martedì 1 giugno 2021

Massimo 4 persone al tavolo. Il limite vale in zona gialla e bianca

 

Massimo 4 persone al tavolo. 

Il limite vale 

in zona gialla 

e bianca


Il ministero della Salute ha fatto chiarezza sul numero massimo di persone sedute allo stesso tavolo: solo 4 a meno che non facciano parte dello nucleo famigliare. 

Vietate le tavolate e penalizzata la convivialità. E in Sardegna scattano regole più severe sulle riaperture all'interno: servono 20 metri cubi d'aria garantiti per persona

Covid, resta il limite di 4 a tavola in zone bianche e gialle
Dopo qualche giorno di valutazione, tocca al ministero della Salute fare chiarezza: al bar e al ristorante possono sedersi allo stesso tavolo un numero massimo di 4 persone non conviventi. E questo vale sia in zona gialla (dove dall’1 giugno si può tornare a ospitare i clienti in sala a pranzo e a cena) che in zona bianca (il regime minimo di restrizioni in cui, al momento, ci sono solo tre Regioni: Friuli-Venezia Giulia, Molise e Sardegna).

Il chiarimento del ministero della Salute sul numero massimo di persone allo stesso tavolo

Nel susseguirsi di Dpcm, decreti, linee guida, Faq e simili si era un po’ persa l’indicazione del numero massimo di persone che potevano sedersi allo stesso tavolo. Eppure, la norma anti-contagio era già stata inserita nel decreto approvato ad aprile da cui erano scattate le prime riaperture (che permettevano solo l’uso degli spazi esterni). E poiché non ci sono disposizioni in tal senso all’interno del successivo decreto sullo stesso tema approvato a maggio, la norma resta in vigore. A chiarirlo è stato l’Ufficio legislativo del ministero della Salute: «In zona gialla e in zona bianca quando si sta nel locali pubblici seduti a tavola si può stare massimo in quattro persone a meno che non si tratti di conviventi o di un nucleo familiare». Una disposizione che vale sia per i tavoli al chiuso che per quelli all’aperto.


Penalizzate le tavolate e le comitive in vacanza

In questo modo, saltano le tradizionali tavolate estive, dalle feste di fine anno scolastico ai pranzi aziendali fino alle cene serali in vacanza. Uno scenario che, secondo Coldiretti, fa venir meno uno dei driver della ripresa: i pasti in compagnia, una priorità per quasi il 30% degli italiani dopo le riaperture. Penalizzazione che, sommata all'obbligo di distanziamento fra i tavoli di almeno un metro riduce drasticamente gli spazi disponibili per il servizio. Una misura che limita anche l’ospitalità turistica e costringe a separare le tradizionali comitive alla vigilia di una estate in cui si attende il ritorno di 28 milioni di turisti europei con l’arrivo del green pass. Comitive che spendono quasi un terzo del proprio budget proprio per il cibo.

In Sardegna si riapre all'interno solo con 20 metri cubi d'aria garantiti a persona

Norme più stringenti, nel frattempo, sono scattate in Sardegna dove il presidente di Regione, Christian Solinas ha fissato dei nuovi paletti per la riapertura dei locali – confermando così la volontà di “fare da soli” già messa in campo per l’attività di screening sui passeggeri in arrivo via mare o via aria sull’isola. Nonostante la zona bianca, per tornare a servire i clienti all’interno, bar e ristoranti dovranno garantire «20 metri cubi d'aria e un tasso di ricambio dell'aria non inferiore a 0,5» a persona. Indicazioni che mettono in difficoltà gli operatori del settore chiamati a calcoli complicati per tornare a lavorare in sicurezza. E che, di fatto, superano a destra sulla corsia delle restrizioni il limite del metro di distanziamento fra i commensali di tavoli diversi inserito nelle linee guida per la zona bianca condivisi da Stato, Regioni e Comitato tecnico scientifico.

Confesercenti Sardegna: meccanismo complicato, dubbi sulla sua legittimità

Secondo il presidente di Confesercenti Sardegna, Roberto Bolognese le norme prevista da Solinas significherebbero che «calcolatrice alla mano, in un locale di 100 metri quadri e con tre metri di altezza, potranno essere occupati a tavola solo 15 posti. Tenuto conto che, sebbene il presidente possa in caso di rischi effettivi porre delle condizioni, ma non ci sembra questo il caso, visto che siamo in zona bianca, poniamo seri dubbi sulla legittimità di questo atto».

Il rischio è che la libertà d’impresa appena riconquistata finisca per essere mortificata da «un sistema così macchinoso e altamente penalizzante per un settore già duramente provato. Auspichiamo che si possa al più presto semplificare questa ennesima incombenza e che si possa fare riferimento unicamente a quanto stabilito dai protocolli di conferenza Stato-Regioni e adottate da apposita ordinanza dal Ministro Speranza. In ogni caso ci auguriamo che tale ordinanza non venga protragga oltre il 15 giugno».
ITALIAATAVOLA

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