Festa di compleanno:
quello che c’è da sapere
Il giorno della nascita viene ricordato con feste, auguri, regali, ecc.
Ma quando e come è nata questa tradizione L’usanza di celebrare la propria data di nascita ha origine da antiche usanze dei pagani che per l’occasione erano soliti fare gli auguri al festeggiato nell’intento di proteggerlo dalle forze del male e di auspicare per lui salute e sicurezza per l’ulteriore anno che stava per iniziare.
Il compleanno antico e pagano era concepito come un rito religioso ed è per questo che fu rifiutato dal cristianesimo; quello moderno è apparso soltanto quando ha cominciato ad affrancarsi dalla tradizione cristiana che, nel medioevo, vedeva nel battesimo una ‘rinascita’ e nelle feste dei santi il ricordo della loro ‘nascita’ alla ‘vera vita’.
Non c’era posto per una celebrazione religiosa della ricorrenza della nascita. Questo cambiamento di contenuto è stato accompagnato da un cambiamento di ritmo: al tempo circolare dell’anno liturgico, supporto delle feste religiose e della memoria dei defunti, ha fatto seguito un tempo lineare, che capitalizza gli anni anziché riprodurli uno uguale all’altro.
Lo ha «inventato» Goethe
Insomma, la ricorrenza del compleanno per festeggiare la nascita dei nostri cari e la nostra con torta, candeline, regali e auguri di ‘buon compleanno’, è un’invenzione molto recente: secondo lo storico francese Jean-Claude Schmitt sarebbe stato Johann Wolfgang Goethe a “inventare” la celebrazione del compleanno così come oggi la intendiamo, nel 1802 per festeggiare il suo 53esimo compleanno. L’arrivo dei compleanni è stato facilitato poi dalla Rivoluzione francese, che promosse l’anagrafe statale e i certificati di nascita.
Nell’antichità
Nonostante la festa di compleanno sia così “recente”, le tradizioni che la accompagnano vengono da tempi molto più lontani. Prendiamo ad esempio il dolce: pare sia di origine egizia. Tradizione vuole infatti che in occasione del compleanno del faraone i sudditi festeggiassero con cibi squisiti. Lo stesso facevano i Persiani, che preparavano una torta speciale, riservata al re, da offrire anche alle divinità e ai nobili. Il tutto, però, senza candeline. Nella Bibbia ci sono due “feste di compleanno”: quella del faraone e quella di Erode. Quest’ultimo, alla fine della sua danza, dona a Salomè la testa di Giovanni Battista.
Da dove arrivano le candeline
Secondo alcune ricostruzioni storiche, l’idea di festeggiare il compleanno con le candeline viene dagli antichi Greci. Sarebbero legate al culto della dea della caccia, Artemide, simboleggiata talvolta dalla Luna crescente e dalla sua luce. A lei venivano offerti dolci rotondi, decorati con lumini per renderli, appunto, brillanti come la Luna. Proprio come facciamo noi oggi con le candeline, gli antichi spegnendo quelle luci rivolgevano delle richieste alla divinità: gli antenati dei desideri che accompagnano oggi il “soffio” sulle candeline.
Scoperto anche da Marco Polo
Marco Polo scoprì l’usanza alla corte dell’imperatore della Cina, il Kubilai Khan festeggiato solennemente nel giorno della nascita, e la descrisse con molto stupore nel “Milione”, segno che in Italia del medioevo non era una pratica diffusa. Peraltro i cinesi contano gli anni a partire dal concepimento e arrotondando per eccesso. Quindi i 9 mesi di gravidanza aggiungono un anno rispetto al conteggio occidentale.
Onomastico vs Compleanno
Se in Mesopotamia e in Egitto era importante registrare il giorno della propria nascita, perché grazie a quel dato gli astrologi potevano fare l’oroscopo, i Romani - come gli Egizi e i Persiani - rendevano omaggio soltanto alla nascita di chi era dotato di un certo “pedigree”: per esempio gli imperatori. Fino al XVI secolo, del resto, pochissimi conoscevano la propria data di nascita.
Nel Medioevo si preferiva festeggiare l’onomastico, finché la Riforma protestante mise in discussione il culto dei santi e promosse l’adozione di nomi diversi da quelli canonizzati.
I riti che accompagnano il compleanno (auguri, torta, regali, ecc) videro la luce solo nel XIX secolo, tra la borghesia e le classi agiate. Solo nei decenni successivi l’usanza cominciò a penetrare in tutte le classi sociali, finché nella seconda metà del secolo in Germania nacque la Kinderfest, la festa dei bambini: il piccolo (o piccola) festeggiato veniva svegliato all’alba con una torta decorata di candeline. Una più della sua età, a rappresentare la “luce di vita”: le candeline stavano accese per tutto il giorno e si sostituivano quando si consumavano.
La canzone più famosa
La melodia cantata solitamente in occasione dei compleanni che si intitola “Tanti auguri a te” (Happy Birthday to You), fu composta dalle sorelle statunitensi Mildred Janie Hill e Patty Smith Hill nel 1893, quando erano maestre di asilo a Louisville (Kentucky). Inizialmente fu creata come saluto di ingresso all’aula da parte degli alunni, e recitava “Good Morning to All” (Buongiorno a tutti). Non si sa con certezza chi abbia composto le parole attuali in inglese (ed in italiano). Un brano - strano ma vero - protetto dal diritto d’autore (è stato calcolato che in media garantisca almeno 2 milioni di dollari di ricavi annuali) fino ad almeno il dicembre 2016 e che è spesso finito in tribunale per dispute autoriali.
Il paradosso del compleanno
Da quante persone dev’essere formato un gruppo perché almeno due di loro festeggino il compleanno lo stesso giorno? Almeno 23, secondo il matematico Richard Von Mises, che nel 1939 ha formulato il paradosso del compleanno: in un gruppo di 23 persone la probabilità è circa del 51%; con 30 persone supera il 70%, con 50 persone arriva addirittura il 97%. Anche se per arrivare all’evento certo servono almeno 366 persone (367 negli anni bisestili), la teoria delle probabilità ci dice che in realtà ne bastano molte meno.
Panorama Edit
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