Menù, food delivery
nuova realtà
Rapporti serrati
con la forza vendita
Il 2020 era partito alla grande: gennaio e febbraio incremento del 10%. La produzione dal fresco procede in sicurezza. Attesi risultati anche dall’asporto. Formazione continua con il commerciale.
Condimenti, salse e creme, funghi, primi piatti, pietanze, preparati per dolci. Centinaia e centinaia di referenze per un catalogo che è un inno alla ristorazione. Assortimento sempre in divenire all’insegna del contenuto di servizio. Da 88 anni Menù produce specialità alimentari a elevato valore aggiunto.
«Il 2020 era partito alla grande – spiega dalla sede di Medolla (Mo) Federico Masella, responsabile marketing Italia – In gennaio e febbraio abbiamo registrato un incremento del 10%. Eravamo in linea con l’obiettivo di raggiungere i 100 milioni di fatturato, partendo dai 94 dello scorso anno, 64 dal mercato interno e 30 dall’export».
Poi la pandemia, che ha bloccato il Paese e il mondo Horeca in particolare. «In due mesi è cambiato tutto - racconta Masella – Un fermo immagine in picchiata, che vede il segno più rappresentato solo dal mercato delivery, al 15%. In alcune regioni oggi è possibile anche l’asporto, da cui ci aspettiamo un incremento. Se l’apertura della ristorazione, come sembra, non sarà a metà maggio, ma a inizio giugno ci sarà però una moria di imprese».
Alla riapertura tutti si dovranno adattare a uno scenario nuovo, impensabile solo poche settimane fa. «Certo. Si opererà in modo diverso: riduzione dei coperti, orari dilatati, turni – annota Masella - Anche la clientela dei ristoranti si spalmerà lungo la settimana. Questo è il momento di analizzare i cambiamenti e ci stiamo organizzando. Fermo restando che il food delivery e l’asporto cresceranno, stiamo vicini alla nostra clientela anche rifornendola di servizi e strumenti di protezione individuale per riaprire in sicurezza. La vera incognita è rappresentata dagli alberghi, un mercato che rappresenta il 10-12% del nostro fatturato».
L’incertezza qui è sovrana. Quando riapriranno avranno clientela interna, ma anche dall’estero? La pandemia si è sviluppata nel mondo a macchia di leopardo con Paesi che vi si sono dovuti adattare a scaglioni. «L’export di Menù ha tenuto fino a marzo e in aprile ha subito cali importanti – segnala Federico Masella - Un mercato che si porterà dietro una scia più lunga. Qui il Covid-19 si è presentato mentre eravamo nel pieno della lavorazione stagionale del fresco, in particolare dei carciofi. Abbiamo tenuto, anche perché siamo stati abili nell’impostare subito misure di sicurezza interna. Le squadre sono state divise e hanno operato in reparti protetti. Ora è il momento degli asparagi. In parallelo siamo in stretto contatto con i nostri 400 agenti. Ogni giorno una videoconferenza a tema: formazione, aggiornamento, valore aggiunto e contenuto di servizio delle nostre referenze. La forza vendita è motivatissima».
Per informazioni:
www.menu.it
La lavorazione dal fresco dei carciofi si è conclusa di recente
«Il 2020 era partito alla grande – spiega dalla sede di Medolla (Mo) Federico Masella, responsabile marketing Italia – In gennaio e febbraio abbiamo registrato un incremento del 10%. Eravamo in linea con l’obiettivo di raggiungere i 100 milioni di fatturato, partendo dai 94 dello scorso anno, 64 dal mercato interno e 30 dall’export».
Poi la pandemia, che ha bloccato il Paese e il mondo Horeca in particolare. «In due mesi è cambiato tutto - racconta Masella – Un fermo immagine in picchiata, che vede il segno più rappresentato solo dal mercato delivery, al 15%. In alcune regioni oggi è possibile anche l’asporto, da cui ci aspettiamo un incremento. Se l’apertura della ristorazione, come sembra, non sarà a metà maggio, ma a inizio giugno ci sarà però una moria di imprese».
Pomodori: la produzione all'interno dello stabilimento di Medolla (Mo)
Alla riapertura tutti si dovranno adattare a uno scenario nuovo, impensabile solo poche settimane fa. «Certo. Si opererà in modo diverso: riduzione dei coperti, orari dilatati, turni – annota Masella - Anche la clientela dei ristoranti si spalmerà lungo la settimana. Questo è il momento di analizzare i cambiamenti e ci stiamo organizzando. Fermo restando che il food delivery e l’asporto cresceranno, stiamo vicini alla nostra clientela anche rifornendola di servizi e strumenti di protezione individuale per riaprire in sicurezza. La vera incognita è rappresentata dagli alberghi, un mercato che rappresenta il 10-12% del nostro fatturato».
L'assortimento del catalogo di Menù è sempre in divenire
L’incertezza qui è sovrana. Quando riapriranno avranno clientela interna, ma anche dall’estero? La pandemia si è sviluppata nel mondo a macchia di leopardo con Paesi che vi si sono dovuti adattare a scaglioni. «L’export di Menù ha tenuto fino a marzo e in aprile ha subito cali importanti – segnala Federico Masella - Un mercato che si porterà dietro una scia più lunga. Qui il Covid-19 si è presentato mentre eravamo nel pieno della lavorazione stagionale del fresco, in particolare dei carciofi. Abbiamo tenuto, anche perché siamo stati abili nell’impostare subito misure di sicurezza interna. Le squadre sono state divise e hanno operato in reparti protetti. Ora è il momento degli asparagi. In parallelo siamo in stretto contatto con i nostri 400 agenti. Ogni giorno una videoconferenza a tema: formazione, aggiornamento, valore aggiunto e contenuto di servizio delle nostre referenze. La forza vendita è motivatissima».
di Gabriele Ancona
vicedirettore
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