Recensioni online,
l'Ue (finalmente)
si muove.
E l'Italia applaude
Il nuovo Codice di condotta europeo promette di mettere ordine in un sistema inquinato da giudizi pilotati e interessi nascosti. Dopo anni di denunce rimaste inascoltate, il tema entra finalmente nell’agenda politica, ma tra piattaforme troppo potenti e un mercato parallelo delle recensioni, la vera sfida comincia solo adesso
Il governo Meloni accoglie con favore il nuovo Codice di condotta (che dovrebbe presto entrare in vigore) varato dalla Commissione europea contro le recensioni online false - anche nel turismo e nella ristorazione. La ministra del Turismo Daniela Santanché ha sottolineato come si tratti di «un passo importante», rimarcando che la questione riguarda direttamente la credibilità e la competitività di uno dei comparti chiave dell’economia italiana.
Non stupisce che l’Italia sia stata tra i primi Paesi a sollevare il problema a Bruxelles, visto che già da tempo aveva messo in campo un disegno di legge nazionale per affrontare un fenomeno capace di alterare il mercato e minare la fiducia di milioni di consumatori.
Il nuovo Codice europeo sulle recensioni online
Il nuovo Codice di condotta si fonda su un principio tanto semplice quanto essenziale: solo chi ha realmente usufruito di un servizio potrà lasciare una recensione. In altre parole, le valutazioni dovranno corrispondere a esperienze autentiche e verificabili, e non a giudizi generati a tavolino da agenzie specializzate o, peggio, da bot. «L’uso delle stelline è subordinato alla consumazione» recita l’indicazione che accompagna la misura, un modo diretto per dire che non basta un click per incidere sulla reputazione di un ristorante o di un hotel. Un segnale forte, che prova a restituire dignità a uno strumento nato per offrire trasparenza e che negli anni si è trasformato, troppo spesso, in una trappola.
Questa iniziativa europea, ricordiamo, arriva dopo anni in cui Italia a Tavola ha denunciato con forza il dilagare delle recensioni fasulle, chiedendo interventi concreti e regole precise. Le battaglie portate avanti sin dal 2008 hanno spesso trovato scarsa attenzione nelle istituzioni, mentre intanto piattaforme come Booking e Tripadvisor continuavano a pubblicare senza filtri giudizi di ogni tipo, diventando di fatto arbitri assoluti della reputazione di interi settori.
nalmente, l’Europa prende atto che il problema esiste e va affrontato con strumenti chiari e vincolanti. Non a caso, il commissario europeo ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas ha ribadito con fermezza: «Le recensioni online affidabili sono essenziali per la fiducia nel turismo. Con questo nuovo Codice di condotta, alziamo gli standard in tutta Europa, garantendo che solo gli ospiti autentici possano lasciare recensioni. Ciò significa informazioni più chiare, più eque, più affidabili, più trasparenti e più attendibili per tutti».
Un problema che pesa sull’economia dei locali
Il tema è centrale perché riguarda direttamente la sostenibilità economica di ristoranti e alberghi. Secondo un’inchiesta della Fipe, almeno l’8-9% dei commenti sui ristoranti italiani nel 2023 era falso. Ma, come abbiamo più volte sottolineato su queste pagine, si tratta di una stima al ribasso, che considera solo le recensioni negative e non tiene conto di quelle positive acquistate da operatori senza scrupoli. Se si guarda al quadro complessivo, i numeri diventano drammatici: i commenti ingannevoli incidono su oltre il 30% del fatturato di un locale e generano danni economici per circa il 60% delle attività.
Non sono dettagli marginali. In un comparto dove il passaparola e la reputazione digitale sono ormai determinanti per orientare la scelta dei consumatori, un singolo giudizio manipolato può compromettere anni di lavoro. E lo ha confermato anche il ministero delle Imprese, secondo cui i contenuti falsi o manipolati incidono tra il 6% e il 30% dei ricavi nel settore turistico-ricettivo, mentre basta un solo commento diffamatorio per rovinare l’immagine di una struttura. Dati che spiegano bene perché la questione sia diventata un’urgenza politica e non solo un tema di discussione per addetti ai lavori.
L’Italia tra i Paesi più coinvolti
Il problema, del resto, è strutturale e va ben oltre i confini italiani. Già nel 2022 Tripadvisor aveva ammesso che 1,3 milioni di recensioni pubblicate sulla sua piattaforma erano risultate false, pari al 4,3% del totale. Numeri che danno la misura di un fenomeno ormai endemico. L’Italia, insieme a Paesi come India, Russia, Stati Uniti, Turchia e Vietnam, figurava tra le principali fonti di recensioni positive a pagamento. Non è dunque un caso che proprio il nostro Paese abbia deciso di muoversi in anticipo, tanto da ricevere un parere positivo da Bruxelles sul proprio disegno di legge nazionale in materia.
Un Far West da regolare
In questo contesto, non si può tacere su come certe dinamiche abbiano alterato la concorrenza e ingannato i consumatori. Per anni TripAdvisor è stata una sorta di “cassaforte” incontrollata, dove tutto veniva pubblicato senza filtri e con una sorta di immunità di fatto. Con il tempo, altre piattaforme hanno replicato lo stesso modello, generando un vero e proprio Far West, dentro al quale si sono infilati truffatori seriali e agenzie specializzate nel vendere pacchetti di recensioni fasulle a partire da 11,90 euro. E c’è stato persino chi, attraverso sistemi organizzati, ha messo in piedi racket di estorsioni: recensioni positive se paghi, negative se non accetti l’accordo.
E le storture non si fermano qui. Basta guardare all’intreccio tra TripAdvisor, TheFork e la guida Michelin. Una situazione grottesca, per cui i ristoranti che aderivano alle prenotazioni di TheFork apparivano “miracolosamente” più protetti su TripAdvisor. Una coincidenza? Difficile crederlo. Resta il fatto che questa rete di pratiche sleali ha indebolito la fiducia dei consumatori, al punto che, secondo il Gambero Rosso, due terzi dei clienti dichiarano di imbattersi regolarmente in commenti inaffidabili.
Un primo passo, ma la strada è lunga
Di fronte a tutto questo, quindi, il Codice europeo è un primo, necessario passo. Non basta, certo, ma segna finalmente un cambio di rotta. Se davvero si vuole restituire credibilità al sistema delle recensioni online, occorreranno però controlli puntuali, sanzioni severe e soprattutto un’assunzione di responsabilità da parte delle piattaforme, che per troppo tempo hanno beneficiato di un’assurda immunità, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa di migliaia di attività.
Insomma, l’Europa ha finalmente imboccato la strada giusta, ma perché questo strumento sia davvero efficace servirà continuità, determinazione e un’alleanza tra istituzioni, imprese e consumatori. Solo così il futuro delle recensioni potrà meritarsi davvero cinque stelle, non quelle comprate o inventate, ma quelle sincere di chi ha vissuto un’esperienza autentica.
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