martedì 1 febbraio 2022

La peste suina spaventa il turismo: in “zona rossa” niente escursioni

 

La peste suina spaventa il turismo: 

in “zona rossa” 

niente escursioni

L'allarme arriva dalla Liguria, dove l'outdoor rappresenta un'importante opportunità per allungare la stagione e tenere vivo l'entroterra. La stagione sarà però condizionata dalle limitazioni legate all'epidemia. Le ordinanze, valide fino al 13 luglio, vietano nei Comuni "infetti" escursioni di ogni genere e la raccolta di funghi e tartufi. «Un grave danno economico e di immagine», ha sottolineato Andrea Valle di Federalberghi

di Gianluca Pirovano

La peste suina non spaventa soltanto gli allevatori, ma anche il settore turistico. L'epidemia che ha colpito centinaia di Comuni al confine tra Piemonte e Liguria rischia infatti di cancellare, almeno per il 2022, la stagione delle escursioni. L'allarme arriva proprio dalla Liguria, dove il turismo legato all'entroterra (che coinvolge, bar, ristoranti, hotel, bad anda breakfast, ostelli e campeggi) rappresenta da sempre un'opportunità importante per allungare la stagione e proporre un'offerta differente da quella classica legata al mare, che permette spesso di attrarre turisti dall'estero. 

La peste suina spaventa il turismo: in “zona rossa” niente escursioni

L'effetto della peste suina sul turismo ligure 

Per gli allevatori, i cui capi saranno abbattuti, sono già stati previsti dei ristori, pari a circa 50 milioni di euro. La peste suina sta però già pesantemente colpendo anche il turismo legato all'escursionismo nell'entroterra ligure. Le ordinanze emesse dalla Regione, che avranno validità fino al 13 luglio, inseriscono infatti i Comuni colpiti dall'epidemia in una "zona rossa", che comporta parecchie limitazioni. Nei paesi (114 di cui 36 in Liguria) è fatto divieto di raccogliere fughi e tartufi, lasciare in libertà cani o altri animali domestici, movimentare animali d'allevamento e, soprattutto, di praticare trekking, mountain biking e altre attività legate al turismo outdoor. 

Il tentativo vano di prolungare la stagione 

A lanciare l'allarme è stato il presidente di Federalberghi Savona Andrea Valle, titolare fra l'altro di un albergo a Varazze, uno dei Comuni inseriti in "zona rossa". «Ci stiamo affacciando proprio ora a una stagione che non è legata al turismo balneare, ma che anzi si sviluppa proprio sul trekking e in generale sul turismo outdoor - ha sottolineato - Ogni anno ci si impegna per allungare la stagione e ampliare l'offerta, ma in questo modo è davvero impossibile». 

«Il rischio è che qualcuno chiuda»

La peste suina si aggiunge a una serie di problemi che il comparto turistico sta già affrontando: la drammatica contrazione del turismo straniero, il caro bollette, l'aumento dei costi delle materie prime e gli strascichi del Covid che ancora non lasciano spazio al definitivo ritorno alla normalità. «Ci sono poi le criticità tipicamente liguri, come il problema delle infrastrutture autostradali, che subiremo ancora per chissà quanti anni - ha aggiunto Valle - Insomma, la situazione è molto delicata e se la stagione si contrae ulteriormente il rischio concreto è che qualcuno non ce la faccia e chiuda». 

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Non bastano i ristori: è un danno d'immagine 

Come detto, i ristori per gli allevatori sono pronti, mentre per il turismo la situazione è al momento poco definita. Non sembra però essere quello il problema principale per gli operatori liguri. «È evidenti che non bastino i ristori - ha proseguito Valle - Possono essere utili, ma il problema è legato soprattutto all'immagine. Lavorare in queste condizioni rende difficile programmare e pensare a come valorizzare il turismo del nostro territorio». 

Un commissario ad hoc per la peste suina 

Nel frattempo è stato nominato commissario per la gestione dell'emergenza della peste suina. Si tratta di Angelo Ferrari, direttore dell'Istituto sperimentale Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. Confermati anche i 50 milioni di euro per la biosorveglianza e per il sostegno alle imprese della filiera.

La proposta della Confederazione italiana agricoltori

«Il peso della peste suina non può ricadere tutto sulle spalle degli allevatori che nella zona infetta subiscono il danno economico del macello immediato di capi sani, mentre i cinghiali circolano in libertà». Si è espresso così Dino Scanavinopresidente della Confederazione italiana agricoltori. La Cia propone una campagna di controllo e riduzione del numero degli ungulati attraverso l'utilizzo di figure qualificate e strumenti innovativi nei 114 Comuni dell’areale infetto. «Si parla, addirittura, dell’utilizzo dei droni per la ricerca delle carcasse infette, ma tutto questo risulta inutile se non si attua una campagna di controllo degli ungulati – ha aggiunto Scanavino - Bisogna impedire lo spostamento dei cinghiali fuori dal perimetro della zona infetta tramite le recinzioni e il foraggiamento artificiale». 

Un eventuale peggioramento della situazione potrebbe mettere in ginocchio un settore da 1,7 miliardi di euro e avere un impatto fortemente negativo sul mercato suinicolo, da cui dipende l’industria salumiera, fiore all’occhiello del Made in Italy agroalimentare.

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