Bere anche un solo drink alcolico al giorno può aumentare il rischio di cirrosi epatica e di alcuni tumori, in particolare quelli orali ed esofagei. Era questa la principale conclusione dell’Alcohol intake and health study, uno dei due lavori scientifici chiamati a orientare la nuova versione delle linee guida alimentari per gli americani, attesa quest’anno. Eppure quel report non arriverà mai al Congresso: infatti, secondo quanto rivelato dal New York Times, il Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti ha deciso di ritirarlo, informando i ricercatori firmatari che non sarebbe stato presentato come inizialmente previsto.
Il report ritirato e lo studio “concorrente”
La cronaca della vicenda, ricordiamo, parte dal 2022, quando il Parlamento americano aveva chiesto di aggiornare le linee guida dopo che la revisione scientifica dell’edizione 2020 aveva messo in evidenza una sottovalutazione dei rischi legati al consumo anche minimo di alcolici. Da lì la stesura di un documento che raccomandava limiti più stringenti, sostenendo che i dati disponibili non giustificassero le vecchie soglie di «un drink al giorno per le donne e due per gli uomini». Proprio questa prospettiva ha scatenato l’opposizione dei produttori di alcol, in particolare di vino e birra, che hanno bollato il rapporto come «allarmante e fuorviante», invitando i funzionari federali a considerare piuttosto studi alternativi che continuano a sostenere il valore del consumo moderato.
È in questo contesto che si è fatto strada un documento «concorrente», elaborato da un gruppo di esperti delle Accademie nazionali delle Scienze, ingegneria e medicina. Il messaggio era diametralmente opposto: bere moderatamente sarebbe più sano che non bere affatto. Tuttavia, come ricordato dallo stesso New York Times, l’indipendenza di questo lavoro è stata messa in discussione dal momento che alcuni membri del panel scientifico hanno legami finanziari con i produttori di alcolici. Di certo, come riportato dall’agenzia Reuters, il risultato finale è che nelle nuove linee guida alimentari americane non comparirà più l’indicazione che per decenni aveva accompagnato le raccomandazioni ufficiali.
Il consenso scientifico europeo sul consumo moderato
Se negli Stati Uniti la disputa è entrata in pieno nel campo politico e mediatico, in Europa l’approccio è stato diverso. Già nel 2019, infatti, un documento di consenso approvato nella sede del Parlamento europeo - con la partecipazione anche dei ricercatori dell’Irccs Neuromed - aveva messo nero su bianco alcuni punti chiave. Vi si sottolineava che «vino e birra sono componenti millenarie di una cultura e, se consumati in maniera moderata e contestualizzati all’interno di una corretta alimentazione, possono concorrere a una vita sana». Si ribadiva inoltre come «i modelli di consumo (frequenza, quantità, abitudine di bere durante i pasti) influiscano fortemente sugli effetti dell’alcol, con una relazione descritta da una curva a J: rispetto agli astemi, il rischio di malattia risulta più basso con un consumo moderato, per poi aumentare progressivamente con quantità più elevate».
.Il documento ricordava anche che, rispetto agli astemi, «il consumo regolare e moderato di alcol è associato a un rischio significativamente inferiore di eventi cardiovascolari e di mortalità per tutte le cause, sia negli adulti sani sia nei pazienti già colpiti da problemi cardiovascolari». Allo stesso tempo, non venivano chiaramente nascosti i rischi: «l’abuso, sia occasionale (binge drinking) che prolungato, resta gravemente dannoso per i tessuti e per la società». Inoltre, alcuni tumori specifici come quelli del colon-retto, della cavità orale e della mammella sono stati collegati anche a un consumo moderato. Da qui l’importanza di distinguere sempre tra quantità e modalità di consumo, e di non incoraggiare chi non beve ad iniziare a farlo in nome di presunti benefici.
La votazione del 2023 e il ruolo della misura
Da qui, nel 2023, si è arrivati alla votazione che ha messo un punto a un dibattito lungo anni. Il Parlamento europeo ha infatti scelto una linea che molti hanno letto come un compromesso, ma che resta una precisazione significativa: non è il consumo in sé a rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie non trasmissibili, bensì l’abuso di alcol. Una posizione sancita con 63 voti a favore, 2 contrari e 5 astenuti.
Alla fine, la sintesi sta tutta qui: non è il bicchiere a rappresentare il problema, ma il modo in cui lo si riempie. Lo ricorda la scienza e lo conferma il buon senso: l’alcol può essere parte della convivialità, ma diventa un pericolo quando si oltrepassa la misura. Perché, come sempre, sono le dosi a fare il veleno.
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