"Porchettiamo"
a San Terenziano
Nella piazza del borgo perugino di Gualdo Cattaneo sfilano le
porchette
- > Il festival è giunto alla sua ottava edizione
- > Tipica del centro Italia ma ben diffusa anche nel resto d'Italia
- > Antico cibo da strada
- > Sono gli odori a farle diverse
- > Fra Spoleto e Foligno nel cuore dell'Umbria
Il festival è giunto alla sua ottava edizione
Il mese di maggio è quello della porchetta, uno
dei cibi di strada più gustosi, antichi e popolari della tradizione gastronomica
italiana. Ivo Picchiarelli, storico, filosofo e docente di cultura
dell'alimentazione scrive al proposito:“Maia e Cerere, erano le dee del diventar
maggiore e della crescita, alle quali nell'antichità era offerta la porchetta.
Dalla dea Maia mutua il mese di Maggio e la maiala che le veniva sacrificata,
tant'è che la ‘porca praecidanea', ovvero di prima del taglio delle messi, era
l'offerta solenne a Cerere, dalla quale è giunta fino a noi la tradizione della
porchetta arrosto, come cibo che contraddistingue in particolare maggio, ma
anche il periodo di raccolta dei cereali…”. Proprio per questo “Porchettiamo”,
il festival/concorso delle porchette d’Italia, giunto all’8^ edizione, si svolge
in maggio (quest’anno 13-15/5) nel suggestivo borgo di San Terenziano di Gualdo
Cattaneo (Perugia), nella piazza principale del piccolo borgo umbro, rinominata
per l’occasione “La piazza delle Porchette”.
Tipica del centro Italia ma ben diffusa anche nel resto d'Italia
Le porchette 2016 provenivano dall’Umbria: da
Grutti, da Casalalta (Antica Salumeria Granieri), Pantalla di Todi (Giancarlo e
Walter Mastrini, giunta prima al concorso), Bevagna (Giuliano Cariani) e da
Costano (Carlo Giuliani); dal Lazio, la famosa Porchetta di Ariccia IGP
(Azzocchi Roberto); Marche, la Porchetta all’Ascolana (Ze’ Migliori); e anche
dalla Calabria, precisamente da Falerna (CZ, Natale Grandinetti, seconda al
concorso). Evento che ha avuto interessanti iniziative collaterali come “In
punta di porchetta!”, che ha proposto la porchetta in versione gourmet con
rinomati chef; e quella degli abbinamenti, con i vini della Strada del
Sagrantino e l'esclusiva selezione di birre artigianali italiane e straniere a
cura di Fermento Birra. Il borgo medievale di San Terenziano ben si presta ad
accogliere la gustosa teoria dei banchi di assaggio, letteralmente assaltati dai
visitatori, specie il sabato e la domenica. Sebbene sia una preparazione tipica
del centro Italia, la porchetta è ben presente in molte altre parti d’Italia: è
diffusa ad esempio in Romagna e nel Ferrarese; a Treviso, mentore Ermete
Beltrame nella sua birreria sotto il Palazzo dei Trecento; e anche nella vicina
Istria. Del resto si tratta di uno straordinario cibo da strada che ci riporta
indietro nel tempo, basta un solo morso.
Antico cibo da strada
Antichissima è la tradizione della porchetta di
Campli in Abruzzo, dove sono state rinvenute prove nella vicina Necropoli picena
di Campovalano. A Campli già gli Statuti comunali del 1575, contenevano numerose
indicazioni sull'uso, la vendita e la cottura della porchetta. In Umbria si
sostiene sia nata a Norcia, famosa sin dai tempi dei romani per l'allevamento
del maiale (da cui il sostantivo "norcino"). Nell'Alto Lazio la si fa risalire
all'epoca degli Etruschi. Ma gli abitanti di Ariccia (RM) rivendicano la
paternità della ricetta originaria. Del resto la loro è l’unica con un
riconoscimento europeo, il marchio IGP. Ma come si fa la porchetta. Per i pochi
che non lo sapessero, consiste in un maiale intero (il disciplinare IGP di
Ariccia richiede un maiale femmina), svuotato e condito all'interno con sale,
pepe, erbe aromatiche, interiora (rognone escluso) e arrostito in forno. La
porchetta si consuma tagliata a fette, come secondo piatto, oppure in panini
imbottiti.
Sono gli odori a farle diverse
La diversità tra una porchetta e l’altra la fanno
i cosiddetti “odori” utilizzati nella fase di riempimento, che precede la
cottura. Esistono due tipi fondamentali di condimento e quindi di gusto, dettati
dalla tradizione. Nella Toscana meridionale, nei Castelli romani del sud e in
altre aree dell’Italia centrale, si aromatizza con il rosmarino. Nell’Alto
Lazio, in Umbria e nelle Marche si utilizza il finocchio selvatico: ogni
porchetta ha la sua ricetta. Un cibo da strada abbiamo detto. Con un saporito
panino in mano è bello passeggiare nel borgo di San Terenziano, o visitare
Gualdo Cattaneo, specie il suo castello che domina la valle fra Foligno e
Spoleto; fondato nel 975 per opera del conte germanico Edoardo Cattaneo, rivestì
notevole importanza proprio per la sua posizione strategica. La Rocca centrale,
conserva il suo aspetto originario della fine del 1400 quando fu costruita per
volere della città di Foligno.
Fra Spoleto e Foligno nel cuore dell'Umbria
Essa è attraversata da camminamenti interni che
conducono ai vari livelli della torre fino alla terrazza in cima, da cui si gode
di una splendida vista sul territorio e la piazza sottostante, su cui si
affaccia la Chiesa dei SS. Antonio e Antonino che conserva nella cripta
romanica, originale del 1260, le spoglie dei due Santi insieme a quelle del
Beato Ugolino. Il panino però richiede un giusto abbinamento. Quello classico, a
San Terenziano di Gualdo Catteneo, è con il Sagrantino, la DOC del territorio.
Vale la pena quindi fare pochi chilometri in direzione Todi e raggiungere la
Cantina Peppucci (www.cantinapeppucci.com), dove l’appassionato Filippo Peppucci
sarà ben lieto di presentare i suoi vini e la sua storia: ha chiamato “l’Altro
Io” l’ottimo Sagrantino in purezza; e col nome del figlio, “Giovanni”,
l’interessante blend Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot. Ma assaggiate
curiosi il “Montorsolo”, un sorprendente (14,5°) Grechetto di Todi DOC in
purezza, che seppur bianco terrà bene le carni del vostro panino. E se il panino
non è stato sufficiente per calmare la fame che questi posti incastonati nelle
dolci colline umbre (San Terenziano, 515 m s.l.m.) certamente stimolano,
scendendo verso la E45, la superstrada che attraversa l’Umbria e porta a Roma,
una sosta all’agriturismo “La Casella” certamente non deluderà
(chiedete alla fine di gustare i “tozzetti”, imperdibili biscotti alle mandorle
e anice…).
Vinoecibo
Mimmo Vita
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