non disperdere il patrimonio di nuove competenze che altrimenti emigrerebbero. L’altro fattore è il prezzo del servizio. Sempre chiaro, sempre esente da inopportune barriere all’ingresso e sempre tale che alla domanda “quanto costa?” si possa, in onestà intellettuale, rispondere “costa di più non averlo!”.
Nel pieno rigoglio di questo primo orizzonte della digitalizzazione delle attività di ristorazione, a partire dal menu, non si dovrà rinunciare ad immaginare e poi a progettare l’orizzonte successivo che vedrà una sempre maggiore integrazione del ristorante con i suoi stakeholders, fino a vederlo come caso interessante e virtuoso - ed essenziale ai fini della tenuta e della rinascita del nostro Paese - di “extended enterprise” (modello organizzativo concepito per ripensare i confini d’impresa). Discorso altro, che affronteremo dopo la bella estate.
Ci è voluta la pandemia e ci è voluto qualcosa che andasse ben oltre il garbo della moral suasion affinché la ristorazione iniziasse a valutare, ope legis, l’utilizzo di strumenti differenti dal supporto cartaceo per illustrare, rendere noto e comunicare l’offering di cucina e le disponibilità dei vini. Da un lato, un paperless quasi imposto e in linea con l’attenzione alla green economy; dall'altro, nell'ambito dei menu tradizionali, la ricerca di materiali più resistenti e performanti, in grado di garantire l'igiene dopo ogni utilizzo mediante appositi prodotti detergenti.
A fronte di questo scenario, ovvero della compresenza di offerte differenti, da quelle più tradizionali fino a quelle più tecnologiche, il ristoratore ha sufficiente scelta di adeguati ed affidabili fornitori? Scopriamo che c’è un’offerta variegata, atta a soddisfare le esigenze scalabili della nuova ristorazione. Dalla permanenza dell’attenzione massima al porta menu fino alle proposte di menu digitali mediante scansione di QRcode, mediante app, mediante landing page di sito web.
Artmenu
Permane nel business consolidato dei porta menu, oggetti esteticamente pregevoli e di non banale funzionalità, un’azienda leader del settore, Artmenu Factory di Correggio (Re). Vision aziendale ben chiaramente espressa dalla titolare Enrica Tirabassi: «Crediamo che in questo periodo la vera forza risiederà in chi avrà il coraggio di riaprire cercando la normalità, creando magari un disagio in più per se stesso ma uno in meno per il cliente, senza mai rinunciare alla sicurezza. Un ristorante può fare a meno di tante cose se lo volesse, non solo di noi; la partita si gioca sempre sulla cucina e sul servizio che il ristoratore è disposto a erogare».
«Da subito - precisa l'azienda - ci siamo resi conto che la pulizia e l’igiene sarebbero state fondamentali, ma ancora più importante è il tempo che il ristoratore può dedicare a queste operazioni. Da questi presupposti abbiamo studiato e creato due linee di prodotti che abbiamo chiamato #iorestoatavola, la cui principale caratteristica è una sanificazione completa del prodotto in tempi molto brevi per il ristoratore tramite l’utilizzo di prodotti a base alcolica, il tutto senza il rischio di rovinare il prodotto, naturalmente. Questo grazie all’introduzione di una serie di nuove ecopelli, nuove soluzioni a base di PP (polipropilene) e l’introduzione di un cartoncino in plastificatura antibatterica certificata già disponibile su alcuni prodotti in pronta consegna ma che, presto, verrà completamente integrata nei nostri prodotti».
PerPranzo
A soddisfare le sopravvenute esigenze di un’igiene ancora più importante adesso di quanto già non lo fosse prima del Covid-19, la proposta della start-up PerPranzo, il primo servizio di pranzo prepagato in Italia e soluzione smart per la pausa pranzo aziendale. PerPranzo è il servizio erogato da una vivace start-up varesina, una soluzione digitale alternativa ai classici buoni pasto. Essa si rivela flessibile e conveniente per le aziende che devono garantire il pasto ai dipendenti, per i ristoratori che il pasto erogano, e per i dipendenti che del pasto fruiscono nel loro momento di pausa. Caratteristiche salienti la digitalizzazione e il pagamento veloce e contactless.
Enfasi sulla sicurezza del cliente in sala è quanto pone come connotazione del servizio la giovane realtà ClickMenu con sede a Rende (Cs). Chiediamo al responsabile commerciale Francesco Migliori come nasce l’idea del menu digitale. Esauriente e significativa la sua risposta: «Tutto nasce, come sovente accade in questo settore, da una richiesta specifica di un nostro cliente ristoratore. Costui voleva un menu semplice da modificare ma nello stesso tempo accattivante. Insomma, voleva evitare il classico folder con i singoli fogli incamiciati che fa tanto raccoglitore di ufficio e tanto poco... ristorante! Abbiamo colto l’esigenza del nostro cliente e abbiamo sviluppato una soluzione paperless customizzabile per ogni tipo di esigenza. Il nostro servizio è curato nei minimi particolari onde conseguire la ragionevole certezza che un ristoratore nostro cliente, dopo aver scelto ClickMenu, non abbia a pentirsene, non torni indietro e ci resti fedele. È compito arduo e sappiamo di dover lavorare con grande impegno giorno dopo giorno per mantenere la clientela acquisita e conquistarne di nuova. L’offerta sta diventando ampia e ciò non solo non ci spaventa. Tutt’altro. La concorrenza ci onora e ci stimola a fare sempre meglio».
Qodeup
Da Castegnato (Bs) arrivano le proposte di menu digitale dell’azienda Qodeup, che si giova di un’egida ragguardevole come Fic, Federazione italiana cuochi. Si basa sul QRcode, evidenzia alert per eventuali allergeni presenti nei piatti e presta attenzione alle proposte vegane. Multilingua, abilita l’ordine da tavola. Ascoltiamo Fabio Marniga, co-founder di Qodeup di cui è attualmente ceo e sales manager: «Qodeup è stato giudicato dalla Federazione italiana cuochi come il miglior menu digitale per la semplicità di utilizzo e la completezza delle funzionalità, tra cui spiccano la traduzione con intelligenza artificiale in oltre 100 lingue, la grafica personalizzabile, i filtri allergeni. Questo ci ha portato ad essere la prima scelta per i ristoratori italiani. Da sempre attenti all’ambiente, aderiamo al progetto Tree Nation e per ogni nuovo cliente piantiamo un albero». Piantare un albero per ogni nuovo cliente è azione buona ed in coerenza con la paperless society e la green economy.
Da Arzignano (Vi) l’innovativa proposta di MyCIA, anch’essa basata sul QRcode, con possibilità di rendere noti al cliente i valori nutrizionali del piatto scelto. Spiccata quanto valevole l’attenzione agli aspetti salutistici e nutrizionali, così come bene spiega Pietro Ruffoni, ceo di HealthyFood, ideatore dell’app food-tech MyCIA e del menu digitale innovativo My Contactless Menu: «Siamo felici di dare il nostro contributo al rilancio della ristorazione: in questi ultimi mesi stiamo registrando tantissime adesioni al servizio My Contacless Menu che abbiamo proposto in pieno lockdown proprio come strumento concreto per favorire la ripartenza. I feedback dei ristoratori dimostrano che la nostra intuizione di anticipare il lancio sul mercato di questa innovazione unica nel panorama italiano, prevista in origine per luglio, è stata vincente visto che ora si moltiplicano i tentativi di replicarla. Ma My Contactless Menu è davvero una rivoluzione digitale unica nel campo della ristorazione 4.0 perché traduce automaticamente e in maniera istantanea in 60 lingue anche gli allergeni e gli ingredienti di ogni singolo piatto. Inoltre i ristoratori che acquistano il nostro servizio entrano a far parte del grande network di MyCIA, unica app con la Carta d’Identità Alimentare, documento digitale che consente all’utente che vuole mangiare fuori casa di visualizzare in tempo reale sul suo smartphone solo i piatti dei ristoranti compatibili con il suo stile o regime alimentare». Valore non da poco, davvero.
Genesis Mobile
Da Gricignano di Aversa (Ce) l’azienda Genesis Mobile, soluzione di menu digitale che si innerva nella gestione dell’impresa, come fa notare il ceo Enzo De Simone: «Genesis Mobile aiuta migliaia di piccole imprese da anni, in tutta Italia, anche nel settore della ristorazione, fornendo servizi di digital & mobile marketing. Durante l’emergenza Covid-19, gli imprenditori della filiera del food sentirono l’impellenza di rimuovere i supporti cartacei dal proprio locale, con contestuale scomparsa del tradizionale menu cartaceo. Quindi unitamente ad uno strumento di marketing per rimanere connessi al proprio pubblico, è emersa l’esigenza di dematerializzare il menu. Come Genesis Mobile abbiamo avvertito il dovere di attivarci tempestivamente ed efficientemente per rispondere a questa composita necessità della ristorazione, badando ad individuare soluzioni non solo per il servizio di sala ma anche per take-out e delivery. È stato per noi importante rassicurare i clienti con una soluzione di menu digitale, non limitandoci a vivere il tutto come mera trasposizione di supporto, da cartaceo a digitale, bensì creando ulteriore valore per il ristoratore. Abbiamo progettato e realizzato un gestionale che dà al cliente la possibilità di prenotare il tavolo, lasciare i propri dati, scegliere le portate in remoto o al tavolo; ne consegue naturalmente la dotazione al ristoratore di un CRM ready & easy to use (“customer relationship management”, gestione delle relazioni con i clienti), che potesse fargli conoscere meglio le abitudini del consumatore, risparmiare tempo nella raccolta delle prenotazioni, approfondire in modo veloce le necessità del proprio magazzino, tenendo tutto sotto controllo in pochi click. Il secondo aspetto è Digimenù, basato su una logica “Sala first”, un menu per il tavolo, per chi prenota, ma con la possibilità però di implementare anche l’asporto e la delivery sulle attività che ne hanno esigenza. Prioritario per noi l’aggiornamento continuo in tempo reale come, ad esempio, modificare il menu in ragione della disponibilità o meno di un piatto, informando i clienti sul decremento e quindi sulla disponibilità residuale di uno specifico piatto. Interveniamo ovviamente anche sul sistema di pagamento. Sovente mi capita di affermare che la tradizione non consiste nel conservare le ceneri, ma nel mantenere viva la fiamma».
Facciamo caso a due fattori che idealmente uniscono lo scenario che si ricava dall’analisi di queste realtà aziendali, tutte giovani. La prima è la loro ubicazione. Ci facciamo caso: nessuna di costoro ha sede in quelle città che ci saremmo immaginati, Milano e Roma prima di tutto. Siamo invece nella laboriosa e quieta provincia, là dove all’ombra dei campanili si producono servizi utili di cui la ristorazione necessita e di cui necessita il sistema Paese per non disperdere il patrimonio di nuove competenze che altrimenti emigrerebbero. L’altro fattore è il prezzo del servizio. Sempre chiaro, sempre esente da inopportune barriere all’ingresso e sempre tale che alla domanda “quanto costa?” si possa, in onestà intellettuale, rispondere “costa di più non averlo!”.
Nel pieno rigoglio di questo primo orizzonte della digitalizzazione delle attività di ristorazione, a partire dal menu, non si dovrà rinunciare ad immaginare e poi a progettare l’orizzonte successivo che vedrà una sempre maggiore integrazione del ristorante con i suoi stakeholders, fino a vederlo come caso interessante e virtuoso - ed essenziale ai fini della tenuta e della rinascita del nostro Paese - di “extended enterprise” (modello organizzativo concepito per ripensare i confini d’impresa). Discorso altro, che affronteremo dopo la bella estate.
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di Vincenzo D’Antonio
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