Il benefit aziendale
più ambito?
Cibo sano
direttamente
in ufficio
A rivelarlo un'indagine online della startup Foorban: il cibo sano, preferito dal 40% degli intervistati, batte i buoni pasto, fermi al 29%. Apprezzati anche corsi di palestra, piscina e trattamenti benessere.
Il Covid-19 ha cambiato il modo di intendere l’ufficio e il lavoro, eppure la classifica di gradimento per i benefit aziendali sembra andare in controtendenza con il nuovo trend del lavoro da remoto: secondo un’indagine, infatti, il cibo sano in ufficio è il benefit preferito dai lavoratori italiani, che lo considerano di gran lunga migliore dei buoni pasto.
Nonostante lo smart working, quindi, i dipendenti italiani si dimostrano ancora molto sensibili alla possibilità di avere a propria disposizione del cibo sano fornito direttamente dall’azienda: in ufficio o, più in generale, nel luogo in cui si sta lavorando. A rivelarlo un’indagine condotta su Linkedin da Foorban (www.foorban.com), la startup che sta lavorando per assecondare i cambiamenti nel mondo della pausa pranzo aziendale, su un panel di circa 400 utenti della piattaforma: interpellati sul valutare “il benefit più di valore”, il 40% dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato di preferire “cibo sano sempre disponibile”, mentre solo il 29% degli intervistati ha votato i tradizionali “buoni pasto”, dimostrando però così un disamoramento verso la pausa pranzo consumata nei ristoranti, che - insieme all'incremento del lavoro da casa - sta preoccupando tutto il sistema della ristorazione. Più tiepide, invece, le valutazioni verso nuove forme di welfare: il 20% del campione ha dato la sua preferenza ad attività di wellbeing (palestra, piscina, workshop con nutrizionisti o esperti del benessere), mentre solo l’11% si è dimostrato interessato ad attività di formazione, come webinar o corsi online.
«E’ un risultato che ci stupisce solo in parte, per quanto possa sembrare in controtendenza rispetto al fenomeno smart-working che si sta, senza dubbio, consolidando - spiega Marco Mottolese, ceo e cofounder di Foorban, nel commentare i risultati del sondaggio - Già nel pre-Covid la ricerca di modelli nuovi di welfare, basati sull’esperienza e sul benessere del dipendente oltre che sul puro valore “economico” del benefit, era in cima all’agenda delle funzioni HR. I nuovi lavoratori italiani cercano qualità, comodità, convenienza: non è strano che avere la disponibilità di un pasto sano ed equilibrato, già pronto e confezionato, sia considerato preferibile rispetto ad un buono pasto».
Attenzione, però, a non lasciarsi ingannare: avere del cibo sano, pronto da consumare nel luogo in cui si lavora, non significa, necessariamente, averlo... “in ufficio”. «L’ufficio è un concetto ormai molto ampio: se la “sede aziendale” rimane il punto di riferimento, è sempre più comune, sia per aziende che per i dipendenti, considerare “ufficio” qualsiasi luogo in cui ci sia un computer e una connessione wifi - conclude Marco Mottolese - Stiamo lavorando per interpretare questo nuovo scenario di “ufficio diffuso”: vogliamo costruire un modello di servizio che risponda al bisogno di una pausa pranzo sana per il lavoratore moderno, qualsiasi sia il luogo in cui sta lavorando. Crediamo che l’alimentazione diventi ancora più importante in questo nuovo contesto che sta ribaltando abitudini e consuetudini. Anche le aziende lo stanno capendo, e cercano per i propri dipendenti servizi di welfare più completi e flessibili». ITALIAATAVOLA
Il desiderio è di poter pranzare bene sul posto di lavoro
Nonostante lo smart working, quindi, i dipendenti italiani si dimostrano ancora molto sensibili alla possibilità di avere a propria disposizione del cibo sano fornito direttamente dall’azienda: in ufficio o, più in generale, nel luogo in cui si sta lavorando. A rivelarlo un’indagine condotta su Linkedin da Foorban (www.foorban.com), la startup che sta lavorando per assecondare i cambiamenti nel mondo della pausa pranzo aziendale, su un panel di circa 400 utenti della piattaforma: interpellati sul valutare “il benefit più di valore”, il 40% dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato di preferire “cibo sano sempre disponibile”, mentre solo il 29% degli intervistati ha votato i tradizionali “buoni pasto”, dimostrando però così un disamoramento verso la pausa pranzo consumata nei ristoranti, che - insieme all'incremento del lavoro da casa - sta preoccupando tutto il sistema della ristorazione. Più tiepide, invece, le valutazioni verso nuove forme di welfare: il 20% del campione ha dato la sua preferenza ad attività di wellbeing (palestra, piscina, workshop con nutrizionisti o esperti del benessere), mentre solo l’11% si è dimostrato interessato ad attività di formazione, come webinar o corsi online.
«E’ un risultato che ci stupisce solo in parte, per quanto possa sembrare in controtendenza rispetto al fenomeno smart-working che si sta, senza dubbio, consolidando - spiega Marco Mottolese, ceo e cofounder di Foorban, nel commentare i risultati del sondaggio - Già nel pre-Covid la ricerca di modelli nuovi di welfare, basati sull’esperienza e sul benessere del dipendente oltre che sul puro valore “economico” del benefit, era in cima all’agenda delle funzioni HR. I nuovi lavoratori italiani cercano qualità, comodità, convenienza: non è strano che avere la disponibilità di un pasto sano ed equilibrato, già pronto e confezionato, sia considerato preferibile rispetto ad un buono pasto».
Attenzione, però, a non lasciarsi ingannare: avere del cibo sano, pronto da consumare nel luogo in cui si lavora, non significa, necessariamente, averlo... “in ufficio”. «L’ufficio è un concetto ormai molto ampio: se la “sede aziendale” rimane il punto di riferimento, è sempre più comune, sia per aziende che per i dipendenti, considerare “ufficio” qualsiasi luogo in cui ci sia un computer e una connessione wifi - conclude Marco Mottolese - Stiamo lavorando per interpretare questo nuovo scenario di “ufficio diffuso”: vogliamo costruire un modello di servizio che risponda al bisogno di una pausa pranzo sana per il lavoratore moderno, qualsiasi sia il luogo in cui sta lavorando. Crediamo che l’alimentazione diventi ancora più importante in questo nuovo contesto che sta ribaltando abitudini e consuetudini. Anche le aziende lo stanno capendo, e cercano per i propri dipendenti servizi di welfare più completi e flessibili». ITALIAATAVOLA
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