Agli italiani piace
mangiare fuori casa
Nel 2016 spesi 78
miliardi di euro
Nel 2016 24,5 milioni di italiani hanno mangiato fuori casa regolarmente, 50,3 milioni quelli che lo hanno fatto almeno una volta e il 47% di questi hanno espresso il loro parere online attraverso recensioni. A fornire questi dati è il rapporto redatto da Coldiretti/Censis sulla ristorazione in Italia.
Considerando l’incremento rispetto al periodo pre-crisi il dato è positivo e conferma le sensazioni degli ultimi tempi circa il piacere degli italiani a mangiare fuori casa. Il dato diventa ulteriormente positivo se si considera che sono i millennials quelli che più spesso pranzano o cenano fuori: 11 milioni per la precisione di cui 6,9 milioni regolarmente.Ma cosa cercano gli italiani quando escono per mangiare? In cima alla classifica con 48,6 milioni di preferenze sempre ristoranti, osterie, trattorie di cucina italiana o regionale. 36,1 milioni sono gli italiani che sono andati ancora più a fondo dei menu “tradizionali” scegliendo di mangiare negli agriturismi. Dati che consolano anche se resta alto il numero di persone che scelgono ancora bar, pasticcerie e caffè per mangiare con 37,9 milioni di “passaggi” da questi locali. 30,8 milioni quelli che scelgono invece pub e paninoteche. Due dati molto probabilmente gonfiati dai pranzi lavorativi veloci.
Altri dati interessanti sono quelli dai quali emerge che il 74% degli italiani ha dichiarato che la buona riuscita di un piatto dipende dalla qualità delle materie prime, mentre per il 17% è legata alla capacità del cuoco. In particolare, l’eccellenza nella ristorazione deriva per i cittadini dalla qualità delle materie prime usate per preparare le pietanze (84,2%), dalla loro origine italiana (72,4%), dall’indicazione sul menu della provenienza delle materie prime e degli ingredienti (66,4%). Una considerazione che però cozza un po’ coi numeri dei locali che propongono pranzi “veloci” e che è in contrasto col numero ancora alto di chi sceglie i fast food per pranzo o cena: 31,5 milioni di italiani, tanti. Gli ultimi dati relativi ai locali scelti sono quelli che dicono che 28,7 milioni si sono recati in ristoranti etnici (come cinese, indiano, giapponese), 26,7 milioni in wine bar ed eno pub e 16,5 milioni nei ristoranti vegetariani/vegani.
Tutto bene dunque, perché significa che hanno potere di spesa (loro in autonomia o le loro famiglie comunque) anche se per i più tradizionalisti forse potrebbe far arricciare il naso questa cosa: e i tradizionali pranzi o cene in famiglia? Così facendo si perde anche la capacità di cucinare a casa propria nonostante gli ormai innumerevoli programmi tv che provano a incentivare l’utilizzo dei fornelli della propria cucina? Forse. Con una certa sicurezza si può però dire che questa moda ha fatto nascere una nuova tendenza, controversa e non senza lati oscuri quella degli home restaurant.
La stessa ricerca ha evidenziato che sono 3,3 milioni gli italiani che mangiano negli home restaurant, con la preparazione di cene nel salotto di casa da parte di cuochi amatoriali, organizzate e promosse attraverso piattaforme social. Valori massicci anche per i social eating (privati che organizzano in casa propria pranzi o cene come fossero ristoranti) novità praticate abitualmente da 3,1 milioni di italiani, mentre ulteriori 6 milioni lo fanno di tanto in tanto. Altro fenomeno in crescita è quello della ristorazione digitale, con 4,1 milioni di italiani che ordinano regolarmente cibo a domicilio online, tramite sito web oppure app (più altri 8,8 che lo praticano saltuariamente), mentre sono 11 milioni quelli che usano il telefono in maniera costante per farsi portare a casa piatti e pietanze direttamente da ristorante e/o pizzeria (17,5 milioni quelli che lo fanno occasionalmente).
Gli italiani tuttavia non si accontentano del mangiar bene, vogliono vivere un’esperienza diversa ma, soprattutto, vogliono sentirsi protagonisti di quell’esperienza. E pure giudici di quello che vedono e assaggiano seguendo l’altra tendenza originata dalla tv per la quale i giudici di uno show sono i protagonisti piuttosto che i talenti che animano quello stesso show. Moda che poi genera nel mondo della ristorazione quell’abuso di recensioni spesso azzardate, inadeguate o addirittura false ma che riescono comunque a fare la fortuna o la disperazione di un locale.
Quasi la metà degli italiani infatti - sempre secondo la ricerca Censis-Coldiretti - dà voti online a ristoranti, trattorie o altri locali con il 47% della popolazione adulta che ha scritto nell’ultimo anno recensioni sul web sui pranzi o le cene consumati. Analizzando i giudizi postati il 58,2% degli italiani definisce di eccellenza la propria esperienza, il 36,8% buona o sufficiente e il 5% insufficiente. Tra le motivazioni più frequenti alla base dei commenti negativi ci sono locali angusti, eccessivamente affollati o troppo rumorosi, tempi di attesa dei piatti eccessivamente lunghi, scortesia o scarsa attenzione del personale anche al momento dell’accoglienza nel locale. Meno frequenti i giudizi molto negativi sulla qualità del cibo e sull’inadeguatezza della preparazione del piatto.
Il rapporto prende in esame anche le recensioni postate dai clienti stranieri, che si rivelano meno severi di quelli italiani. Qui il 66% dei commenti esprime, infatti, un giudizio eccellente circa la propria esperienza di ristorazione in un preciso locale, il 30,3% ha scritto una recensione buona o sufficiente e solo il 3,7% ha espresso una valutazione negativa. Se si analizzano, però, le recensioni per locale solo il 5,6% dei ristoranti valutati rientra nella categoria Top, cioè hanno saputo garantire ai clienti una esperienza di assoluta eccellenza in tutte le dimensioni considerate, dalla qualità del cibo alle caratteristiche del locale fino al servizio al personale. Il 28,2% ha ottenuto una valutazione molto buona, il 36,3% buona, il 19,3% media e il 10,6% negativa.
Italiaatavola
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