La carne non inquina
ed è fondamentale
per una dieta
equilibrata
Recenti studi condotti da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ed Eurispes (Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali), infatti, dimostrano come il consumo di carne abbia un impatto sull’ambiente minore di quanto comunemente si creda e come essa sia un prodotto apprezzato dalla maggioranza degli italiani.
Stando agli studi scientifici condotti dall’ISPRA, tra il 1990 e il 2018 si assiste a un trend positivo: nel 2018 le emissioni di gas serra sono diminuite del 17% rispetto al 1990, passando da 516 a 428 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, e dello 0,9% rispetto all’anno precedente. In particolare, quelle del settore agricoltura, che costituiscono il 7% del totale, segnano un netto calo: -13%. Un dato significativo che pone l’attenzione sull’incidenza dell’agricoltura, inclusi gli allevamenti, nelle emissioni di gas serra, mostrando un miglioramento rispetto al ventennio precedente.
L’ISPRA ha inoltre evidenziato come l’impatto del settore agricolo sull’atmosfera sia pari al 7,1% e che il 5,6% sia imputabile al settore zootecnico il cui obiettivo è quello di ridurre le emissioni di gas serra impegnandosi a tal scopo nell’innovazione e nella ricerca. È, però, doveroso ricordare che la gran parte delle emissioni odierne (85-90%) deriva dall’utilizzo dei combustibili fossili per il settore energetico, quello residenziale e quello dei trasporti. Un impatto ambientale ben più ingente rispetto al settore della zootecnia. In particolare, il carbonio fossile prodotto dai settori più inquinanti impiega 1000 anni per essere smaltito, a differenza del carbonio biogenico prodotto dalla zootecnia che permane in atmosfera per un ciclo di 11 anni e che, non accumulandosi, non contribuisce alla formazione dei gas serra.
L’Italia si classifica come eccellenza nel settore zootecnico la cui filiera produttiva è volta al riciclo di tutti prodotti di risulta in modo da alimentare l’economia di aziende produttrici di pellame e fertilizzanti naturali.
L’Istituto Eurispes ha poi indagato i fenomeni di veganesimo e vegetarianismo. I Rapporti Italia evidenziano che la percentuale di vegani e vegetariani in Italia è rimasta pressoché invariata dal 2015 al 2020: se nel 2015 era pari all’8% del totale della popolazione, nel triennio 2018-2020 si assiste a lievi oscillazioni, rispettivamente 7,3%, 8,9% e 8,2%.
A ulteriore conferma del fatto che la popolazione italiana non voglia rinunciare alla carne e alle sue proprietà sono i dati riportati dall’Osservatorio Carni: nel 2020 il consumo pro capite di questo alimento è stato pari a 79 kg, in leggero aumento rispetto al 2019 (pari a 77 Kg).
I dati scientifici emersi dagli studi citati avvalorano la filosofia su cui “Il Mannarino” fonda la propria attività. La celebre insegna della ristorazione, nota per aver ideato il format di macelleria di quartiere con cucina, si fa infatti portavoce di un consumo consapevole di carne di qualità. È possibile mangiare carne senza impattare in modo eccessivo sull’ambiente e rinunciarvi non è una scelta saggia. Oltre a essere un alimento gustoso, si tratta infatti di un prodotto ricco di nutrienti necessari per la salute.
“Le evidenze scientifiche ci spronano a portare avanti con ancora più convinzione la nostra filosofia volta al benessere delle persone e degli animali. Allevamenti selezionati con cura, rispetto della salute degli animali e consumo consapevole di carne sono alla base di un’alimentazione sana e completa”, commentano Filippo Sironi e Gianmarco Venuto, co-founder de “Il Mannarino”, a fronte dei risultati degli studi condotti da ISPRA ed Eurispes. ITALIAATAVOLA
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