Parmigiano,
ricavi per 39,8 milioni
Meno forme
per rialzare
i prezzi
Il Consorzio ha approvato il bilancio 2019, che ha fatto segnare un incremento dell'1,47% della produzione. Tra la Brexit, i dazi e il coronavirus adesso ad agitare i produttori è il crollo dei prezzi fino al 40%.
Bene il bilancio, il fatturato e la crescita della produzione nel 2019, meno bene il presente e le prospettive dell’immediato futuro. Il consorzio del Parmigiano Reggiano ha archiviato in maniera definitiva il 2019 con l’approvazione del consuntivo, che ha confermato i trend positivi degli ultimi anni.
In pochi mesi, però, la storia è cambiata e tra Brexit, dazi americani e coronavirus, gli scenari sono stati letteralmente stravolti. Ma andiamo con ordine: oggi l’Assemblea generale dei consorziati del Parmigiano Reggiano (che per la prima volta si è svolta in videoconferenza) ha approvato a larga maggioranza il bilancio consuntivo 2019 e dato il via libera alle misure straordinarie proposte dal Consiglio di Amministrazione che puntano a riequilibrare le condizioni di mercato.
Il 2019 ha evidenziato un incremento della produzione pari a 54.498 forme: 1,47% in più rispetto al 2018. Il Parmigiano Reggiano chiude l’anno con 3.754.193 forme prodotte contro le 3.699.695 dell’anno precedente. Sono conseguentemente aumentati i ricavi - 39.807.305 euro contro i 35.452.548 del 2018 - che derivano principalmente dai contributi che i caseifici devono versare al Consorzio per produrre la Dop.
L’anno scorso ha visto un consolidarsi degli investimenti in marketing e comunicazione che hanno raggiunto i 25,5 milioni di euro contro i 22 milioni del 2018. Investimenti che rappresentano una delle leve fondamentali per sostenere l’incremento della produzione tramite lo sviluppo della domanda in Italia e all’estero.
Approvato il bilancio, l’attenzione dei produttori si è spostata sul tema dei prezzi. Nonostante la crescita dei volumi di vendita nella grande distribuzione, le quotazioni del Parmigiano Reggiano all’origine hanno registrato negli ultimi mesi un calo importante. Il trend positivo che aveva caratterizzato gli ultimi tre anni si era già invertito a ottobre 2019, in concomitanza con Brexit e l’introduzione dei dazi del Governo americano. La flessione è poi continuata, aggravandosi, nel periodo del lockdown a causa della riduzione delle vendite all’estero e la chiusura del canale Horeca.
Un contesto esasperato anche da fattori endogeni come la generale crescita produttiva che ha interessato il comparto dei formaggi a pasta dura: negli ultimi dieci anni, la produzione di Parmigiano Reggiano e Grana Padano è aumentata complessivamente di 1,9 milioni di forme (+ 31,5%) a cui va aggiunto l’aumento dei “bianchi”. Ricordiamo inoltre che il mercato dei prodotti a lunga stagionatura è ciclico e connotato da una naturale oscillazione dei prezzi.
«Il nostro futuro è sempre più condizionato dalle vicende internazionali - ha affermato il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli - Se si prendono a riferimento i listini del 2019 si stima che la riduzione del prezzo all’origine sia circa del 40%. Una contrazione della marginalità che preoccupa i caseifici che, negli anni passati, hanno vissuto un periodo felice sia per quanto riguarda produzione che prezzi».
L’obiettivo delle misure approvate oggi dall’Assemblea è proprio quello di ripristinare le condizioni di equilibrio del mercato. Le azioni sono sostanzialmente tre: in primo luogo, il Consorzio acquisterà dai suoi 335 caseifici ben 320mila forme (160mila dell’ultimo quadrimestre 2019 e 160mila del primo quadrimestre 2020) così da riequilibrare il mercato. La volontà è quella, non solo di ridurre l’offerta, ma anche di sostenere la selezione di qualità. Le forme saranno conservate nei magazzini, fatte stagionare più a lungo e reimmesse progressivamente sul mercato quando sarà possibile ottenere una remunerazione adeguata al prodotto sulla base di una precisa strategia di penetrazione nei mercati. Non è la prima volta che il Consorzio interviene per ritirare le forme al fine di alzare le quotazioni: era già successo nel 2014-2015. La novità è che ora il Consorzio non si limiterà a ritirare le forme dal mercato, ma limiterà ulteriormente le quote di produzione che sono state stabilite per il triennio a venire. Il Consorzio potrà inoltre contare sulle misure nazionali previste dal decreto rilancio.
«Il Consorzio - prosegue Bertinelli - ha varato un programma molto ambizioso che, spinto da un piano di marketing adeguato, ci consentirà di chiudere quest’anno così anomalo consolidando il giro d’affari del 2019. Queste azioni si legano a un rafforzamento delle funzioni istituzionali: innanzitutto le attività di tutela sui mercati internazionali, quelle di controllo e vigilanza, l’introduzione del nuovo Disciplinare di produzione e l’aggiornamento del Piano di Regolazione dell’Offerta. Abbiamo continuato a lavorare affinché la filiera del Parmigiano Reggiano si collochi su una traiettoria di crescita forte e di lungo periodo, prestando attenzione alle nuove dinamiche che condizionano le scelte del consumatore evoluto, vale a dire al benessere animale, alla sostenibilità, alla salvaguardia della comunità alla quale il nostro prodotto è indissolubilmente legato».
italiaatavola
Per informazioni: www.parmigianoreggiano.com
Numeri positivi per il Parmigiano Reggiano nel 2019
In pochi mesi, però, la storia è cambiata e tra Brexit, dazi americani e coronavirus, gli scenari sono stati letteralmente stravolti. Ma andiamo con ordine: oggi l’Assemblea generale dei consorziati del Parmigiano Reggiano (che per la prima volta si è svolta in videoconferenza) ha approvato a larga maggioranza il bilancio consuntivo 2019 e dato il via libera alle misure straordinarie proposte dal Consiglio di Amministrazione che puntano a riequilibrare le condizioni di mercato.
Il 2019 ha evidenziato un incremento della produzione pari a 54.498 forme: 1,47% in più rispetto al 2018. Il Parmigiano Reggiano chiude l’anno con 3.754.193 forme prodotte contro le 3.699.695 dell’anno precedente. Sono conseguentemente aumentati i ricavi - 39.807.305 euro contro i 35.452.548 del 2018 - che derivano principalmente dai contributi che i caseifici devono versare al Consorzio per produrre la Dop.
L’anno scorso ha visto un consolidarsi degli investimenti in marketing e comunicazione che hanno raggiunto i 25,5 milioni di euro contro i 22 milioni del 2018. Investimenti che rappresentano una delle leve fondamentali per sostenere l’incremento della produzione tramite lo sviluppo della domanda in Italia e all’estero.
Approvato il bilancio, l’attenzione dei produttori si è spostata sul tema dei prezzi. Nonostante la crescita dei volumi di vendita nella grande distribuzione, le quotazioni del Parmigiano Reggiano all’origine hanno registrato negli ultimi mesi un calo importante. Il trend positivo che aveva caratterizzato gli ultimi tre anni si era già invertito a ottobre 2019, in concomitanza con Brexit e l’introduzione dei dazi del Governo americano. La flessione è poi continuata, aggravandosi, nel periodo del lockdown a causa della riduzione delle vendite all’estero e la chiusura del canale Horeca.
Un contesto esasperato anche da fattori endogeni come la generale crescita produttiva che ha interessato il comparto dei formaggi a pasta dura: negli ultimi dieci anni, la produzione di Parmigiano Reggiano e Grana Padano è aumentata complessivamente di 1,9 milioni di forme (+ 31,5%) a cui va aggiunto l’aumento dei “bianchi”. Ricordiamo inoltre che il mercato dei prodotti a lunga stagionatura è ciclico e connotato da una naturale oscillazione dei prezzi.
Nicola Bertinelli
«Il nostro futuro è sempre più condizionato dalle vicende internazionali - ha affermato il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli - Se si prendono a riferimento i listini del 2019 si stima che la riduzione del prezzo all’origine sia circa del 40%. Una contrazione della marginalità che preoccupa i caseifici che, negli anni passati, hanno vissuto un periodo felice sia per quanto riguarda produzione che prezzi».
L’obiettivo delle misure approvate oggi dall’Assemblea è proprio quello di ripristinare le condizioni di equilibrio del mercato. Le azioni sono sostanzialmente tre: in primo luogo, il Consorzio acquisterà dai suoi 335 caseifici ben 320mila forme (160mila dell’ultimo quadrimestre 2019 e 160mila del primo quadrimestre 2020) così da riequilibrare il mercato. La volontà è quella, non solo di ridurre l’offerta, ma anche di sostenere la selezione di qualità. Le forme saranno conservate nei magazzini, fatte stagionare più a lungo e reimmesse progressivamente sul mercato quando sarà possibile ottenere una remunerazione adeguata al prodotto sulla base di una precisa strategia di penetrazione nei mercati. Non è la prima volta che il Consorzio interviene per ritirare le forme al fine di alzare le quotazioni: era già successo nel 2014-2015. La novità è che ora il Consorzio non si limiterà a ritirare le forme dal mercato, ma limiterà ulteriormente le quote di produzione che sono state stabilite per il triennio a venire. Il Consorzio potrà inoltre contare sulle misure nazionali previste dal decreto rilancio.
«Il Consorzio - prosegue Bertinelli - ha varato un programma molto ambizioso che, spinto da un piano di marketing adeguato, ci consentirà di chiudere quest’anno così anomalo consolidando il giro d’affari del 2019. Queste azioni si legano a un rafforzamento delle funzioni istituzionali: innanzitutto le attività di tutela sui mercati internazionali, quelle di controllo e vigilanza, l’introduzione del nuovo Disciplinare di produzione e l’aggiornamento del Piano di Regolazione dell’Offerta. Abbiamo continuato a lavorare affinché la filiera del Parmigiano Reggiano si collochi su una traiettoria di crescita forte e di lungo periodo, prestando attenzione alle nuove dinamiche che condizionano le scelte del consumatore evoluto, vale a dire al benessere animale, alla sostenibilità, alla salvaguardia della comunità alla quale il nostro prodotto è indissolubilmente legato».
italiaatavola
Per informazioni: www.parmigianoreggiano.com
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