Le dogane portuali di New York e New Jersey avrebbero applicato un dazio più alto del previsto su Parmigiano Reggiano e Grana Padano, suscitando tensioni sull’intesa commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti. Il problema riguarda un’interpretazione dell’accordo che, secondo gli operatori italiani, non rispetta le regole stabilite per le Dop.
La controversia del 27 agosto
Il 27 agosto 2025 si è verificata una discrepanza legata al meccanismo di importazione dei formaggi a pasta dura. L’accordo prevede che un quantitativo concordato possa entrare con il dazio del 15%, mentre per la parte eccedente viene applicato un dazio fisso di 2,2 euro/kg. Le dogane di New York e New Jersey hanno, erroneamente, sommato entrambe le tariffe, arrivando a quasi il 30% del valore del prodotto.
Intervento della Farnesina e del Ministro Tajani
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha immediatamente chiesto «la corretta applicazione dell’intesa». La Farnesina ha attivato la Task Force Dazi, coordinando interventi con l’ambasciata Usa a Roma, l’Ambasciata a Washington e la Direzione Generale Commercio della Commissione UE, per chiarire l’equivoco e tutelare le Dop italiane.
Il Consorzio Parmigiano Reggiano, per voce del presidente Nicola Bertinelli, ha spiegato all'Ansa: «È stato erroneamente applicato un dazio aggiuntivo del 15%, raddoppiando sostanzialmente il dazio, senza rispettare l’accordo di un 15% all-inclusive». Anche il Consorzio Tutela Grana Padano, tramite il direttore generale Stefano Berni, ha ringraziato il ministero e Tajani: «Fuori dalle licenze, il costo complessivo applicato dalle dogane portuali sarebbe di circa 5 dollari/kg, quasi il 30% del valore del prodotto».
Impatti sull’export e prospettive
Secondo i dati dei consorzi, oltre il 35% del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano destinato agli Stati Uniti è importato fuori dalle licenze. Si tratta di circa 200.000 forme da 39/40 kg ciascuna, una quota significativa che richiede tempestivi chiarimenti diplomatici per evitare penalizzazioni all’export italiano.
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