venerdì 6 ottobre 2017

«Che buono il pollo mangiato con le mani»

A Tavola con...

Francesco Mandelli 

«Che buono 

il pollo 

mangiato 

con le mani»

Francesco Mandelli, attore, comico e conduttore nasce artisticamente negli anni Novanta a Mtv, poi il successo con "I Soliti Idioti" e il cinema. Ironico e pungente ama la tradizione e il valore di condividere la tavola




Nato con Mtv, «era la mia internet, a metà degli anni novanta, trasmettevano da Londra, era tutto nuovo e molto figo, mi sembrava di essere là. Ho cominciato da loro»: così racconta Francesco Mandelli, protagonista della intervista A Tavola con... e continua: «Un giorno vado a fare un provino, io diciottenne con zainetto e brufoli, entro ed erano tutti più carini, ma Andrea Pezzi, un genio, mi scelse e cominciò tutto. Ho cominciato a lavorare con Andrea cui sarò eternamente grato per avermi dato quest'opportunità. Ero un ragazzino di Osnago, provincia di Milano, facevo teatro e suonavo in un gruppo, mai mi sarei aspettato quanto poi è avvenuto».

Francesco Mandelli (A Tavola con... Francesco Mandelli «Che buono il pollo mangiato con le mani»)
Francesco Mandelli

Fino al punto da presentare, due anni fa, i mitici Mtv Awards. Attore e comico, Mandelli raggiunge il successo e la popolarità con i personaggi de "I Soliti Idioti", caratteri e interpretazioni che consegnano al grande pubblico esilaranti tormentoni e declinano la "rottura" con ironia e grande fantasia. Poi cinema e tanta televisione.

Siede a tavola, anzi al bancone con vista sulla cucina di Daniel Canzian, ristoratore milanese, membro Euro-Toques, ed esordisce celebrando un territorio vinicolo di eccellenza, quale è la Franciacorta. «Lo beviamo spesso, soprattuto a casa dei genitori di mia moglie che è di Vicenza, dove ci riuniamo per cene stupende. Penso che il padre di Luisa sia azionista di una delle cantine da quanto ne consumiamo», scherza.

Qual è il tuo rapporto con il cibo?
Da ragazzo mangiavo per nutrirmi, qualsiasi cosa: se la carta fosse stata commestibile avrei mangiato anche quella. Crescendo ho scoperto che mi piace mangiare sano e bene, mi sono avvicinato molto al cibo grazie alla cucina veneta, alla tradizione, adoro lo spiedo - "speo" in dialetto - anche quello con gli "uccelletti".

Deduco tu non sia vengano...
"Nein", trovo che gli estremi, nella vita come nella politica, così come nell'alimentazione siano sbagliati, quindi non esageriamo. Non sono un carnivoro accanito, ma mangiare la carne ogni tanto, se è buona e sai da dove viene, non può farti male.

Qual è il profumo che ti arriva dalla cucina e ti fa alzare per seguirlo?
Sono diversi, ma la mia "Madeleine di Proust" è il profumo del pollo arrosto di mia nonna, per me da bambino era proprio festa, anche perché era legittimo mangiarlo con le mani e succhiarsi le dita, come avrei voluto fare con ogni altro cibo. Passavo molto tempo con mia nonna, anche le sue lasagne erano speciali. Non era facile farmi mangiare da bambino, mia figlia Giovanna invece "se magna tutto, pure le tazzine, pare 'n trattore" - dice, assumendo la voce di Ruggero, il suo celebre personaggio dall'accento romano.

Francesco Mandelli e Daniel Canzian (A Tavola con... Francesco Mandelli «Che buono il pollo mangiato con le mani»)
Francesco Mandelli e Daniel Canzian

La cucina è condivisione, riunirsi a tavola è sempre qualcosa di speciale
Cucinare per qualcuno è un atto d'amore, vuol dire che vuoi bene: nell'alchimia di chi cucina non basta avere le giuste tecniche, la differenza la fa l'amore che ci metti. Come quando fai un film e c'è qualcosa di più che lo rende un capolavoro, ecco quel qualcosa non è spiegabile con la sceneggiatura o la fotografia, nasce dall'amore che uno prova per la storia che sta raccontando.

La famiglia e la tavola?
Adesso che siamo una famiglia di tre persone, io mia moglie e mia figlia, il momento della cena o del pranzo è momento di condivisione. Fino a quando eravamo in due si mangiava magari davanti alla serie tv preferita, adesso è diverso: ci si siede a tavola tutti insieme, si spegne la televisione e si parla. Anche a colazione, momento più importante della giornata, si comincia tutti e tre insieme. Trovo che in queste tradizioni ci sia un senso immenso dello stare insieme. Anche il dialetto è una tradizione che unisce, ogni tanto lo uso con mia figlia perché impari a conoscerlo.

Un valore del territorio?
L'Italia è tutta magnifica, il Paese che amo, ma il Veneto, devo dire, mi ha stregato e rubato il cuore, lì tutti parlano in dialetto, la trovo una cosa affascinante, qualcuno considera il dialetto da ignoranti, io ritengo sia di grande cultura conservare quel tipo di tradizione. Come avviene con la cucina. Puoi crescere e andare in giro, ma quello che ti hanno insegnato i tuoi genitori è sempre un valore: la cosa più bella è la semplicità.

Qual è il tuo luogo del cuore?
L'Autodromo di Monza, sono un appassionato di motori.

di Andrea Radic
vicedirettore

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