direttore Iat
Essere ottimisti oggi è davvero difficile. Dopo due anni di pandemia, fra continui “stop and go” e paura per la salute, ci mancava solo uno Zar invasato che vuole ricostruire sul sangue chissà quale Santa Madre Russia. A guardare il pianto dei bambini che attraversano le frontiere, o le molotov assemblate dagli studenti di Kiev, ci sarebbe da pensare che il timore del coronavirus era forse solo un avvertimento rispetto alla follia e al terrore in cui siamo piombati non appena ci siamo tolti le mascherine. Qualunque pretesto potrebbe scatenare l’ultima guerra paventata da tanti film di fantascienza da quando sono state sganciate le due bombe atomiche sul Giappone. Altro che timore per una quinta ondata del Covid...
Serve uno scatto di orgoglio e la voglia di non arrendersiEppure, anche se l’angoscia è prevalente, vogliamo sforzarci di immaginare un futuro meno tetro. Dobbiamo guardare ad un domani che, sia pure complicatissimo, non preveda per forza morte e distruzione. Possiamo fermarci sull’orlo del baratro e intraprendere un nuovo percorso che parta dalla concretezza del nostro lavoro e da obiettivi condivisibili. Alla Politica (non quella dei populisti che ci hanno portato a questo scenario da incubo) tocca trovare soluzioni e progetti generali. A livello individuale dobbiamo trovare la forza di essere ottimisti partendo dal bancone di un bar o di un hotel, dalla cucina di un ristorante, dal campo agricolo o dalla fabbrica in cui produciamo del cibo.
Serve uno scatto di orgoglio e la voglia di non arrendersi. Solo pochi giorni prima che Putin facesse partire i carri armati si profilavano scenari positivi. Nonostante l’inflazione e i rincari dell’energia, le previsioni per il turismo erano più che buone. Per marzo c’erano prenotazioni in netta ripresa, anche dall’estero, per le località montane e anche per le città d’arte. E per l’estate i segnali erano ancora migliori. Alcuni studi parlano di un aumento rispetto ai dati del 2019, prima cioè della pandemia.
Il mondo dell’accoglienza torna ad essere centrale
E a dimostrazione della ritrovata centralità del mondo dell’accoglienza vogliamo ricordare l’entusiasmo che ancora una volta siamo riusciti a suscitare col sondaggio sul Personaggio dell’anno, il Premio Italia a Tavola. Pur in un clima di polemiche su green pass e stato di emergenza, hanno votato per i loro preferiti centinaia di migliaia di persone, valorizzando tanti professionisti e dimostrando di voler tornare ad una normalità. Che è poi l’unica possibilità che oggi abbiano per opporci alla brutalità della guerra e sostenere, se necessario, nuovi sacrifici.
Agroalimentare e turismo devono essere sostenuti in questo sforzo. In questa prospettiva un banco di prova importante sarà il Vinitaly, la fiera più significativa del nostro comparto. Se sarà un successo forse avremo fatto il giro di boa e Covid e Mosca ci faranno meno paura.
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