Non c'è pace né speranza per la ristorazione collettiva, la categoria che si occupa delle mense, che ha visto passare il Decreto Ristori Bis senza poter ambire a ricevere aiuti. Di qui, un'ennesima richiesta di aiuto dopo le tante avanzate nei mesi scorsi e fino alla vigilia del primo Decreto ristori. «Le imprese della ristorazione collettiva sono state abbandonate. Un settore intero lasciato al proprio destino. Il Governo non ha neanche compreso che le mense e la ristorazione collettiva non sono ristoranti o piccoli esercizi di ristorazione. Noi siamo quelli che assicurano i pasti nelle scuole, negli ospedali, nelle caserme, nelle industrie, negli uffici e tra le oltre 100 categorie che verranno indennizzate, noi non ci siamo». A dirlo è Massimiliano Fabbro, presidente dell’Anir, associazione nazionale imprese di ristorazione collettiva aderente alla federazione Confindustria Servizi Hcfs.
Cali del fatturato del 50%
«Colpiti duramente dalla emergenza Covid - ha detto - arriveremo a superare il 50% di calo del fatturato, danni certi e consistenti, siamo molto preoccupati poiché sono in ballo circa 60mila addetti che finita la cassa integrazione non potranno essere neanche reimpiegati diversamente. L’appello è a tutte le forze politiche e agli altri attori del settore, anche quelli sindacali: stiamo subendo effetti irreversibili, se la prossima legge di bilancio non prevede misure strutturali sarà veramente una incognita capire chi e come assicurare i pasti nelle scuole e negli ospedali. Non potranno farlo di certo le nostre aziende, poiché saranno chiuse».
Difficoltà a ripartire, soprattutto nelle scuole
Proprio con la riapertura delle scuole il settore aveva sperato di poter tornare a lavorare con una certa regolarità, ma fino al momento di partire c'era stata tanta confusione e una mancanza di direttive da parte del Governo che non aveva certo aiutato nessuno. Anzi, per mettersi in regola con tutte le direttive le aziende avevano dovuto pure sostenere costi alti che non sempre riuscivano ad essere compensati dagli introiti. Anche perchè, ora, le scuole sono tornate a singhiozzo.
No ad aiuti solo economici, ma più strutturali
«Ci tengo a precisare - ha concluso - che non chiediamo soldi, stiamo da tempo chiedendo che sia applicato quello sgravio contributivo, che riduce il costo del lavoro, previsto nel decreto agosto per il sud (fiscalità di vantaggio), vorremmo continuare ad investire riconvertendo anche le nostre organizzazioni di impresa rispetto al cambio epocale imposto dalla Pandemia. Andrà riorganizzato il pasto durante lo smart working, ripensata la distribuzione dei lunch box, ma per fare questo abbiamo bisogno di misure legislative e finanziare ora, che abbiamo la possibilità di reagire, fra qualche mese sarebbe troppo tardi».
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