Olcru, i Brambilla
in Oltrepò
per amore
del Pinot Nero
L'avvenieristica cantina |
La cantina è gestita dai giovani fratelli Matteo e Massimiliano che hanno sviluppato un progetto moderno e minuzioso che punta all'esaltazione del vitigno. Nel 2018 boom di vendite in Cina.
Di solito, per una famiglia milanese, la strada più facile per gli investimenti nel mondo wine è quella che porta alle dolci colline franciacortine. Più vicine, più redditizie, più blasonate. Ma non è stato così per la famiglia Brambilla, monzese di origine, che ha deciso di creare in Oltrepò Pavese qualcosa che non c’era. Esattamente quello che mancava in questo territorio.
Una cantina “avveniristica” capace di fare vino di qualità e sperimentazione allo stesso tempo grazie ad una serie di importanti accordi scientifici e tecnici con importanti istituti universitari italiani. Il tutto nasce per la grande passione di Massimiliano e Matteo Brambilla per il Pinot Nero. E dove, se non in Oltrepò, questo vitigno esprime tutta la sua versatilità in vigna ed in bottiglia? Nasce così, dall’idea di due fratelli manager, la cantina Vigne Olcru, realtà giovane (come molte altre che stanno nascendo da queste parti) e dinamica che in poco tempo si è inserita brillantemente nel panorama vitivinicolo italiano facendo segnare nel 2018 e poi nel 2019 una crescita esponenziale dell’export, in particolare in Cina.
Tutte questo è stato possibile perché alla guida della realtà di Santa Maria della Versa ci sono due fratelli innamorati di questo territorio che sono riusciti attingere la vera forza dell’Oltrepò, tralasciando le sue grandi contraddizioni e polemiche. Ad accoglierci in una cantina che, per architettura e struttura non ha eguali sul territorio, è Massimiliano. «Io e Matteo - spiega - abbiamo una passione comune per il vino ed in particolare per il Pinot Nero che qui si esprime al meglio, infatti l’Oltrepò, dopo la Borgogna e la Champagne, è la terza area più importante d’Europa, per questo vitigno. Così abbiamo deciso di investire proprio qui cercando di coniugare il mondo vitivinicolo con quello universitario e della scienza. Quando abbiamo inaugurato la struttura, nel 2013, avevamo già in mano un accordo con l’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Agrarie, in quanto noi eravamo alla ricerca di una partnership di prestigio e loro erano, invece, alla ricerca di una “palestra” sul campo dove sperimentare. Grazie all’apporto fondamentale del professor Leonardo Valenti abbiamo così dato il via allo studio di diversi cloni di Pinot Nero».
Questo mix di tecnologia, studio, colori e sentori lo si avverte in pieno ad ogni sorso dal bicchiere. Un viaggio esperienziale che ti fa capire appieno l’intuizione e la genialità in questo settore dei due fratelli monzesi innamorati delle colline oltrepadane. L’azienda ha sperimentato attraverso diverse collaborazioni le varie sfaccettature di questo lavoro, dalla vigna al marketing. «Con l’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Ambientali e Agrarie - spiega Massimiliano - sviluppiamo un importante studio sul Pinot Nero, con numerose tesi sia in ambito agronomico che enologico, attraverso vigneti sperimentali. Questa collaborazione prevede anche la Micro e Meso vinificazioni con 40 cloni di Pinot Nero e sette differenti allevamenti».
Dopo questa sperimentazione altri atenei italiani di prestigio si sono fatti avanti. «Con lo Iulm - spiega Massimiliano - abbiamo sviluppato un progetto di Neuro-marketing, attraverso un lab in cui vengono analizzate le aree del cervello preposte alle emozioni, veicolando dei masters attraverso Ais Lombardia. I gruppi che partecipano alle fasi preliminari del progetto in cui viene testato il macchinario grazie ad un elaborato programma software, ultimeranno il master presso l’ateneo a Milano. Abbiamo poi aderito al progetto “Venit” coadiuvato dal professor Stefano Poni dell’Università Cattolica di Piacenza, attraverso cui ospitiamo studenti stranieri in stage presso di noi con un’esperienza vitivinicola in lingua inglese. Nel 2017 abbiamo ospitato una studentessa canadese per uno studio agronomico condotto sulle basi spumanti dei nostri Metodo Classico».
Ovviamente il progetto Vigne Olcru è qualcosa che abbraccia tout court la filiera vino. «Proprio così - ci spiega Massimiliano - nasce come anello di congiunzione fra mondo accademico universitario e wine lovers, sommellerie, Horeca. La collaborazione con numerose Università ci ha permesso di sviluppare un importante reparto di ricerca & sviluppo in continua crescita. Biodiversità ed Ecosostenibilità sono i nostri focus all’interno di un progetto di agricoltura integrata. Insomma, la nostra mission è volta al consolidamento della ricerca universitaria finalizzata principalmente alla produzione di Pinot Nero con l’obiettivo d’internazionalizzarne la vendita attraverso il canale Horeca».
Ovviamente in un sistema così ampio e complesso anche la tecnologia ha un ruolo predominante e così la cantina ha dato la stura ad un progetto innovativo per l’intero territorio, ovvero il Precision Farming. «Al fine di correlare differenti dati ed organizzare il lavoro sulla base di elementi certi - spiega Brambilla - ci avvaliamo della tecnologia satellitare, mappando periodicamente i vigneti. Queste mappature ci consentono di monitorare diversi processi fra i quali: il piano di concimazione; le curve di maturazione, dividendo in sottozone i nostri vigneti; gestioni agronomiche in base alla vigoria delle piante. Tutto questo è realizzato con l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche e con i droni».
Insomma, quello che qui è la quotidianità del lavoro, in altre realtà sarebbe fantascienza. I plus di Vigne Olcru non finiscono qui. La cantina è ecosostenibile: a partire dalle emissioni ridottissime di anidride carbonica in atmosfera. «Viviamo in mezzo alla natura e per questo abbiamo il dovere di preservarla. Abbiamo realizzato una cantina, di nuova concezione; fin dalla progettazione (nel 2012), abbiamo ricercato e utilizzato materiali eco-compatibili nel rispetto dell’ambiente. I giardini e i pensili, sono stati posizionati a copertura dell’area di vinificazione (interrata), per contribuire al mantenimento delle temperature durante tutto l’anno. Inoltre, per ridurre l’impatto ambientale ed utilizzare il principio dell’uva in caduta, tutta l’area di vinificazione è stata ricavata scavando sette metri sotto il livello del suolo. Tutta l’uva viene raccolta a mano in cassette forate da 15 kg e interamente lavata. Una pompa di ricircolo ed appositi filtri riducono il consumo d’acqua. Lavoriamo l’uva in totale assenza d’ossigeno inoculando Co2. Questo processo ci permette di ridurre al minimo l’emissione di Co2 e ci avvaliamo di un pallone che ricicla il gas fino a venti pressate, salvaguardando l’ambiente. Infine, Grazie all'ausilio di stazioni meteo, possiamo rilevare i principali dati per ogni vigneto, questa analisi ci permette di effettuare trattamenti solo all’occorrenza, e contribuisce ad una significativa riduzione degli stessi».
Quella di Vigne Olcru a Santa Maria della Versa è una realtà dinamica, capace di stupire il winelovers, sempre in movimento come dimostrano le cifre dell’export. Nel 2018, per esempio, l’azienda ha incrementato del 300% il numero di bottiglie vendute in Cina. Anche oggi, in tempi di Coronavirus, il mirino della famiglia Brambilla è comunque puntato, nonostante la crisi economica, su altri mercati.
«Al mondo ci sono tanti sbocchi che ci permettono di posizionare il nostro prodotto. Il fatto di essere un’azienda di piccole dimensioni ci permette di essere duttili anche nel mondo commerciale - spiega senza giri di parole Massimiliano - è meno difficoltoso trovare altre soluzioni valide. In questi ultimi due anni abbiamo consolidato i mercati dove ci siamo da tempo. Oggi, nonostante la pandemia, ci stiamo comunque ampliando con un mercato anche in centro America. Nel giro di poche settimane partiranno quantitativi importanti. Inoltre, stiamo lavorando burocraticamente per aprirci una strada anche nei mercati del medio oriente».
Ovviamente, essendo protagonisti in questo viaggio all’intero di un preziosissimo “scrigno” di cloni di Pinot Nero, non potevamo non degustare le varie vinificazioni di questo vitigno, simbolo dell’agricoltura oltrepadana. Iniziamo dal Virtus, un Pas Dosè 2016 che contempla Pinot Nero (85%) e Chardonnay (15%). Un prodotto che ha fatto 30 mesi sui lieviti e poi almeno altri 6 in bottiglia: eleganza pura, avvolgente. Al naso prevalgono sentori di frutta a polpa bianca come albicocca e pesca ed una piacevole sfumatura di pasticceria. Al palato è equilibrato, fine, dal gusto piacevole che rispecchia i sentori del naso. Alla vista si presenta color giallo paglierino, lucente con un perlage fine e persistente. Da abbinare ad antipasti di pesce e tempura.
Passiamo poi alla degustazione del Pas Dosè Victoria rosè 2017, un pinot nero 100% che risposa 30 mesi sui lieviti. Il colore nel bicchiere è spettacolare, i riflessi ambrati esaltano il rosa antico di base. Portato al naso ti colpiscono immediatamente i sentori di piccoli ed eleganti frutti rossi tra cui la fragolina di bosco ed il mirtillo, si distingue una piacevole sfumatura di rosa da giardino. Tenendolo qualche istante in più ovviamente non manca la nota di pasticceria. Al sorso è fresco, equilibrato con una persistenza garbata che gli permette un accostamento con cruditè e crostacei. Quello che ci fa degustare ora Massimiliano Brambilla è un’esplosione di profumi e sentori.
Il Verve è un Pas Dosè, ovviamente pinot nero in purezza, vendemmia 2014. Qualcosa di unico al naso e al palato. All’esame visivo si presenta con un colore giallo paglierino, leggermente tendente al dorato. I profumi al naso sono avvolgenti e delicati, con note che, dal fruttato, virano verso sensazioni più tostate, che richiamano la pasticceria. Al palato è di buon corpo, morbido, ampio, con un sorso ben equilibrato. Piacevole al palato la nota di miele che si distingue in un bouquet comunque complesso. Un prodotto top di gamma che dimostra la ricerca spasmodica della qualità da parte della cantina. Ideale da accompagnare ad un piatto un po’ più costruito come le zuppe di pesce. Infine degustiamo la versione più nobile. Enigna Nero, selezione Vintage 2019 è ottenuto dalla vinificazione in rosso del Pinot Nero. Rosso rubino brillante, al naso si caratterizza per i tipici aromi di frutti a bacca rossa, ciliegie e lamponi, ed una nota speziata di pepe sullo sfondo. Al palato convince con la sua struttura decisa e la sua invitante sapidità, i suoi tannini delicati, l'aroma speziato ed un finale fresco e persistente. Un altro prodotto che stupisce, da bere anche nel tempo.
Potrebbe accompagnare piatti con carni rosse o taglieri di formaggi di media stagionatura. Piacevoli, durante la degustazione, anche gli assaggi dell’Antico Tralcio (vendemmia 2017), un blend di Croatina, Barbera e Pinot Nero che colpisce per la sua complessità al naso e al palato dove spiccano note addirittura balsamiche. E dell’Infinito, uno Chardonnay in purezza ben equilibrato in cui i sentori di banana e vaniglia rendono piacevole la bevuta.
L'avvenieristica cantina
Una cantina “avveniristica” capace di fare vino di qualità e sperimentazione allo stesso tempo grazie ad una serie di importanti accordi scientifici e tecnici con importanti istituti universitari italiani. Il tutto nasce per la grande passione di Massimiliano e Matteo Brambilla per il Pinot Nero. E dove, se non in Oltrepò, questo vitigno esprime tutta la sua versatilità in vigna ed in bottiglia? Nasce così, dall’idea di due fratelli manager, la cantina Vigne Olcru, realtà giovane (come molte altre che stanno nascendo da queste parti) e dinamica che in poco tempo si è inserita brillantemente nel panorama vitivinicolo italiano facendo segnare nel 2018 e poi nel 2019 una crescita esponenziale dell’export, in particolare in Cina.
Tutte questo è stato possibile perché alla guida della realtà di Santa Maria della Versa ci sono due fratelli innamorati di questo territorio che sono riusciti attingere la vera forza dell’Oltrepò, tralasciando le sue grandi contraddizioni e polemiche. Ad accoglierci in una cantina che, per architettura e struttura non ha eguali sul territorio, è Massimiliano. «Io e Matteo - spiega - abbiamo una passione comune per il vino ed in particolare per il Pinot Nero che qui si esprime al meglio, infatti l’Oltrepò, dopo la Borgogna e la Champagne, è la terza area più importante d’Europa, per questo vitigno. Così abbiamo deciso di investire proprio qui cercando di coniugare il mondo vitivinicolo con quello universitario e della scienza. Quando abbiamo inaugurato la struttura, nel 2013, avevamo già in mano un accordo con l’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Agrarie, in quanto noi eravamo alla ricerca di una partnership di prestigio e loro erano, invece, alla ricerca di una “palestra” sul campo dove sperimentare. Grazie all’apporto fondamentale del professor Leonardo Valenti abbiamo così dato il via allo studio di diversi cloni di Pinot Nero».
Questo mix di tecnologia, studio, colori e sentori lo si avverte in pieno ad ogni sorso dal bicchiere. Un viaggio esperienziale che ti fa capire appieno l’intuizione e la genialità in questo settore dei due fratelli monzesi innamorati delle colline oltrepadane. L’azienda ha sperimentato attraverso diverse collaborazioni le varie sfaccettature di questo lavoro, dalla vigna al marketing. «Con l’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Ambientali e Agrarie - spiega Massimiliano - sviluppiamo un importante studio sul Pinot Nero, con numerose tesi sia in ambito agronomico che enologico, attraverso vigneti sperimentali. Questa collaborazione prevede anche la Micro e Meso vinificazioni con 40 cloni di Pinot Nero e sette differenti allevamenti».
La barricaia
Dopo questa sperimentazione altri atenei italiani di prestigio si sono fatti avanti. «Con lo Iulm - spiega Massimiliano - abbiamo sviluppato un progetto di Neuro-marketing, attraverso un lab in cui vengono analizzate le aree del cervello preposte alle emozioni, veicolando dei masters attraverso Ais Lombardia. I gruppi che partecipano alle fasi preliminari del progetto in cui viene testato il macchinario grazie ad un elaborato programma software, ultimeranno il master presso l’ateneo a Milano. Abbiamo poi aderito al progetto “Venit” coadiuvato dal professor Stefano Poni dell’Università Cattolica di Piacenza, attraverso cui ospitiamo studenti stranieri in stage presso di noi con un’esperienza vitivinicola in lingua inglese. Nel 2017 abbiamo ospitato una studentessa canadese per uno studio agronomico condotto sulle basi spumanti dei nostri Metodo Classico».
Ovviamente il progetto Vigne Olcru è qualcosa che abbraccia tout court la filiera vino. «Proprio così - ci spiega Massimiliano - nasce come anello di congiunzione fra mondo accademico universitario e wine lovers, sommellerie, Horeca. La collaborazione con numerose Università ci ha permesso di sviluppare un importante reparto di ricerca & sviluppo in continua crescita. Biodiversità ed Ecosostenibilità sono i nostri focus all’interno di un progetto di agricoltura integrata. Insomma, la nostra mission è volta al consolidamento della ricerca universitaria finalizzata principalmente alla produzione di Pinot Nero con l’obiettivo d’internazionalizzarne la vendita attraverso il canale Horeca».
Ovviamente in un sistema così ampio e complesso anche la tecnologia ha un ruolo predominante e così la cantina ha dato la stura ad un progetto innovativo per l’intero territorio, ovvero il Precision Farming. «Al fine di correlare differenti dati ed organizzare il lavoro sulla base di elementi certi - spiega Brambilla - ci avvaliamo della tecnologia satellitare, mappando periodicamente i vigneti. Queste mappature ci consentono di monitorare diversi processi fra i quali: il piano di concimazione; le curve di maturazione, dividendo in sottozone i nostri vigneti; gestioni agronomiche in base alla vigoria delle piante. Tutto questo è realizzato con l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche e con i droni».
Le bottiglie degustate
Insomma, quello che qui è la quotidianità del lavoro, in altre realtà sarebbe fantascienza. I plus di Vigne Olcru non finiscono qui. La cantina è ecosostenibile: a partire dalle emissioni ridottissime di anidride carbonica in atmosfera. «Viviamo in mezzo alla natura e per questo abbiamo il dovere di preservarla. Abbiamo realizzato una cantina, di nuova concezione; fin dalla progettazione (nel 2012), abbiamo ricercato e utilizzato materiali eco-compatibili nel rispetto dell’ambiente. I giardini e i pensili, sono stati posizionati a copertura dell’area di vinificazione (interrata), per contribuire al mantenimento delle temperature durante tutto l’anno. Inoltre, per ridurre l’impatto ambientale ed utilizzare il principio dell’uva in caduta, tutta l’area di vinificazione è stata ricavata scavando sette metri sotto il livello del suolo. Tutta l’uva viene raccolta a mano in cassette forate da 15 kg e interamente lavata. Una pompa di ricircolo ed appositi filtri riducono il consumo d’acqua. Lavoriamo l’uva in totale assenza d’ossigeno inoculando Co2. Questo processo ci permette di ridurre al minimo l’emissione di Co2 e ci avvaliamo di un pallone che ricicla il gas fino a venti pressate, salvaguardando l’ambiente. Infine, Grazie all'ausilio di stazioni meteo, possiamo rilevare i principali dati per ogni vigneto, questa analisi ci permette di effettuare trattamenti solo all’occorrenza, e contribuisce ad una significativa riduzione degli stessi».
Quella di Vigne Olcru a Santa Maria della Versa è una realtà dinamica, capace di stupire il winelovers, sempre in movimento come dimostrano le cifre dell’export. Nel 2018, per esempio, l’azienda ha incrementato del 300% il numero di bottiglie vendute in Cina. Anche oggi, in tempi di Coronavirus, il mirino della famiglia Brambilla è comunque puntato, nonostante la crisi economica, su altri mercati.
«Al mondo ci sono tanti sbocchi che ci permettono di posizionare il nostro prodotto. Il fatto di essere un’azienda di piccole dimensioni ci permette di essere duttili anche nel mondo commerciale - spiega senza giri di parole Massimiliano - è meno difficoltoso trovare altre soluzioni valide. In questi ultimi due anni abbiamo consolidato i mercati dove ci siamo da tempo. Oggi, nonostante la pandemia, ci stiamo comunque ampliando con un mercato anche in centro America. Nel giro di poche settimane partiranno quantitativi importanti. Inoltre, stiamo lavorando burocraticamente per aprirci una strada anche nei mercati del medio oriente».
Ovviamente, essendo protagonisti in questo viaggio all’intero di un preziosissimo “scrigno” di cloni di Pinot Nero, non potevamo non degustare le varie vinificazioni di questo vitigno, simbolo dell’agricoltura oltrepadana. Iniziamo dal Virtus, un Pas Dosè 2016 che contempla Pinot Nero (85%) e Chardonnay (15%). Un prodotto che ha fatto 30 mesi sui lieviti e poi almeno altri 6 in bottiglia: eleganza pura, avvolgente. Al naso prevalgono sentori di frutta a polpa bianca come albicocca e pesca ed una piacevole sfumatura di pasticceria. Al palato è equilibrato, fine, dal gusto piacevole che rispecchia i sentori del naso. Alla vista si presenta color giallo paglierino, lucente con un perlage fine e persistente. Da abbinare ad antipasti di pesce e tempura.
Passiamo poi alla degustazione del Pas Dosè Victoria rosè 2017, un pinot nero 100% che risposa 30 mesi sui lieviti. Il colore nel bicchiere è spettacolare, i riflessi ambrati esaltano il rosa antico di base. Portato al naso ti colpiscono immediatamente i sentori di piccoli ed eleganti frutti rossi tra cui la fragolina di bosco ed il mirtillo, si distingue una piacevole sfumatura di rosa da giardino. Tenendolo qualche istante in più ovviamente non manca la nota di pasticceria. Al sorso è fresco, equilibrato con una persistenza garbata che gli permette un accostamento con cruditè e crostacei. Quello che ci fa degustare ora Massimiliano Brambilla è un’esplosione di profumi e sentori.
Il Verve è un Pas Dosè, ovviamente pinot nero in purezza, vendemmia 2014. Qualcosa di unico al naso e al palato. All’esame visivo si presenta con un colore giallo paglierino, leggermente tendente al dorato. I profumi al naso sono avvolgenti e delicati, con note che, dal fruttato, virano verso sensazioni più tostate, che richiamano la pasticceria. Al palato è di buon corpo, morbido, ampio, con un sorso ben equilibrato. Piacevole al palato la nota di miele che si distingue in un bouquet comunque complesso. Un prodotto top di gamma che dimostra la ricerca spasmodica della qualità da parte della cantina. Ideale da accompagnare ad un piatto un po’ più costruito come le zuppe di pesce. Infine degustiamo la versione più nobile. Enigna Nero, selezione Vintage 2019 è ottenuto dalla vinificazione in rosso del Pinot Nero. Rosso rubino brillante, al naso si caratterizza per i tipici aromi di frutti a bacca rossa, ciliegie e lamponi, ed una nota speziata di pepe sullo sfondo. Al palato convince con la sua struttura decisa e la sua invitante sapidità, i suoi tannini delicati, l'aroma speziato ed un finale fresco e persistente. Un altro prodotto che stupisce, da bere anche nel tempo.
Potrebbe accompagnare piatti con carni rosse o taglieri di formaggi di media stagionatura. Piacevoli, durante la degustazione, anche gli assaggi dell’Antico Tralcio (vendemmia 2017), un blend di Croatina, Barbera e Pinot Nero che colpisce per la sua complessità al naso e al palato dove spiccano note addirittura balsamiche. E dell’Infinito, uno Chardonnay in purezza ben equilibrato in cui i sentori di banana e vaniglia rendono piacevole la bevuta.
© Riproduzione riservata di Stefano Calvi
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