sabato 18 agosto 2018

“Doggy bag” e “Byob” Ristorazione al passo con i tempi

“Doggy bag” 

e “Byob”
Ristorazione 

al passo 

con i tempi


Portare via il cibo avanzato dal ristorante o scegliere una bottiglia di vino dalla propria cantina da abbinare fuori casa ai piatti dello chef: queste le abitudini che stanno prendendo piede, anche in Italia


Il fenomeno “Doggy bag” molto lentamente sta prendendo piede anche nei ristoranti italiani; il “Byob” invece è quasi ovunque ignorato, tranne qualche sporadico caso. La “doggy bag” (da “doggy” cane, e “bag” borsa) è usanza americana arrivata in Italia, ma - nonostante la promozione fatta da cooperative per il riutilizzo di carta e cartone - non viene attuata molto frequentemente.

(Doggy bag e Byob Ristorazione al passo con i tempi)

L’occasione è quando il cliente, evidentemente sazio, lascia nel piatto l’intera o parte di una portata, magari anche costosa. A quel punto perché non suggerire di impacchettare e portare a casa per il consumo in altro momento? Ecco il nomignolo di “pacchetto per il cane”, che invece servirà a soddisfare l’appetito dei cristiani in momento successivo.

“Byob” è acronimo di origine inglese, registrato per la prima volta negli anni Cinquanta del secolo scorso. Contiene le iniziali e quindi contrae le parole “Bring your own bottles”, che letteralmente significa “Porta le tue bottiglie” (di vino… sottinteso).

(Doggy bag e Byob Ristorazione al passo con i tempi)

Ho trovato questo invito sul menu della Trattoria Da Norberto, nell’hinterland di Bergamo, ad Albegno di Treviolo. Succede a tanti appassionati del liquore di Bacco di avere in cantina bottiglie particolarmente pregiate, “scoperte” dal proprio fiuto o pagate a caro prezzo. Volerle degustare al ristorante, in abbinamento ai piatti dello chef di fiducia, con gli amici, può essere una buona idea. La pratica del Byob lo consente. Da Norberto è scritto chiaramente in menu: “Porta la bottiglia di vino da casa. Pratichiamo il Byob. Chiediamo 1 euro a commensale per diritto di tappo e servizio”. Non dico che l’esempio debba essere seguito da tutti, ma il principio mi piace e, se qualche ristoratore ignorava questa possibilità, adesso lo sa.
di Roberto Vitali

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