La bomba delle Carte
di credito
Il Pos costerà
il 30% in più
Nexi (banche) dal 1° luglio aumenta i costi delle commissioni e si incamera quasi tutto il bonus deciso dal Governo per favorire i pagamenti digitali.
Un colpo per bar, ristoranti ed hotel. Sempre da luglio partirà la riduzione a meno di 2mila euro per i pagamenti in contanti. E le banche intanto continuano a frenare sui finanziamenti
Bar, ristoranti e hotel sono in ginocchio. È l’intera prima fila del turismo che stenta a rialzarsi dopo quasi 3 mesi di lockdown. Più che i vincoli di tipo sanitario (che in alcuni casi si sono dimostrati un’opportunità per rivedere l’organizzazione e l’accoglienza) a pesare sopra ogni cosa è la mancanza di liquidità: mancano i soldi per pagare i costi fissi e il personale (che stenta persino a ricevere i contributi della cassa integrazione).
Ed è in particolare il sistema bancario ad avere costituito finora una sorta di “tappo” che ha ingessato il comparto. Ora gli istituti di credito sono chiamati alla prova della verità con l’erogazione dei contributi a fondo perduto, ma è indubbio che finora hanno perso gran parte della credibilità nella vicenda “prestiti” che, sia pure garantiti per il 90% dal Mediocredito centrale, sono arrivati col contagocce. Hanno moltiplicato pratiche e documenti da compilare (nella media si è passati dai 5 previsti dall’accordo Governo-sindacati-Abi ai 20 utilizzati dalla gran parte delle banche) dando risposte positive a meno della metà delle piccole imprese.
Questo rapporto conflittuale fra pubblici esercizi e banche rischia però di diventare esplosivo a breve. Giusto in contemporanea con l’entrata in vigore dei nuovi limiti sui pagamenti in contanti (che dovranno essere inferiori a 2mila euro), dal 1° luglio è stata infatti annunciata una nuova stangata per bar, ristoranti, hotel e i negozi in genere: Nexi, la società delle banche italiane per la gestione delle carte di credito, aumenterà del 30% le provvigioni. Ma come, ci si chiederà, lo Stato spinge per usare i pagamenti elettronici (anche per ridurre i rischi di contagi da covd-19 e combattere criminalità ed evasione fiscale) e le banche aumentano un costo già rilevante? Anzi, il più alto in Europa…
Perché nel mezzo della più drammatica crisi economica Nexi aumenta la commissione dei Pos?
Parliamo di un costo per le piccole imprese che il premier Giuseppe Conte e il Governo avevano promesso di fare azzerare.
Sembra davvero che la finanza viaggi su un altro pianeta e che la politica stia a guardare come la casta dei banchieri, intoccabili, schiaccia i piccoli imprenditori…
La cosa più grave è che finora uno dei limiti all’utilizzo delle carte di credito era proprio il costo della loro gestione a livello bancario. E non a caso da tempo si chiedeva di ridurre le commissioni sul loro utilizzo per disincentivare l’uso del contante. Questo del resto è quanto è successo finora in altri Paesi. E fra l’altro questa tendenza avrebbe potuto proseguire alla grande in Italia visto che durante il lockdown c’era stata un’impennata ad accettare pagamenti con le carte di credito, anche da parte di soggetti un tempo “ostili” come gli artigiani.
Contro ogni logica di mercato, e di interesse dello Stato, Nexi alla fine dello scorso febbraio aveva invece inviato alle aziende dotate di un Pos una modifica contrattuale delle commissioni da pagare. Le nuove condizioni prevedono una diminuzione delle provvigioni solo per i circuiti di pagamento stranieri (tipo Amex, poco utilizzati in Italia): dal 4,45% al 2,29%. Una boccata di ossigeno per i negozianti. Ma, a sorpresa, è arrivato anche un contemporaneo aumento delle commissioni bancarie per i servizi normalmente utilizzati dagli italiani (Maestro, MasterCard, Visa, V pay) dallo 0,97% all’1,24%.
Il problema è che non c’è di fatto un’alternativa immediatamente opponibile a Nexi (che ha quasi un monopolio totale) e quindi questa è a tutti gli effetti un’autentica tassa sulle imprese che non possono certo dismettere il servizio di pagamento elettronico. Anche perché dal primo di luglio il Pos sarà obbligatorio per tutti!
La beffa è che il Governo aveva previsto che dal primo luglio, in concomitanza con la riduzione della soglia di contante, ci fosse un credito d’imposta sulle commissioni pagate per l’utilizzo del Pos da parte degli esercenti con un valore pari al 30% delle commissioni addebitate. Di fatto era uno sconto del 30% proprio sui costi di gestione del Pos. In pratica fatto 100 il valore della commissione pretesa da Nexi, i baristi o i ristoratori ne avrebbero pagato solo 70, anche se alle banche sarebbe andato sempre 100. Ma alle banche evidentemente questo 100 non bastava, e ora vogliono avere in tasca 130 (incorporando di fatto il bonus), mentre pur con il bonus agli esercenti resterebbe un costo di 91. Si potrebbe parlare di un furto legalizzato. Davvero un paradosso... Si riduce col contagocce il costo per chi incassa con le carte di credito, ma le banche aumentano il loro guadagno a spese dello Stato.
È troppo dire che in queste condizioni è uno schifo?
E il Governo finora non ha detto nulla su questo colpo di mano delle banche. Questo non è libero mercato, è licenza di fare quello che vogliono le banche.L’unica cosa che ci possiamo aspettare è che il Governo blocchi per decreto questo rincaro anche perché col prevedibile aumento dell’uso delle carte di credito gli istituiti di credito succhierebbero altri soldi allo Stato che tutto dovrebbe fare, meno che ingrassare ulteriormente il mondo del credito. Siamo in presenza di qualcosa di paradossale che di certo non aiuterà il commercio in questo periodo di grave crisi.
Si tratta di un salasso che aggraverà la già difficile condizione economica dei piccoli imprenditori. L’alternativa, ma di difficile realizzazione in tempi brevi, è di smontare il monopolio Nexi aprendo ad altri operatori europei obbligando le banche ad accettare anche le transazioni di questi operatori. Oppure sostenere la diffusione dei circuiti minori per la gestione di carte di credito che fanno però riferimento a poche banche. Il Pos dovrebbe essere uno strumento “neutro” indipendentemente dalla banca in cui uno ha il conto. Ma questo temiamo che resterà nel libro dei sogni, così come le promesse dell’Inps di pagare la cassa integrazione per tempo o quella delle banche di versare in 3-4 giorni i finanziamenti a fondo perduto.
Ed è in particolare il sistema bancario ad avere costituito finora una sorta di “tappo” che ha ingessato il comparto. Ora gli istituti di credito sono chiamati alla prova della verità con l’erogazione dei contributi a fondo perduto, ma è indubbio che finora hanno perso gran parte della credibilità nella vicenda “prestiti” che, sia pure garantiti per il 90% dal Mediocredito centrale, sono arrivati col contagocce. Hanno moltiplicato pratiche e documenti da compilare (nella media si è passati dai 5 previsti dall’accordo Governo-sindacati-Abi ai 20 utilizzati dalla gran parte delle banche) dando risposte positive a meno della metà delle piccole imprese.
Questo rapporto conflittuale fra pubblici esercizi e banche rischia però di diventare esplosivo a breve. Giusto in contemporanea con l’entrata in vigore dei nuovi limiti sui pagamenti in contanti (che dovranno essere inferiori a 2mila euro), dal 1° luglio è stata infatti annunciata una nuova stangata per bar, ristoranti, hotel e i negozi in genere: Nexi, la società delle banche italiane per la gestione delle carte di credito, aumenterà del 30% le provvigioni. Ma come, ci si chiederà, lo Stato spinge per usare i pagamenti elettronici (anche per ridurre i rischi di contagi da covd-19 e combattere criminalità ed evasione fiscale) e le banche aumentano un costo già rilevante? Anzi, il più alto in Europa…
Perché nel mezzo della più drammatica crisi economica Nexi aumenta la commissione dei Pos?
Parliamo di un costo per le piccole imprese che il premier Giuseppe Conte e il Governo avevano promesso di fare azzerare.
Sembra davvero che la finanza viaggi su un altro pianeta e che la politica stia a guardare come la casta dei banchieri, intoccabili, schiaccia i piccoli imprenditori…
La cosa più grave è che finora uno dei limiti all’utilizzo delle carte di credito era proprio il costo della loro gestione a livello bancario. E non a caso da tempo si chiedeva di ridurre le commissioni sul loro utilizzo per disincentivare l’uso del contante. Questo del resto è quanto è successo finora in altri Paesi. E fra l’altro questa tendenza avrebbe potuto proseguire alla grande in Italia visto che durante il lockdown c’era stata un’impennata ad accettare pagamenti con le carte di credito, anche da parte di soggetti un tempo “ostili” come gli artigiani.
Contro ogni logica di mercato, e di interesse dello Stato, Nexi alla fine dello scorso febbraio aveva invece inviato alle aziende dotate di un Pos una modifica contrattuale delle commissioni da pagare. Le nuove condizioni prevedono una diminuzione delle provvigioni solo per i circuiti di pagamento stranieri (tipo Amex, poco utilizzati in Italia): dal 4,45% al 2,29%. Una boccata di ossigeno per i negozianti. Ma, a sorpresa, è arrivato anche un contemporaneo aumento delle commissioni bancarie per i servizi normalmente utilizzati dagli italiani (Maestro, MasterCard, Visa, V pay) dallo 0,97% all’1,24%.
Il problema è che non c’è di fatto un’alternativa immediatamente opponibile a Nexi (che ha quasi un monopolio totale) e quindi questa è a tutti gli effetti un’autentica tassa sulle imprese che non possono certo dismettere il servizio di pagamento elettronico. Anche perché dal primo di luglio il Pos sarà obbligatorio per tutti!
La beffa è che il Governo aveva previsto che dal primo luglio, in concomitanza con la riduzione della soglia di contante, ci fosse un credito d’imposta sulle commissioni pagate per l’utilizzo del Pos da parte degli esercenti con un valore pari al 30% delle commissioni addebitate. Di fatto era uno sconto del 30% proprio sui costi di gestione del Pos. In pratica fatto 100 il valore della commissione pretesa da Nexi, i baristi o i ristoratori ne avrebbero pagato solo 70, anche se alle banche sarebbe andato sempre 100. Ma alle banche evidentemente questo 100 non bastava, e ora vogliono avere in tasca 130 (incorporando di fatto il bonus), mentre pur con il bonus agli esercenti resterebbe un costo di 91. Si potrebbe parlare di un furto legalizzato. Davvero un paradosso... Si riduce col contagocce il costo per chi incassa con le carte di credito, ma le banche aumentano il loro guadagno a spese dello Stato.
È troppo dire che in queste condizioni è uno schifo?
E il Governo finora non ha detto nulla su questo colpo di mano delle banche. Questo non è libero mercato, è licenza di fare quello che vogliono le banche.L’unica cosa che ci possiamo aspettare è che il Governo blocchi per decreto questo rincaro anche perché col prevedibile aumento dell’uso delle carte di credito gli istituiti di credito succhierebbero altri soldi allo Stato che tutto dovrebbe fare, meno che ingrassare ulteriormente il mondo del credito. Siamo in presenza di qualcosa di paradossale che di certo non aiuterà il commercio in questo periodo di grave crisi.
Si tratta di un salasso che aggraverà la già difficile condizione economica dei piccoli imprenditori. L’alternativa, ma di difficile realizzazione in tempi brevi, è di smontare il monopolio Nexi aprendo ad altri operatori europei obbligando le banche ad accettare anche le transazioni di questi operatori. Oppure sostenere la diffusione dei circuiti minori per la gestione di carte di credito che fanno però riferimento a poche banche. Il Pos dovrebbe essere uno strumento “neutro” indipendentemente dalla banca in cui uno ha il conto. Ma questo temiamo che resterà nel libro dei sogni, così come le promesse dell’Inps di pagare la cassa integrazione per tempo o quella delle banche di versare in 3-4 giorni i finanziamenti a fondo perduto.
© Riproduzione riservatadi Alberto Lupini
direttore
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