Dai cereali alla carne,
i prezzi delle materie
mai così alti
da dieci anni
Secondo l'analisi Coldiretti sui dati riportati dall'indice Fao, l'aumento dei prezzi in un anno ha toccato il +39%. A incidere, la pandemia e i cambiamenti climatici. Per il mercato all'ingrosso le analisi Bmti
Iprezzi dei prodotti alimentari hanno raggiunto, a livello mondiale, il massimo da quasi dieci anni. Trainate dalle quotazioni in forte aumento per oli vegetali, zucchero e cereali le materie prime agricole a maggio 2021 hanno segnato un nuove record nell'indice dei prezzi Fao che ha raggiunto un valore medio di 127,1 punti (+39,7% rispetto a maggio 2020).
«Per cogliere una opportunità unica abbiamo elaborato e proposto per tempo progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni», ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. L'obiettivo è quello di trarre il massimo dal Recovery plan.
Cereali, latte e carne: prezzi in aumento sull'indice Fao
Più nello specifico, grazie all'analisi offerta da Coldiretti, a tirare la volata sono i prezzi internazionali dei cereali, cresciuti del 36,6% a maggio 2021 rispetto allo stesso mese dello scorso anno, seguiti dalle quotazioni dei prodotti lattiero caseari (+28%) e della carne (+10%). «Con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione», spiega Coldiretti. Uno scenario su cui ha deciso di intervenire anche l'Unione Europea lanciando una consultazione pubblica per raccogliere contributi dagli operatori, ma anche dalle autorità e dai cittadini per realizzare un piano finalizzato a conquistare l’autosufficienza alimentare.Un fenomeno globale che si abbatte anche sull'Italia
Il fenomeno internazionale si riverbera anche in Italia, «Paese che è fortemente deficitario e ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri», sottolinea Coldiretti. Anche se la necessità, innanzitutto, è quella di agire subito. Soprattutto alla voce "costi fissi" (leggi: cereali per l'allevamento del bestiame, per esempio).«Per cogliere una opportunità unica abbiamo elaborato e proposto per tempo progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni», ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. L'obiettivo è quello di trarre il massimo dal Recovery plan.


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