PINOCCHIO
ORA SI LEGGE
ORA SI LEGGE
La favola di
Collodi tradotta per la prima volta nel linguaggio delle icone per smartphone. Esperimento nato online, con tanto di grammatica e
glossario
Avreste potuto leggere questo articolo
in emojitaliano. Sì, proprio le piccole icone colorate con cui ogni giorno
esprimiamo (sinteticamente) emozioni e stati d’animo dagli smartphone o dai
computer. Avreste potuto farlo e non è detto che in un futuro, più o meno
prossimo, non lo facciate. Perché nel febbraio 2016 è partito un ambizioso
progetto di scrittura collettiva via Twitter che, nel giro di nove mesi, non
solo ha tradotto in emojitaliano il “Pinocchio” di Collodi in versione
originale, ma ha anche messo nero su bianco, per la prima volta, una grammatica
e un glossario di questa lingua artificiale.
Tutto il lavoro è stato pubblicato in un libro uscito lo
scorso novembre per la casa editrice fiorentina Apice Libri. “È il primo
esperimento al mondo che è riuscito nell’obiettivo di costruire un codice
condiviso – spiega Francesca Chiusaroli, docente di Linguistica dei media
all’Università di Macerata, promotrice del progetto e tra gli autori del volume
con Johanna Monti e Federico Sangati –. In questo libro c’è una grammatica
introduttiva, creata sul modello delle lingue artificiali che viene messa a
disposizione insieme al glossario, rendendo così leggibile la favola di
Collodi. Chiunque si voglia cimentare con la lettura può farlo, guidato anche
dal testo originale a fronte”.
I precedenti
I precedenti
Pochi i tentavi simili portati a
termine finora: Fred Benenson ha tradotto, sempre con una community sul web,
“Moby Dick” di Herman Melville (“Emoji Dick”); c’è poi il designer Joe Hale che
ha realizzato un poster con 25mila emoji per rappresentare “Alice nel paese
delle meraviglie” di Lewis Carroll. “Ma – continua Chiusaroli – sono
esperimenti non interessati a costruire un codice come abbiamo fatto noi: non
forniscono chiavi di lettura, non forniscono un glossario, ogni frase è
tradotta da persone diverse. Sono cose per collezionisti, con il nostro
‘Pinocchio’ invece vogliamo raggiungere tutti. Non ci fermiamo al pubblico
degli studiosi, ci piacerebbe che arrivasse nelle scuole, nei corsi
universitari”.
Dodici-tredici i traduttori italiano-emoji (tutti legati
alla community on line “Scritture brevi”) che giornalmente e gratuitamente
hanno lavorato alla costruzione di un palazzo di segni e parole: “Ognuno
proponeva su Twitter quello che voleva. Poi man mano che andavamo avanti
facevamo una selezione e trasferivamo le voci scelte nel dizionario digitale.
Ogni giorno bisognava andare a guardare se una parola c’era già e quindi
utilizzavamo quella. La cosa più bella è che verso la fine, visto che la
ricorsività del lessico di un autore è abbastanza normale, i tweet dei nostri
traduttori erano tutti uguali. Quindi si è realizzato il sogno per cui c’erano
pochissime difformità”.
Digitale
su Telegram
Certo, fa uno strano effetto vedere
stampato su carta un lavoro nato e sviluppato sul web: “Farci un libro – spiega
la linguista – è stata una mia idea. Questo è un unicum che ha avuto una sua
collocazione storica di 9 mesi. Se ci dovessi mettere le mani adesso come
prodotto digitale sarebbe scaduto, anche perché nuove emoji arrivano in
continuazione e cambiano in qualche modo la rappresentazione delle frasi. Dunque,
ho voluto che rimanesse per sempre la nostra versione”.
Il Pinocchio disegnato con il naso lungo è arrivato nel
repertorio delle emoji (tutto il lavoro si è svolto su un dizionario digitale
creato su Telegram) a progetto già iniziato: “Ma abbiamo preferito mantenere la
scelta iniziale, quella del ‘ragazzo che corre’ perché è l’espressione più
tipica di Pinocchio, mentre quando è burattino diventa ‘robot’. L’icona con il
naso lungo invece è stata utilizzata per rendere il termine ‘bugia’”.
I
simboli
Per la
traduzione spesso sono stati utilizzati riferimenti letterari. Per esempio la
parola “colpa” è rappresentata con la sequenza “uomo-donna-mela”, su
ispirazione dell’immagine biblica; “Geppetto” è il “buon padre” (uomo-cuore),
mentre in assenza dell’emoji per il “Grillo parlante” gli autori si sono
affidati alla critica letteraria che descrive il personaggio come un essere
dalla voce gracchiante, simbolo della morale tradizionale (cappello da
laureato-tromba). “A volte si pensa che sia difficile rendere i concetti
astratti, ma non è vero, perché in tutte le lingue si utilizzano le metafore.
In realtà la difficoltà maggiore l’abbiamo trovata nel tradurre un elemento
come farfalla che non esisteva. E l’abbiamo fatto mettendo insieme il bruco e
un aereo”.
Il
rimando al linguaggio preistorico, ai pittogrammi viene spontaneo. Tant’è che
anche le pagine stampate trasmettono, nel loro insieme, un certo senso
artistico. “La disponibilità di un comune repertorio standardizzato –si legge
nell’introduzione del libro – fornisce un’interessante occasione per l’indagine
linguistica, in particolare nella possibilità di verificare l’effettiva portata
universale degli emoji, ovvero la capacità di rappresentazione di concetti e
idee in misura indipendente dalle lingue”. Ma intanto continuano gli
esperimenti. “Oggi – conclude Francesca Chiusaroli – il ‘Pinocchio’ in
emojitaliano, una volta spiegata la grammatica e il glossario, può essere letto
senza problemi anche da un inglese”.
EmojiWorldBot
Un dizionario
linguistico internazionale: i moderni pittogrammi come codice intermediario tra
idiomi diversi. In futuro useremo le faccine al posto dell’inglese?
Il team di ricercatori dopo “EmojiPinocchio” portano a
casa un nuovo successo: EmojiWorldBot, il
primo dizionario al mondo per la traduzione multilingue degli emoji. Con loro
due new entry: Martin Benjamin e Sina Mansour dell’Istituto Federale di
Tecnologia di Losanna. Questa volta, l’obiettivo è di respiro internazionale:
trasformare i moderni pittogrammi in una lingua intermediaria, un ponte tra
parlanti di idiomi diversi. In poche parole, faccine al posto dell’inglese.
Ben 70 le lingue disponibili, neppure una pagina.
Questo perché il vocabolario di EmojiWorld è in realtà un bot sviluppato per Telegram, la nota applicazione di messaggistica istantanea, in cui basta digitare una parola in italiano per trovare il corrispondente emoji nella propria lingua e in quelle estere. Almeno per ora, perché presto i significati di ogni faccina si omologheranno per tutti i linguaggi. E ciò avverrà grazie al contributo degli stessi utilizzatori, invitati ad arricchire il progetto attraverso dei giochi interattivi.
Questo perché il vocabolario di EmojiWorld è in realtà un bot sviluppato per Telegram, la nota applicazione di messaggistica istantanea, in cui basta digitare una parola in italiano per trovare il corrispondente emoji nella propria lingua e in quelle estere. Almeno per ora, perché presto i significati di ogni faccina si omologheranno per tutti i linguaggi. E ciò avverrà grazie al contributo degli stessi utilizzatori, invitati ad arricchire il progetto attraverso dei giochi interattivi.
Man mano che gli abbinamenti saranno verificati dagli
utenti-giocatori, il bot diventerà sempre più intelligente, consentendo di
tradurre con accuratezza in ogni lingua scelta. “Più si giocherà, più saremo in
grado di fornire traduzioni accurate tra le lingue – spiega Martin Benjamin,
autore del complesso database –, finora le traduzioni da lingua a lingua usano
l’inglese come codice intermediario. Ma da ora potremo usare gli emoji”.
E
presto sarà disponibile anche un secondo gioco che permetterà di tradurre
automaticamente gli emoji da una lingua all’altra. “Sin dai tempi antichi le
persone hanno usato le immagini per raccontare e comunicare. La società di oggi
in questo non è da meno – aggiunge Francesca Chiusaroli –. Gli emoji consentono
di superare confini geografici e linguistici. E l’EmojiWorldBot sarà il primo
strumento tecnologico per la comunicazione tra parlanti di oltre 120 lingue”.
“Anche perché al momento – precisa Johanna Monti – non esistono strumenti
efficaci per la traduzione tra la maggior parte delle coppie di lingue usate,
specialmente tra quelle meno comuni”.
Quello portato
avanti è un lavoro di ricerca nel campo della linguistica che non ha precedenti
o eguali in Italia e nel mondo. Il progetto punta a creare una lingua delle
immagini con una grammatica realizzata ad hoc. Un sistema di codici, fruibile
da tutti, da utilizzare anche in contesti sensibili come l’accoglienza dei
migranti. “Sembra un sogno, è una rivoluzione della scrittura e noi ci siamo
dentro in pieno”.
PANORAMA EDIT
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