Il numero dei vaccinati non cresce come il Governo sperava ed ora si entra nella fase bollente, quella in cui l’Italia rientra dalle ferie, torna alla vita normale, il caldo si attenua e l’incubo di un nuovo lockdown autunnale bussa alla porta. Ecco perché lo stesso Governo cerca di giocare d’anticipo tenendo come faro una campagna vaccinale da implementare con una comunicazione persuasiva e che ha un solo obiettivo: evitare altre chiusure e salvaguardare gli ospedali. Se la campagna di comunicazione sui vaccini non dovesse ottenere i risultati sperati, estendere l’obbligo ad altre categorie professionali che si aggiungerebbero a operatori sanitari e insegnanti sembra essere l’unica via.
Ne è convinto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che ha parlato all'Ansa dell’immediato futuro che attende il nostro Paese. L’imperativo per Costa è: tornare in presenza negli uffici del pubblico impiego, ampliando l'obbligo del Green pass «perché il Paese ritorna alla normalità quando la fetta di smartworking si riduce».
Anche Sileri, Toti e Bonomi in linea
Ma come Costa altre istituzioni si sono fatte sentire caldeggiando questa strada tra cui il “collega” Pierpaolo Sileri (sottosegretario alla Sanità) e il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Temi che erano già stati sollevati nei giorni scorsi anche dalla Federazione italiana pubblici esercizi, la quale aveva proposto di estendere l’obbligo di green pass al peggiorare dei colori delle regioni dopo che in tempi ancora non sospetti era stata la prima ad esporsi sulla possibilità di rendere obbligatorio il vaccino per il personale dei pubblici esercizi per uscire dalla situazione di grave crisi e aprire con continuità; e poi Confindustria con il presidente Carlo Bonomi che per primo aveva avanzato la proposta e che domenica ha rilanciato: «Per Confindustria l’obbligo vaccinale nei luoghi di lavoro e nella scuola è doveroso, il green pass obbligatorio. Ma è troppo facile rimandare la palla alla politica. C’è una differenza di posizione tra i partiti che difficilmente potrà farci arrivare a una legge. Ma possiamo aggiornare i protocolli di sicurezza. Io sono pronto anche oggi se i sindacati si vogliono sedere a un tavolo. Siamo una comunità».
I ragionamenti che portano a questa conclusione sono diversi, ma con fondamenti comuni. Costa ritiene che vada resa necessaria l'obbligatorietà del passaporto verde «per tutte quelle attività dove c'è da garantire la continuità di un servizio, per esempio gli operatori del Trasporto pubblico locale, i dipendenti dei supermarket e dei servizi essenziali ovvero quelli sono stati operativi durante il lockdown. Ma - insiste - anche i dipendenti degli uffici comunali e pubblici dovranno tornare alla normalità e in presenza: hanno la responsabilità di garantire un servizio al Paese e a contatto con il pubblico. Non è possibile che in alcuni territori siano ancora chiusi e in smartworking». Il sottosegretario alla Salute pone l'accento sul fatto che non è un caso se Sicilia, Sardegna e Calabria abbiano i numeri più alti sui ricoveri per Covid: «sono regioni dove c'è la più bassa percentuale di vaccinati rispetto al resto d'Italia e non è un caso», dice.
Il nodo smartworking che interessa i ristoranti
Un tema, quello dello smartworking, che interessa sin dall’inizio. Se la pandemia avrebbe potuto essere un’occasione per obbligare l’Italia ad un cambio di marcia anche in questo senso, in realtà si è trattato di un flop. Non tanto tra i privati, quanto nell’amministrazione pubblica. Colpa di un sistema vetusto, privo di ogni infrastruttura che potesse mettere nelle condizioni migliori i dipendenti di lavorare anche da casa; colpa di una cultura del lavoro pubblico che in Italia è sempre più marcia; colpa di una tipologia di servizi che - va detto - difficilmente in alcuni casi possono essere gestiti con efficacia da remoto. E così l’Italia ha ulteriormente rallentato sull’aspetto dei pubblici servizi, con lo smart working che è diventato un modo per accomodarsi ancora di più togliendo ai ristoranti i lavoratori in pausa pranzo che negli ultimi anni tante soddisfazioni avevano portato.
Il pericolo scuole e trasporti
Quel che preoccupa maggiormente Costa è il mese di settembre che segna l’inizio delle scuole. In questo senso un altro imperativo resta la didattica in presenza, «basta con quella a distanza. Del resto - ha spiegato Costa - la quota di ragazzi vaccinati nella fascia 12-19 anni in questi giorni sarà destinata a crescere, abbiamo previsto screening nelle scuole per verificare eventuali positivi asintomatici». Ma la ripartenza della scuola significa soprattutto che i trasporti pubblici locali torneranno ad essere presi d’assalto e rischieranno di tornare ad essere veicoli di Covid. Proprio sui trasporti, Costa ha detto: «Gli stessi territori valuteranno le criticità in base alle risorse messe in campo dal Governo: ogni Regione o ente deve cercare di mettere in atto delle strategie in base alle esigenze del proprio territorio, che sono variabili, con interventi puntuali. Stesso discorso vale per gli edifici scolastici: ci sono edifici dove gli spazi ci sono e altri no». Italiaatavola
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