Aiuti irrisori, ecco il calcolo:
coperta una settimana
di incassi
L'esempio di due ristoranti di Bergamo che, conti alla mano, riusciranno a mettere una toppa minima coi ristori. Appena 17mila euro nel caso di un fatturato di 738mila e 4mila a fronte di entrate annuali da 300mila. Intanto per bar, alberghi e gelaterie arriva un +50% di sostegno se si passa da zona gialla ad arancione.
Che questi benedetti aiuti fossero pochi, maledetti e (non per tutti) subito lo si era capito già dal decreto ristori, e anche con il bis arrivato dal governo la situazione per le casse di bar e ristoranti non è migliorata. Col risultato di non riuscire nemmeno a coprire del tutto i più basilari costi di gestione, come denunciato dalla Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe).
I conti insomma continuano a non tornare. Se non altro però per bar, alberghi e gelaterie il sostegno economico salirà automaticamente del 50% in caso cui governo e Comitato tecnico scientifico decidessero di passare da zona gialla ad arancione. Basterà? Intanto andiamo con ordine e facciamo due calcoli.
Gli aiuti per i ristoranti coprono mediamente solo una settimana di incassi
Due casi emblematici proprio a Bergamo
La presidente dell’Ordine dei Commercialisti Simona Bonomelli, parlando col Corriere della sera, ha fotografato una situazione insostenibile valutando i bilanci di due attività di Bergamo, l'epicentro della prima ondata di coronavirus: il ragionamento è che se, per esempio, un ristorante nel 2019 ha incassato 738 mila euro, riceverà un contributo dalla Stato di 17.163 euro. Praticamente l'incasso medio di una settimana dell'anno.
- Come si arriva a quel dato? Partendo dal fatturato del mese di aprile 2020, che nell'esempio del Corriere è pari solo a 7.910 euro, probabilmente ottenuto grazie al delivery. Lo stesso periodo del 2019 aveva portato 65.120 di incassi. La differenza tra le due mensilità è di 57.210 euro: qui viene effettuato il calcolo del 15%, perché in questo caso si applica ai ricavi che vanno da 400 mila euro fino al milione. Quindi arriviamo a circa 8.500 euro. Con l’applicazione del 200% previsto per i ristoranti, eccoci a 17 mila euro. Praticamente bruscolini.
- Per non parlare di quei locali aperti recentemente. L'altro esempio riguarda un ristorante con fatturato di meno della metà del primo caso: 300 mila euro. Il problema è che nel 2019 aveva appena iniziato la sua attività, e così non incassava già grandi cifre. Quindi il solito calcolo: fatturato di aprile 2020 è 7.335 euro, ma quello di aprile 2019 stavolta risulta poco meno di 17 mila euro. La differenza fa 9.500, euro, su cui viene applicato il 20%, in questo caso valido per i ristoranti che hanno registrato ricavi fino a 400 mila euro: viene 1.888 euro che si arrotonda a 2 mila e si raddoppia a 4 mila. Ancora una cifra irrisoria.
Se non altro, almeno 153mila attività potranno ottenere dall'agenzia delle Entrate un bonifico più ricco col decreto ristori bis. Si tratta in particolare di:
- gelaterie e pasticcerie (Ateco 561030);
- gelaterie e pasticcerie ambulanti (Ateco 563000);
- bar e altri esercizi simili senza cucina (Ateco 561041);
- alberghi (Ateco 551000).
Bonifico aggiuntivo immediato per chi aveva già fatto domanda
Per chi aveva già chiesto i vecchi aiuti il bonifico del 50% arriverà in automatico sul conto corrente. Chi invece presenterà domanda ora, come le attività sopra i 5 milioni di euro di fatturato o le 140mila aziende che non hanno presentato la domanda con il decreto rilancio, si vedranno calcolare direttamente l'indennizzo nel 200% del fondo perduto di luglio.
I destinatari di quel +50% sono le 153mila imprese e attività economiche delle prime quattro regioni indicate in zona rossa (Piemonte, Lombardia, Calabria e Valle d'Aosta) e le prime due inserite dal governo su indicazione del Comitato tecnico scientifico in zona arancio, Puglia e Sicilia.
Nel dettaglio, 33mila attività lombarde con bonifici ulteriori per 102 milioni, oltre 13mila pugliesi e siciliane che possono contare su 34 e 37 milioni di ristori aggiuntivi, che diventano 31 milioni per bar, pasticcerie e gelaterie del Piemonte e 17 milioni per le attività chiuse in Calabria. italiaatavola
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