La grande crisi
degli agriturismi:
perso oltre un miliardo di fatturato
La diffusione della variante Omicron, i contagi e le limitazioni dettate dal Super green pass hanno messo in ginocchio un settore che la scorsa estate aveva dato buoni segnali di ripresa. L'ultima mazzata è arrivata dalla crisi energetica. In tanti hanno chiuso per aspettare tempi migliori. Si chiedono ristori e investimenti nell'efficientamento energetico di edifici per la maggior parte energivori
Gli agriturismi, come del resto tutto il settore dell'Horeca, sono stati messi in ginocchio per le conseguenze della pandemia. Ora è la diffusione della variante Omicron al Covid 19, tra contagi e limitazioni dettate dal Super green pass, ad avere di fatto svuotato le strutture. Molte di esse hanno chiuso già dalle vacanze natalizie, essendoci state parecchie disdette, e poi hanno preferito tenere chiusi i loro battenti in attesa di tempi migliori. D'altronde il bilancio del 2021 è stato positivo rispetto al 2020, ma comunque decisamente sotto gli standard che c'erano prima della pandemia. È stato infatti perso oltre un miliardo di fatturato. Il settore, che in Italia conta 24mila aziende sparse per tutta la Penisola, ha goduto di un buon momento di ripresa in estate, ma con l'arrivo dell'inverno si è nuovamente fermato. E a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno è arrivata la tempesta perfetta. L'aumento delle materie prime e il caro bollette, che per la maggior parte delle aziende del settore ha raggiunto livelli esorbitanti, dato che sono molto grandi e spesso vetuste e quindi energivore. Agriturist, storica Associazione nazionale per l'agriturismo (fondata nel lontano 1965), posta sotto l'egida di Confagricoltura, si sta muovendo per chiedere al Governo un aiuto più concreto rispetto agli esigui ristori finora ricevuti. Per il presidente Augusto Congionti, Roma dovrebbe agevolare la possibilità per le strutture del settore di portare avanti una rivoluzione energetica, rispettosa dell'ambiente, in linea con la filosofia e lo stile di vita che contraddistingue la vita di campagna e degli agriturismi, ma anche utile al portafogli.
Gli agriturismi in ginocchio cercano una strada per rialzarsi
C'è chi, pur di lavorare, svende le proprie stanze; altri, invece, hanno chiuso a Natale e poi non hanno più aperto, in attesa che la tempesta sia passata. Ma a quanto pare sulle loro teste sta succedendo il contrario, la tempesta si è abbattuta proprio in questi giorni su tutto il settore dell'Horeca e non ha risparmiato nemmeno gli agriturismi. Lo sa bene Augusto Congionti, presidente dell'associazione di categoria nazionale, Agriturist, la prima a essere stata fondata in Italia e che oggi fa da riferimento per 6mila aziende sparse per tutto il Bel Paese. In totale in Italia sono 24mila e al loro interno, considerando anche gli stagionali, vi lavorano circa 200mila persone. Il settore lo scorso anno ha perso un miliardo e duecento milioni rispetto al 2019, ultimo anno prima del Covid. Per sopravvivere c'è chi lavora in perdita o vende i propri appezzamenti, ma è un controsenso perché non esiste un agriturismo senza terra. «Le nostre attività, per loro stessa natura sono strumentali e complementari all'attività agricola», ha spiegato Congionti.
Augusto Congionti, presidente di AgrituristNelle campagne un milione di arrivi in meno
L'impennata dei contagi invernale ha colpito duramente il comparto degli agriturismi, che già avevano chiuso il 2021 con un milione di presenze in meno rispetto al 2019. Un dato ancor di più drammatico se si prende in considerazione anche il 2020, quando gli arrivi furono 2,2 milioni, il 41,3% in meno del 2019 e dato più basso dal 2010. Insomma, una situazione critica che non è stata colmata da una pur buona presenza durante i mesi estivi. A pesare è stata soprattutto l'assenza di clienti stranieri. Nel 2021 sono stati infatti 669mila, 1,1 milioni in meno rispetto al 2019, per un fatturato sceso a 802 milioni di euro, di fatto dimezzato (49%).
Un settore che vuole rilanciarsi puntando sulla sostenibilità energetica
Il settore per ripartire ha quindi bisogno della terra, anche per fare investimenti atti a rendere queste strutture sempre più indipendenti a livello energetico. «Per natura gli agriturismi sono da sempre luoghi vocati alla sostenibilità ambientale, e ad avere un legame profondo e indissolubile con il territorio - ha ripreso il presidente di Agriturist - Abbiamo quindi bisogno di incentivi dallo Stato per agevolare la transizione energetica, puntando sulle rinnovabili, come il microeolico o il riscaldamento geotermico. Urge infatti efficentare strutture che di norma sono molto grandi, ma soprattutto molto vecchie, con muri molto spessi, e quindi decisamente energivore. È necessaria quindi una visione a medio e lungo termine da parte dello Stato affinché ci dia la possibilità di ottenere degli sgravi fiscali o incentivi affinché si possa proseguire nel solco della sostenibilità». italiaatavola
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