Il ristorante “Frangente”, a Milano, non è particolarmente ampio, e ciononostante ha dovuto contenere la personalità debordante di Carlo Zoppis (chief commercial officer dell'azienda, ndr), l’ampiezza e la profondità della sua presentazione aziendale: tra mondeghili in salsa agrodolce e un filetto di vitello in crosta è andata in scena “Zoppis premium beverages”, i suoi prodotti e la sua mission, come dicono i milanesi imbruttiti.
Zoppis attualmente ha avuto un fatturato di 30 milioni di euro nel 2024Zoppis, un’azienda centenaria
Oggi è una realtà economica in crescita nel settore distribuzione beverage, con circa 6.000 prodotti a catalogo sempre disponibili in sede, 4.000 metri quadri di magazzino climatizzato e coibentato, per garantire l’ottimale conservazione dei prodotti, e uno staff in grado di consegnare la merce entro 12-24 ore dalla richiesta, 6 giorni su 7. Stiamo parlando di un fatturato 2024 in crescita, giunto a 30 milioni di euro, con 35mila bottiglie consegnate ogni giorno e 6mila clienti attivi, acquisiti operando principalmente sul territorio piemontese e lombardo. L’azienda fu fondata nel 1916, e quindi da oltre un secolo il passaggio da padre a figlio garantisce esperienza e livelli qualitativi di alto profilo. Nel 1996 la guida passa infine ai fratelli Carlo e Guido, più che determinati ad affrontare quelle sfide contemporanee che cento anni fa neanche la fantascienza riusciva a fantasticare.
«Con un pizzico di orgoglio - racconta Carlo Zoppis - si può dire che nel 2025 “Zoppis premium beverages” rappresenta un punto di riferimento per l'alta ristorazione, gli hotel, i cocktail bar di prestigio, non solo in Piemonte ma anche nel Milanese, dando così prova di un certo grado di flessibilità: intendo dire che la metropoli ha un ritmo e una competitività che la provincia può solo inseguire, non proprio un altro mondo ma poco ci manca. Siamo comunque consapevoli che il successo e il fatturato non sono l’unico obiettivo, sono anzi privi di senso se non si radicano su valori ben chiari e condivisi: il far soldi fine a sé stesso, in altri termini, non ci appartiene. Lo dimostra il fatto che dall’inizio del 2021 ci siamo costituiti nella forma di società benefit, per rendere concreto il nostro impegno nel perseguire un modello di business sostenibile, che abbia un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Un modello di sviluppo, in altri termini, che metta a budget una serie di effetti positivi a beneficio di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti, associazioni ed altri portatori di interessi. Le società benefit puntano a perseguire tali obiettivi in modo responsabile, sostenibile e trasparente, e la loro gestione richiede ai manager il bilanciamento tra l’interesse dei soci e l’interesse della collettività. E visto che la parola è di moda, ci tengo a sottolineare che in azienda, quando parliamo di sostenibilità ci riferiamo al significato più ampio, che comprenda attività formative e culturali legate a progetti ed eventi sul territorio nel campo dell’inclusione, della condivisione dei valori e della crescita delle generazioni future. Se volessi sintetizzare, direi che lo slogan è "l’uomo come fine": sarà anche banale, ma rende bene l’idea».
Zoppis, la degustazione
Parlare di bitter, dopo una simile prolusione, potrebbe apparire quasi riduttivo eppure va fatto, per non rimanere a mezz’aria con i mezzi e con i fini: e quindi il bitter Fusetti offerto alla stampa da Carlo Zoppis lo abbiamo apprezzato per quel che è, una gaia miscela di alcol ed erbe aromatiche quali genziana, rabarbaro, china e quassio, oltre ad arancia amara e chinotto, in grado di rinverdire i fasti della tradizione italiana e dei suoi cocktail classici, tra cui l’Americano e il Negroni.
Il Barolo in degustazione a Zoppis premium beveragesPiù insolito lo Sherry Pedro Ximenez Gutiérrez Colosia, un vino andaluso da dessert che colpiva per il suo fascino oscuro, dato dal color mogano quasi ramato, il sapore fruttato di uva passa, prugne e fichi secchi, con qualche sfumatura di cioccolato: da provare con una cassata siciliana o uno strudel di uvetta e fichi secchi, di raffinata dolcezza. E vogliamo concludere con il monarca indiscusso o quasi, quel Barolo che si fa fatica a omettere in qualsiasi discorso di alta ristorazione o vinificazione: ci è stato presentato un 2019 dell’azienda agricola Giovanni Sordo. Da considerarsi ancora giovane, forse, per l’anagrafe, eppure già ricco di sentori delicati di fiori e di frutta a bacca rossa, pepe nero, sottobosco. Un po’ inaspettato il tannino non graffiante ed anzi molto equilibrato, che lasciava spazio a tutte le altre componenti gustative e si scioglieva in una voluttuosa persistenza.
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