Cuochi salvi
dalla piaga dei voucher
Il nostro lavoro
ci permette un futuro
Una storia all’italiana: nati per fronteggiare il lavoro nero, son serviti solo a celarlo. Il Governo si è attivato contro questa tendenza. Fortuna che il cuoco è poco coinvolto grazie al valore della sua professione
Le stagioni, anche le stagioni del lavoro, non sono più quelle di una volta. Un tempo, e parlo di quello dei miei genitori, dei miei nonni e delle generazioni passate, il lavoro nella vita delle persone occupava un arco di tempo ben definito. Una volta intrapreso, si inoltrava sistematicamente dalla giovinezza alla vecchiaia, e corrispondeva alla condizione produttiva della esistenza dell’individuo, in cui ci si procurava il reddito per l’acquisto di eventuale casa, per progettare una famiglia, insomma, ci si costruiva il futuro.
Oggi per effetto della crisi economica globale, che ha colpito un po’ tutti gli Stati industriali, i percorsi lavorativi sono divenuti per tutti tardivi e assai accidentati; ci si muove entro linee corte ed orizzonti oscuri se non addirittura ignoti, variando e moderando gli intenti e le aspirazioni di ogni persona, in base a ciò che offre il mercato del lavoro e in termini di accettazione sempre più bassi.
I maggiori ad esserne stati colpiti sono stati i giovani, specie in Italia, dove si registra il picco di disoccupazione più alto in assoluto dell'“Area-Euro”, definiti in battute poco felici da parte di alcuni nostri politici come bamboccioni, choosy, sfigati. A fronte di questa marea di disoccupati sempre più in crescita, qualcosa è stato fatto in questi ultimi anni, grazie anche all’introduzione dei famosi “voucher” della Legge Biagi , cercando di andare incontro alle esigenze imprenditoriali del mercato stagionale, turistico ed occasionale, specie quello agricolo, e in quelle aree dove la piaga del lavoro nero o sommerso era cosa usuale.
I datori di lavoro hanno apprezzato molto questo nuovo strumento di “flessibilità” all’italiana, basato su una netta riduzione dei costi a scapito delle condizioni di lavoro. Ma come dice un vecchio proverbio “fatta la legge trovato l’inganno!”: il provvedimento emanato, e tanto decantato dai politici di allora, non ha ottenuto gli effetti sperati, anzi. Non so degli altri settori produttivi, ma nel nostro comparto ricettivo-turistico-alberghiero, grossi abusi sono stati commessi con tale sistema.
Un esempio fra tutti e con dati certi alla mano: in Sardegna, isola caratterizzata da turismo estivo e da alta occupazione stagionale, nel 2012 sono stati venduti 500mila voucher, mentre lo scorso anno (2016) si parla di ben 4 milioni di unità! Sono alte cifre che fanno riflettere, poiché il così alto progredire del ricorso al “voucher” non è stato determinato da piccole attività, né tanto meno da quelle aziende a carattere familiare, bensì da grosse società, specie dalle catene estere che investono nel turismo di quell’isola (e non solo), che fanno delle necessità dell’individuo, in cerca di una occupazione, uno strumento di coercizione lavorativa.
A mio modesto avviso il nuovo “sistema” non è la strada giusta per regolarizzare i contratti di prestazione occasionale, specie nel nostro comparto, ma comunque bene ha fatto questo governo a mettere mano e cercare di migliorare una legge che ha visto più illeciti che legalità. Per fortuna la nostra categoria di cuochi (professionisti e non) non è stata particolarmente investita da questo fenomeno che doveva creare nuova occupazione caratterizzata dalla flessibilità in ingresso.
La nostra figura lavorativa è sempre più valorizzata e ricercata: se tanti giovani ambiscono a divenire i nuovi eroi in giacca da cuoco, divi del teleschermo, vuol dire che la nostra professione ha un valore, non solo di prospettive economiche di tutto rispetto; il mestiere di cuoco, per quanto duro e pieno di sacrifici possa essere, ha futuro con “stagioni” e percorsi di tempo ben definiti dove l’individuo può ancora progettare e creare il proprio futuro. Un augurio di buon lavoro a tutti.
Oggi per effetto della crisi economica globale, che ha colpito un po’ tutti gli Stati industriali, i percorsi lavorativi sono divenuti per tutti tardivi e assai accidentati; ci si muove entro linee corte ed orizzonti oscuri se non addirittura ignoti, variando e moderando gli intenti e le aspirazioni di ogni persona, in base a ciò che offre il mercato del lavoro e in termini di accettazione sempre più bassi.
I maggiori ad esserne stati colpiti sono stati i giovani, specie in Italia, dove si registra il picco di disoccupazione più alto in assoluto dell'“Area-Euro”, definiti in battute poco felici da parte di alcuni nostri politici come bamboccioni, choosy, sfigati. A fronte di questa marea di disoccupati sempre più in crescita, qualcosa è stato fatto in questi ultimi anni, grazie anche all’introduzione dei famosi “voucher” della Legge Biagi , cercando di andare incontro alle esigenze imprenditoriali del mercato stagionale, turistico ed occasionale, specie quello agricolo, e in quelle aree dove la piaga del lavoro nero o sommerso era cosa usuale.
I datori di lavoro hanno apprezzato molto questo nuovo strumento di “flessibilità” all’italiana, basato su una netta riduzione dei costi a scapito delle condizioni di lavoro. Ma come dice un vecchio proverbio “fatta la legge trovato l’inganno!”: il provvedimento emanato, e tanto decantato dai politici di allora, non ha ottenuto gli effetti sperati, anzi. Non so degli altri settori produttivi, ma nel nostro comparto ricettivo-turistico-alberghiero, grossi abusi sono stati commessi con tale sistema.
Un esempio fra tutti e con dati certi alla mano: in Sardegna, isola caratterizzata da turismo estivo e da alta occupazione stagionale, nel 2012 sono stati venduti 500mila voucher, mentre lo scorso anno (2016) si parla di ben 4 milioni di unità! Sono alte cifre che fanno riflettere, poiché il così alto progredire del ricorso al “voucher” non è stato determinato da piccole attività, né tanto meno da quelle aziende a carattere familiare, bensì da grosse società, specie dalle catene estere che investono nel turismo di quell’isola (e non solo), che fanno delle necessità dell’individuo, in cerca di una occupazione, uno strumento di coercizione lavorativa.
A mio modesto avviso il nuovo “sistema” non è la strada giusta per regolarizzare i contratti di prestazione occasionale, specie nel nostro comparto, ma comunque bene ha fatto questo governo a mettere mano e cercare di migliorare una legge che ha visto più illeciti che legalità. Per fortuna la nostra categoria di cuochi (professionisti e non) non è stata particolarmente investita da questo fenomeno che doveva creare nuova occupazione caratterizzata dalla flessibilità in ingresso.
La nostra figura lavorativa è sempre più valorizzata e ricercata: se tanti giovani ambiscono a divenire i nuovi eroi in giacca da cuoco, divi del teleschermo, vuol dire che la nostra professione ha un valore, non solo di prospettive economiche di tutto rispetto; il mestiere di cuoco, per quanto duro e pieno di sacrifici possa essere, ha futuro con “stagioni” e percorsi di tempo ben definiti dove l’individuo può ancora progettare e creare il proprio futuro. Un augurio di buon lavoro a tutti.
di Rocco Pozzulo
presidente FIC - Federazione italiana cuochi
presidente FIC - Federazione italiana cuochi
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