Lasciamo il Tiramisù
fuori dalla politica
Ma davvero si può polemizzare (e litigare) per la ricetta di un piatto?
E a maggiore ragione, ci si può affrontare come in battaglia per la primogenitura o la data di nascita di un piatto, fosse anche il Tiramisù, il più famoso e imitato dolce italiano nel mondo? Dovrebbe fare riflettere la penosa e ridicola discesa in campo del Governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha scatenato una tempesta mediatica per contestare le ricerche storiche dei coniugi Padovani, che avrebbero collocato in Friuli (documenti alla mano) la nascita dell’abbinamento di savoiardi, cacao, panna e caffè, scippandola alla “sua” Treviso.
A parte che Zaia dovrebbe avere questioni ben più importanti per gli interessi dei veneti (pensiamo solo alla decina di banche, grandi o piccole, in dissesto in tutta la regione). Per non dire del debito di riconoscenza verso i friulani che hanno permesso al Veneto di salvare il Prosecco utilizzando il nome di un comune triestino. E in ogni caso, per semplice buon senso, ci chiediamo, dopo giorni e giorni di discussioni e di aria fritta, a chi giova questa querelle?
Francamente ci sembra di poter dire che ancora una volta si è persa l’occasione di valorizzare qualcosa nell’interesse di tutti. A nessuno, in Italia o nel mondo, può interessare chi e quando ha messo nero su bianco una ricetta di un piatto che fin dalle sue origini è il frutto di pratiche diffuse e adattate provincia per provincia, comune per comune, valle per valle, come avviene da sempre in Italia.
Il valore della Cucina italiana (anzi, delle Cucine italiane) poggia proprio sulla varietà e sulle differenze che si arricchiscono grazie alle esperienze e alle tradizioni locali. È sulla qualità delle materie prime impiegate, invece che sulle tecniche, che ci si dovrebbe mobilitare, per tutelare non già un’attribuzione che lascia il tempo che trova, ma uno stile ed un’immagine che rappresenta una delle chiavi di successo del Made in Italy.
Ciò non significa che chi mette a punto ricette innovative non debba vedersene attribuire il merito, anzi. Di grande valore è ad esempio l’iniziativa di Francesca Marino, che con MySocialRecipe eviterebbe confronti imbarazzanti come quello fra Romito e Sposito sulla primogenitura delle “Fettucce ai gamberi”.
Ma su formule antiche e ormai patrimonio di tutti la gara la si dovrebbe fare solo per chi fa il piatto migliore. E nel caso del Tiramisù evitare magari di proporne interpretazioni a volte senza senso. Soprattutto pensando che un nome così azzeccato è proprio uno dei simboli dell’essere italiani, tanto che noi l’abbiamo da anni dato alla nostra pagina coi contributi dei vignettisti.
E a maggiore ragione, ci si può affrontare come in battaglia per la primogenitura o la data di nascita di un piatto, fosse anche il Tiramisù, il più famoso e imitato dolce italiano nel mondo? Dovrebbe fare riflettere la penosa e ridicola discesa in campo del Governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha scatenato una tempesta mediatica per contestare le ricerche storiche dei coniugi Padovani, che avrebbero collocato in Friuli (documenti alla mano) la nascita dell’abbinamento di savoiardi, cacao, panna e caffè, scippandola alla “sua” Treviso.
A parte che Zaia dovrebbe avere questioni ben più importanti per gli interessi dei veneti (pensiamo solo alla decina di banche, grandi o piccole, in dissesto in tutta la regione). Per non dire del debito di riconoscenza verso i friulani che hanno permesso al Veneto di salvare il Prosecco utilizzando il nome di un comune triestino. E in ogni caso, per semplice buon senso, ci chiediamo, dopo giorni e giorni di discussioni e di aria fritta, a chi giova questa querelle?
Francamente ci sembra di poter dire che ancora una volta si è persa l’occasione di valorizzare qualcosa nell’interesse di tutti. A nessuno, in Italia o nel mondo, può interessare chi e quando ha messo nero su bianco una ricetta di un piatto che fin dalle sue origini è il frutto di pratiche diffuse e adattate provincia per provincia, comune per comune, valle per valle, come avviene da sempre in Italia.
Il valore della Cucina italiana (anzi, delle Cucine italiane) poggia proprio sulla varietà e sulle differenze che si arricchiscono grazie alle esperienze e alle tradizioni locali. È sulla qualità delle materie prime impiegate, invece che sulle tecniche, che ci si dovrebbe mobilitare, per tutelare non già un’attribuzione che lascia il tempo che trova, ma uno stile ed un’immagine che rappresenta una delle chiavi di successo del Made in Italy.
Ciò non significa che chi mette a punto ricette innovative non debba vedersene attribuire il merito, anzi. Di grande valore è ad esempio l’iniziativa di Francesca Marino, che con MySocialRecipe eviterebbe confronti imbarazzanti come quello fra Romito e Sposito sulla primogenitura delle “Fettucce ai gamberi”.
Ma su formule antiche e ormai patrimonio di tutti la gara la si dovrebbe fare solo per chi fa il piatto migliore. E nel caso del Tiramisù evitare magari di proporne interpretazioni a volte senza senso. Soprattutto pensando che un nome così azzeccato è proprio uno dei simboli dell’essere italiani, tanto che noi l’abbiamo da anni dato alla nostra pagina coi contributi dei vignettisti.
Alberto Lupini
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