mercoledì 29 aprile 2020

I locali chiusi affondano il pesce Il 55% del pescato è per l'outdoor

I locali chiusi 

affondano il pesce
Il 55% del pescato 

è per l'outdoor


La stop all'universo ristorazione fino alla vigilia dell’estate è un colpo pesante per il settore ittico che coinvolge anche la chiusura a cascata delle pescherie e dei mercati ittici all’ingrosso e alla produzione.

Lchiusura dei ristoranti fino al 1 giugno sta causando danni gravissimi anche a mercati di grande rilievo nell’ambito della filiera. Basti pensare che il 55% del pescato in Italia viene consumato fuori casa. Il che sta a significare che 12mila pescherecci e 28mila posti di lavoro sono a rischio. La flotta italiana può affondare: questo l’allarme lanciato da Coldiretti.

Ristoranti chiusi, flotta a rischio Il 55% del pescato è per l'outdoor
Il lockdown minaccia 12 mila pescherecci e 28 mila posti di lavoro

«La stop forzato alla ristorazione fino alla vigilia dell’estate è un duro colpo per il settore ittico che coinvolge anche la chiusura a cascata delle pescherie e dei mercati ittici all’ingrosso e alla produzione – dichiara Coldiretti  - Ad aggravare la paralisi del settore sono i limiti agli spostamenti che hanno causato anche il crollo della domanda di pesce fresco per consumo casalingo con la nuova tendenza a fare la spesa ogni 2-3 giorni, per evitare di doversi recare spesso al supermercato, che ha portato i consumatori a orientarsi verso conservati e surgelati».

Nei mari italiani si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce cui vanno aggiunti gli oltre 140 milioni di chili prodotti in acquacoltura, mentre le importazioni dall’estero hanno ormai superato il miliardo di chili. La chiusura forzata di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha dunque un effetto a valanga sull’agroalimentare nazionale con il valore dei mancati acquisti in cibi e bevande per la preparazione dei menu che sale a 5 miliardi per effetto del lockdown prolungato al primo giugno.

In difficoltà quindi anche gli oltre 800 allevamenti ittici diffusi lungo tutta la Penisola. «Il consumo pro capite di pesci, molluschi e crostacei in Italia si aggiorna attorno ai 30 chili all’anno con la preferenza fuori casa accordata a polpo, vongole veraci, cozze da allevamento, seppia, tonno, astice, branzino, pesce spada e orata – rileva  Coldiretti - La possibilità di vendita a domicilio e dell’asporto è una importante opportunità anche se non sufficiente ad aiutare il settore soprattutto alla luce del crack turistico. In queste condizioni è necessario sostenere un settore sul quale pesa già un forte dipendenza dall’estero da dove viene l’80% del pesce consumato in Italia anche per la mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine sui piatti consumati al ristorante che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy».

Secondo stime di Coldiretti, oltre al pesce a essere colpiti sono anche vino, birra, carne, frutta e verdura ma anche salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
ITALIAATAVOLA
Per informazioni: www.coldiretti.it
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