Boom del turismo
in montagna: è tornato ai livelli pre Covid.
E adesso si guarda all'estate
Lo sci non si ferma. All'inizio c'erano tante incertezze, eppure dalle Dolomiti al Friuli Venezia Giulia, dalla Lombardia alla Valle d'Aosta, per i comprensori sciistici il risultato è stato positivo. Anzi, in alcuni casi anche superiore alle annate migliori. Ora si guarda già all'estate e a come ridurre l'impatto del caro bollette.
ra partita con tante incertezze, su tutte l'emergenza pandemica che a dicembre era tutt'altro che conclusa. Invece la stagione invernale nelle località montane alla fine si è rivelata un successo superiore alle aspettative. Nella maggior parte dei casi si è tornati ai livelli pre-Covid, mentre in alcuni si è fatto anche meglio del 2019, l'ultima stagione prima dell'emergenza pandemica. Questo risultato è frutto di molti fattori. La pandemia ha mutato le abitudini degli italiani che hanno riscoperto il turismo di prossimità sui monti del Bel Paese. Ma non solo; è vero che sono mancati i turisti russi, ucraini e di parte dell'Est Europa, ma si sono anche aperti nuovi mercati e in alcune zone c'è stata una vera e propria invasione di turisti americani.
Adesso i comprensori sciistici guardano già all'estate e ai nuovi contratti da stipulare con le aziende energetiche. Quest'anno la maggior parte è riuscita a scampare al caro bollette, avendo stipulato per tempo contratti che hanno permesso di mantenere il prezzo bloccato, ma quello che succederà la prossima stagione resta una grande incognita.
La stagione invernale è stata migliore delle aspettative
Nessuno fra gli addetti ai lavori avrebbe scommesso un euro sulla buona riuscita della stagione invernale. Le incognite erano tante. L'emergenza pandemica era ancora in atto, così come le restrizioni anticontagio, che all'inzio dell'anno in Italia erano diverse e più restrittive rispetto a quelle di altri Paesi della fascia alpina. Erano poi appena entrate in vigore le nuove norme sulla sicurezza sulle piste da sci col divieto di bere alcolici in pista e l'obbligo di indossare il casco per tutti i minori.
Ma nonostante i cattivi auspici la stagione è subito partita molto bene. Ai primi di dicembre è subito nevicato e poi il freddo ha permesso ai cannoni di aggiungere neve artificiale a quella che era caduta abbondantemente all'inizio del mese. Le precipitazioni nevose sono poi continuate, seppur sporadiche, fino alla primavera e questo ha permesso alla maggior parte degli impianti di rimanere aperti. Le vacanze di Natale sono state poi un successo.
A gennaio in generale si è avuta una leggera flessione a causa delle restrizioni antiCovid (come quella legata alla validità del Green pass, che per fortuna è stata subito corretta), ma il Governo è intervenuto tempestivamente e ha cambiato il regolamento evitando un fuggi fuggi di stranieri verso altri Paesi. La guerra tra Russia e Ucraina ha comunque impedito l'afflusso da parte dei turisti dell'Est Europa, ma la carenza è stata in larga parte colmata dagli italiani che hanno riscoperto il turismo di prossimità, le seconde case e le gite brevi. Gli albergatori hanno dovuto fare di necessità virtù per il cambio di abitudini lavorative, ma alla fine il risultato è stato comunque positivo.
In Piemonte e Valle d'Aosta la stagione
è stata migliore di quella pre-Covid
Ferruccio Fournier, presidente di Avif Associazione Valdostana Impianti a Fune ha tracciato un bilancio più che positivo, di molto superiore alle aspettative. «Non ho ancora i dati precisi, anche perché ci sono impianti che chiuderanno più avanti perché si trovano sopra i 3mila metri. Ma il fatturato è stato migliore di quello che avevamo registrato tre anni fa - ha spiegato – C'è stato un leggero calo di di presenze da parte degli stranieri, ma è stato compensato dagli italiani».
I comprensori del Piemonte e della Valle d'Aosta sono di fatto scampati al caro bollette. «Il prezzo è rimasto bloccato dato che per tempo avevamo stilato i contratti con le società energetiche – ha ripreso – Inoltre i gatti delle nevi avevano già la loro scorta di carburante in quota e quindi anche le criticità legate al caro gasolio non ci hanno di fatto interessato. Resta però una grande incognita per i contratti futuri, dato che quello in vigore scade il 30 giugno, quando saremo in piena stagione estiva».
In Lombardia boom delle vacanze brevi e dei giornalieri
Michele Bertolini, direttore del Consorzio Ponte di Legno – Tonale ha spiegato che il Lombardia il turismo in montagna sia mutato. «Sono cresciuti tanto rispetto al passato i biglietti dei giornalieri – ha spiegato – I visitatori, in larga parte italiani, hanno privilegiato le vacanze brevi e hanno usato di più le seconde case. La guerra in Ucraina ha inevitabilmente causato una diminuzione di turisti dall'Est Europa, compenssti però dagli arrivi di tanti stranieri provenienti dalla parte Nord del continente, ma anche da Israele. Da parte nostra abbiamo rinunciato ad andare in Polonia per le attività di marketing, ma lo faremo a ottobre nella speranza che il conflitto tra Russia e Ucraina si sia concluso. La stagione nel complesso è stata in linea con quella che abbiamo avuto nel 2018 e 2019, la seconda migliore in assoluto dopo quella record del 2019-20, terminata anzitempo a causa dell oscoppio dell'emergenza pandemica. Tutti gli impianti chiuderanno il 15 maggio, ma riapriranno per la stagione estiva il 18 giugno. Ci saranno tanti turisti che verranno per fare il bike trekking e poi c'è il nostro Water music festiva, che prevede concerti in località suggestive».
In Friuli Venezia Giulia più presenze del pre-Covid
La stagione invernale dello sci in Friuli Venezia Giulia ha chiuso con numeri in linea con quelli dell’epoca pre Covid e, anzi, con presenze superiori alla media degli ultimi sette anni, escluso il 2020/2021 quando gli impianti non sono mai stati aperti a causa della pandemia. Tenendo in considerazione le limitazioni imposte dal coronavirus e una variante Omicron che, di fatto, ha ridotto al minimo la presenza di stranieri, bene si capisce, dunque, perchè l’assessore regionale al Turismo Sergio Bini abbia parlato di «numeri positivi che dimostrano come il piano di rilancio dei poli sciistici regionali stia già producendo i primi risultati».
Americani pazzi per le Dolomiti
Anche sulle Dolomiti gli addetti ai lavori hanno dovuto mutare l'offerta in base ai cambiamenti delle abitudini turistiche dei visitatori. «Ci sono state molte più prenotazioni e disdette dell'ultimo minuto a causa della pandemia – ha spiegato Marco Pappalardo, direttore marketing del comprensorio Dolomiti superski. Purtroppo la Pasqua quest'anno è caduta tardi e quindi diversi impianti avevano già chiuso il 10 aprile, ma in ogni caso la stagione è stata positiva. A livello degli afflussi di turisti stranieri sapevamo fin dall'inizio dell'anno che i russi non si sarebberio fatti vedere perché inizialmente il vaccino Sputnik non era stato riconosciuto dal Comitato scientifico italiano. Però la loro mancanza è stata ampiamente compensata dalla presenza di turisti provenienti da Belgio, Olanda, Scandinavia. Cìè stato anche un vero e proprio boom di americani. Da parte nostra questa è stata la miglior stagione di sempre dopo quella del 2019-2020. Questo inverno ci ha insegnato che la gente aveva voglia di partire, di tornare a fare spot e a sciare dopo i lunghi mesi di fermo forzato a causa del lockdown».
Gli esercenti funiviari: «Quest'anno ha prevalso la voglia di montagna»
L'ultima parola è di Valeria Ghezzi, presidente di Anef, l'Associazione nazionale esercenti funiviari. «Viste le premesse l'associazione è stata anche migliore delle aspettative - ha detto - Il turismo sugli Appennini e sulle Prealpi è andato molto bene. Un po' meno, invece, nelle località alpine, anche a causa della penuria di stranieri. In ogni modo alla fine possiamo affermare che ha prevalso la voglia di uscire di casa, di tornare in montagna, anche sei costi per noi sono aumentati tantissimo». Ghezzi ha ammesso che il futuro al momento è un'incognita. «Non sappiamo quando il conflitto tra Russia e Ucraina finirà e cosa decideranno di fare i turisti stranieri. C'è poi la questione legata al caro energia che non è stata risolta. Avevamo chiesto di essere inseriti fra le aziende energivore, ma l'emendamento inserito come altri nel Decreto energia, approvato a marzo è stato cancellato. Vedremo quindi quali altre decisioni prenderà il Governo da questo punto di vista».iat
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